Abolizione dei voucher, Cisl: “A risentirne sono i più deboli”

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Giovanni Agudio, Felsa Cisl

LECCO – Per ora non ci sono riscontri sull’applicazione delle nuove leggi che regolano il lavoro occasionale: la normativa, infatti, è operativa dal 15 luglio.  “Ma il vuoto creatosi tra l’abolizione dei vecchi voucher e l’adozione dei nuovi strumenti previsti dal Governo in materia (il libretto famiglia e il contratto di prestazione occasionale) qualche problema lo ha innescato. Problemi che, paradossalmente, hanno riguardato proprio i soggetti più deboli”.

A denunciare la situazione è Felsa Cisl Monza Brianza Lecco, struttura che si occupa dei lavoratori somministrati, autonomi e atipici. I vecchi voucher sono rimasti in vendita fino al 15 marzo. Chi ne ha fatto una scorta, potrà utilizzarla fino al 31 dicembre di quest’anno. In questo schema viene illustrata la differenza tra Voucher e Contratti Occasionali.

I nuovi strumenti previsti dal Decreto Legge 50/2017 sono il libretto famiglia e il contratto di prestazione occasionale, utilizzabile solo nelle imprese fino a cinque dipendenti. Questo tipo di contratto, spiegano dal sindacato,  non potrà essere utilizzato in edilizia e negli appalti. Potranno stipularlo solo i pensionati, gli studenti di età inferiore ai 25 anni, i disoccupati iscritti ai centri per l’impiego, i percettori di ammortizzatori sociali e reddito minimo di inclusione. La necessità di regolare il comparto in maniera diversa era stata sottolineata da più parti. Succedeva anche che lavoratori, di fatto dipendenti, venissero retribuiti con i voucher.

“Era chiaro – precisa Giovanni Agudio, coordinatore Felsa Cisl Monza Brianza Lecco – che la materia avrebbe dovuto essere soggetta a revisione. Da parte nostra gli abusi e l’uso distorto sono sempre stati condannati. Ma con l’eliminazione dei voucher si è finito con il penalizzare anche chi li utilizzava in maniera corretta, nel rispetto dello spirito originario della legge. A scontarne le conseguenze negative sono state soprattutto le famiglie e i condomini”.

Nel primo caso, cita ad esempio il sindacato, la sparizione dei voucher ha fatto diventare un problema il pagamento di chi sostituiva la badante nella giornata di riposo settimanale e di chi faceva compagnia qualche ora a settimana a persone anziane. Nel secondo, la persona retribuita con i voucher puliva un paio di volte la settimana le scale e gli spazi comuni dei condomini.

“Qualche decina di persone – aggiunge Agudio – si è rivolta ai nostri sportelli perché, con l’abolizione dei voucher, ha perso una forma di integrazione al reddito. Magari il marito era disoccupato o in cassa integrazione. Spesso era la moglie che contribuiva al bilancio famigliare facendo le pulizie o curando persone anziane qualche ora a settimana. Quasi sempre si trattava di donne italiane, con un’età compresa tra i 40 e i 50 anni. Alla fine, si sono create le condizioni per un amaro paradosso: questa situazione è stata scontata dalle fasce più deboli“.