5 Stelle Mandello: “Un delirio l’idea del centro commerciale”

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Francesca Toscano
Francesca Toscano

MANDELLO – Anche il Movimento 5 Stelle di Mandello interviene nel dibattito sul previsto insediamento commerciale destinato a sorgere nell’area Cortesi. Questo il comunicato diffuso dai pentastellati, a firma degli attivisti Flavio Angeli, Aldo Gallo, Maurizio Scola e Francesca Toscano:

“Alternative, necessitano alternative a una politica obsoleta,  esclusivamente di potere e economica. Da giorni leggiamo e riflettiamo sull’annosa e contrariata questione riguardante la costruzione di un centro commerciale a Mandello. E’ lecito dunque domandarsi e interrogare pubblicamente le Amministrazioni sia presente sia passate circa l’utilità di tale scellerata scelta.

Quale benefìci porterebbe alla cittadinanza se non vedersi colare migliaia di metri cubi di cemento ai piedi delle montagne e vicino alle rive del lago, centinaia di migliaia di macchine scorrazzare sulla Provinciale, con aumento dell’inquinamento e peggioramento della sicurezza viabilistica, che risolveranno con la costruzione di altre strade, bretelle e rotonde, dunque con altro asfalto?

Maurizio Scola
Maurizio Scola

I centri commerciali, secondo la ricerca svolta da Marketingtrade, sono nella fase calante della loro esistenza, ma i nostri amministratori, soprattutto i più giovani che siedono nelle poltrone del consiglio comunale e che dovrebbero essere assetati di conoscenza, forse non hanno interesse a impegnarsi nello studio e nella ricerca, poiché – terminato l’incarico elettorale di approvvigionamento di voti – ora devono soltanto partecipare alle sfilate pubbliche.

Poniamo dunque una serie di osservazioni al sindaco Fasoli, del quale apprezziamo la disponibilità e la costante voglia al confronto e alla crescita formativa. A seguire, i motivi della crisi dei centri commerciali:

1. Saturazione del territorio e sovrapposizione del bacino di utenza. Un effetto prevedibile dopo aver visto consumare il territorio con la costruzione di capannoni a ogni colpo d’occhio e sull’impossibilità di moltiplicare i consumatori al crescere dell’offerta.

2. Offerta identica e esattamente sovrapponibile. Se alla fine degli anni ‘80 i centri commerciali rappresentavano una proposta mediamente di qualità e utile alla diffusione dei brand, oggi il panorama dell’offerta si è livellato al basso, senza differenziazione di offerta, assortimenti poco estesi e poco profondi.

Aldo Gallo
Aldo Gallo

3. Struttura dei costi alta e non comprimibile. E’ evidente che l’alto costo di gestione delle superfici commerciali rappresenta un problema sia in termini di copertura dei costi sia di offerta, poiché l’operatore commerciale cercherà sempre la proposta che possa essere più facilmente venduta. Ma questo meccanismo non fa altro che deprimere l’offerta stessa.

4. Fine del cosiddetto “shoptainment”, la somma di shop + entertainment, acquisto e divertimento. La crisi economica raffredda inevitabilmente lo shopping e comunque lo shopping sta diventando sempre più shopping sostenibile. Non solo riferito al punto di vista del portamonete del cliente (che è quello fondamentale), ma anche a un cambio di valori che la situazione economica sta spostando a un altro livello.

Inutili e alquanto obsoleti i discorsi fatti e le promesse mantenute. Inutile nascondere la verità ai cittadini, alle piccole e medie attività commerciali di cui solo una piccola parte si schiera a favore, allettata dalle promesse di un trasferimento dell’attività propria nel mostro commerciale. Un delirio: ma anche nel delirio scommettiamo ci sarà chi troverà un materasso pieno di euro su cui dormire.

Flavio Angeli
Flavio Angeli

Ma a tutto il resto chi pensa? Ai danni commerciali e economici, ad esempio ? Nel 2014 nel nostro Paese sono spariti 260 negozi al giorno, mentre i fatturati dei centri commerciali sono aumentati. I primi dati provengono dagli studi dell’Osservatorio di Confcommercio, la cui ricerca è stata indirizzata alla registrazione del numero di imprese iscritte e cancellate alle Camere di commercio, con particolare riguardo ai settori del terziario di mercato e con informazioni più disaggregate su commercio al dettaglio, servizi di alloggio e ristorazione.

Il saldo tra chi ha sollevato e chi ha abbassato la saracinesca è negativo e pari a una perdita di 77.874 imprese commerciali. Il confronto con l’anno precedente è altrettanto negativo. L’idea che la costruzione di un dentro commerciale porti lavoro è una falsità enorme. I dati ci dicono l’esatto contrario.

La Cgia di Mestre, nel 2010, ha stimato che tra il 2001 e il 2009 a fronte di una crescita della superficie di vendita della grande distribuzione pari al 65% circa, le piccole attività sono diminuite di oltre 51.000 unità. E, sempre nello stesso periodo, a un aumento di poco più di 21.000 addetti nella grande distribuzione, nel piccolo commercio si sono persi quasi 130.000 posti di lavoro. Quindi per ogni posto di lavoro, precario e spesso alienante, ottenuto nella grande distribuzione, se ne sono persi più di sei nella piccola. Il sole in tasca che ci hanno fatto vedere si è rivelato una vera e propria falsità.

Chi pensa alla schiavizzazione e allo sfruttamento a cui saranno soggetti i mandellesi che troveranno lavoro in questi divoratori di umani? Attraverso una ricerca pubblicata da Antonio Sciotto sull’Espresso, “nella gran parte di queste catene i lavoratori non sono inquadrati con normali contratti da dipendenti – che garantirebbero equi compensi, contributi, ferie e malattia – ma attraverso l’“associazione in partecipazione”, un rapporto in base al quale la busta paga viene legata esclusivamente agli utili dell’impresa. Come se un semplice addetto alle vendite potesse essere socio alla pari di un colosso del mobile o del collant.

La realtà, evidentemente, è molto più triste: le commesse vestono le divise, devono rispettare turni imposti dall’alto, fanno spesso orari più lunghi di quelli contrattuali, senza godere di tutti i diritti e delle tutele del lavoro subordinato. In effetti per questi lavoratori il salario non è mai garantito: secondo i dati dell’Inps, i 52mila associati registrati nel 2011 hanno percepito un lordo annuo di 8.000 euro, pari a compensi netti di 600-700 euro mensili. Quando un lavoratore contrattualizzato del commercio guadagna almeno 1.100 euro netti, gode di tredicesima e quattordicesima, tfr, ferie, malattia, maternità.

logo_5-Stelle_MandelloNon deve passare in secondo piano il fattore sicurezza. Con la realizzazione del “mostro commerciale” si andrebbero a spegnere le luci del paese, la vita sociale si alienerebbe e il paese si svuoterebbe, concentrandosi nell’area commerciale. Quale occasione migliore per i malintenzionati di fare festa? Al contrario, lo sviluppo della vita della comunità, la ricostruzione del tessuto sociale e l’accendere maggiormente la vita del paese è un deterrente per chiunque abbia delinquenziali intenzioni.

Vista la nostra attitudine a proporre alternative, sottoponiamo all’Amministrazione questa proposta: la realizzazione di un’area fiera, dove mensilmente le varie attività di Mandello (industriali, artigianali, commerciali e turistiche) possano esporre sia a livello locale, nazionale o mondiale i loro prodotti, incentivando anche un richiamo turistico in mesi non estivi. Il tutto anche attraverso la realizzazione di un Consorzio industriale e commerciale nel nostro territorio che favorisca l’esportazione del brand delle nostre piccole e grandi attività.

Tale proposta andrebbe a vantaggio di attività locali, svilupperebbe quelle esistenti e rilancerebbe lo sviluppo locale in segmenti di mercato ad oggi probabilmente non conosciuti e sarebbe da stimolo per i nostri giovani a investire nella realizzazione di piccole attività, magari finanziati da fondi europei o microcredito.

Ma a questi argomenti sembra che le Amministrazioni, soprattutto quelle più giovani, come l’attuale, non siano interessate. Invitiamo dunque tutti commercianti, artigiani, industriali a far sentire la loro voce, perché Mandello non diventi un paese per pochi. All’amministrazione riportiamo un estratto del pensiero di Seneca, nell’opera “La Felicità”: Niente c’invischia di più in mali peggiori che l’adeguarci al costume del volgo, ritenendo ottimo ciò che approva la maggioranza, e il copiare l’esempio dei molti, vivendo non secondo ragione ma secondo la corrente“.