Addio a don Luigi Bianchi, socio e cappellano del Cai Mandello

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E' il maggio 1963: il Cai Grigne di Mandello consegna a Papa Giovanni XXIII la teca contenente una piccozza. Si riconoscono Nino Lozza, l'allora sindaco Antonio Tagliaferri e Giovanni Zuicchi. Di spalle don Luigi Bianchi, morto a Gera Lario all'età di 93 anni.
E’ il maggio 1963: il Cai Grigne di Mandello consegna a Papa Giovanni XXIII la teca contenente una piccozza. Si riconoscono Nino Lozza, l’allora sindaco Antonio Tagliaferri e Giovanni Zucchi. Di spalle don Luigi Bianchi, morto a Gera Lario all’età di 93 anni.

MANDELLO – E’ il giorno dell’addio, a Gera Lario, a don Luigi Bianchi. Il sacerdote-alpinista morto nel fine settimana all’età di 93 anni (era nato a Grandate il 28 agosto 1921), per ben mezzo secolo parroco di Gera Lario dopo essere stato inizialmente vicario a Maslianico e in seguito parroco a Trezzone, da qualche tempo era ospite presso la casa di riposo San Vincenzo di Gera.

Il nome di don Bianchi, che era particolarmente devoto alla Madonna di Fatima e che in quella località del Portogallo aveva organizzato decine di pellegrinaggi, si lega anche a Mandello e al Cai Grigne, la cui sezione venne costituita nel 1924 e della quale il sacerdote, che fu stimato conferenziere e autore di varie pubblicazioni, fu socio e cappellano.

Un ricordo è oltremodo caro a quanti l’hanno conosciuto e apprezzato e si lega al nome di Papa Giovanni XXIII. Era il maggio 1963 e quell’anno il Club Alpino Italiano celebrava il proprio centenario di fondazione.

Per l’occasione il Cai mandellese organizzò un viaggio a Roma che prevedeva anche un’udienza in Vaticano con il pontefice, ottenuta proprio grazie all’interessamento di don Bianchi.

A quella trasferta parteciparono ben 130 mandellesi. Tra loro vi erano il presidente del Cai Grigne Nilo De Battista, al quale  sarebbe subentrato quello stesso anno Ezio Fasoli, l’allora sindaco di Mandello Antonio Tagliaferri, il responsabile delle guide alpine Giovanni Zucchi e Nino Lozza, che in seguito fu a sua volta presidente del Cai e al quale si deve tra l’altro l’organizzazione della prima scuola di comportamento in montagna per i ragazzi tra i 6 e i 12 anni.

Quella del maggio ’63 con il Papa fu tra l’altro l’ultima udienza concessa dal pontefice, che – da tempo malato – sarebbe morto soltanto un paio di settimane dopo.

Al Santo Padre fu donata una teca contenente una piccozza argentata con sopra incisa la scritta “Cai Mandello”. Il Papa la apprezzò e oggi quella piccozza è custodita presso il museo allestito a Sotto il Monte, nella casa natale di Papa Giovanni.

A “raccontare” quell’evento vi è una fotografia in bianco e nero che ritrae proprio Lozza a fianco del pontefice, del sindaco Tagliaferri, di Giovanni Zucchi e di don Luigi Bianchi, la cui grande passione per la montagna lo portò nei suoi anni di sacerdozio a celebrare messa più di una volta persino in vetta al Cervino.

“Ricordo come fosse oggi – ebbe a dire Nino Lozza in occasione della canonizzazione di Giovanni XXIII dello scorso anno – che il Papa si rivolse a me, mi mise una mano su una spalla e mi disse di conoscere bene le nostre montagne e in particolare le Grigne. Mi spiegò che le vedeva ogni giorno andando all’asilo e che le ricordava in particolare nei mesi invernali ammantate di neve, quasi fossero coperte da un immenso lenzuolo bianco. Fu una grande gioia, per me e per tutti noi, incontrare il Papa, un’emozione che il tempo non ha cancellato”.

Un’emozione vissuta grazie a don Luigi Bianchi, al quale oggi pomeriggio a Gera Lario viene tributato l’estremo saluto.