Caccia. Animalisti contro la “chiamata alle armi” di Coldiretti

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cinghialeLECCO – “Siamo molto preoccupati dal clima di crescente allarmismo, alimentato dalla Coldiretti, nei confronti degli animali selvatici nel nostro Paese”. Questa la dichiarazione delle associazioni ENPA, LAV, Legambiente, LIPU, WWF Italia in merito a quella che viene definita  “campagna di ostilità” di Coldiretti nei confronti degli animali selvatici.

Un fronte compatto contro l’associazione degli agricoltori che nel lecchese assume un significato ancora più deciso per la possibile apertura della caccia al cinghiale al vaglio della Regione.  
“Coldiretti – proseguono le associazioni – nel chiedere al governo di recuperare vecchi testi normativi che consentirebbero agli agricoltori di sparare agli animali selvatici, cinghiali in primis, a prescindere dal periodo di caccia, dalle regole vigenti sulla tutela della fauna e da quelle sulle armi, strumentalizza l’inerzia e la mala gestione faunistica degli Ambiti Territoriali di Caccia e delle Regioni e mette a rischio la normativa nazionale a tutela degli animali selvatici e la sicurezza dei cittadini che fruiscono della natura in boschi, campagne e agriturismi. Con questa ‘chiamata alle armi’, la Coldiretti peraltro sbaglia completamente bersaglio: non sono certo i lupi o i cinghiali i responsabili delle difficoltà del settore”.

Lupi, orsi, aquile, caprioli, tortore, storni, cinghiali, lepri o fagiani andrebbero ridotti a poche presenze, secondo il punto di vista di Coldiretti che, da circa due anni, denunciano le associazioni, “con le sue richieste alimenta, consapevolmente o meno, l’aggressione contro la natura e il bracconaggio purtroppo ancora molto diffuso in Italia”.

“La sua – proseguono gli enti animalisti e ambientalisti – è un’idea di futuro che fa a cazzotti con le infinite evidenze scientifiche relative all’urgenza di tutelare un ambiente naturale sano per proteggere l’umanità stessa. Ma anche con la crescente domanda di prodotti biologici, di sicurezza alimentare e di attività agricole che vedano, finalmente, anche nella ricca presenza di animali selvatici l’indicatore di salubrità degli habitat agricoli, allontanandosi definitivamente dal terrificante scenario di deserto di vita e di natura causato dall’agroindustria che già nel 1962 Rachel Carson descrisse nel suo libro Primavera silenziosa”.

“Chiediamo alla Coldiretti di cambiare bersaglio e di impegnarsi su ciò che davvero uccide la vita e l’agricoltura: i pesticidi. Al Governo rivolgiamo invece la richiesta di impegnare tutti i suoi organismi per attivare finalmente efficienti controlli per la “gestione faunistica” di Regioni ed Enti delegati, la cui inadeguatezza trova conferma nel numero di procedure d’infrazione e di nuovi casi Pilot avviati dalla Commissione Europea in relazione all’applicazione in Italia delle direttive europee a tutela degli animali selvatici”