“Alberto, ho ammirato e un po’ invidiato la tua voglia di vivere”

Tempo di lettura: 5 minuti
Alberto Venini e Maria Lidia Invernizzi in una foto degli anni in cui Venini era sindaco di Mandello e Maria Lidia Invernizzi assessore al Bilancio.

MANDELLO – Un’amicizia lunga quarant’anni, con esperienze diverse che li hanno fatti incontrare e reincontrare. Adesso Maria Lidia Invernizzi ricorda con questa “lettera aperta” l’amico Alberto Venini, morto nei giorni scorsi a Mandello, per lunghi anni a sua volta pubblico amministratore e dall’88 al ’91 sindaco del paese:

“E’ stata un’amicizia lunga una vita, la nostra. Quando fosti presidente del Consiglio d’istituto della scuola media “Alessandro Volta” di Mandello e nell’importante, radicata e mai conclusa esperienza comune nel Gruppo Indipendenti.

Il Nuovo Pontile, ti ricordi, il nostro bimestrale su Mandello e non solo, dove la Mandello antica e quella moderna si incontravano tra foto e articoli vari.

Il servizio reso insieme alla nostra Mandello, tu come sindaco e io come assessore  al Bilancio, fu un periodo breve ma ricco di emozioni. E poi l’Associazione Angela Grigis che ha proposto con successo, dal 1990 al 1996, stagioni teatrali di spessore e divertimento.

Poi l’Angel’s Jazz Band, la tua creatura privilegiata. Attori di prestigio e musicisti veri, che anni belli sono stati! Belli ma anche impegnativi, perché lì il volontariato – perché tale era – diventava un impegno di date, di accordi, di sere trascorse a organizzare e preparare.

Anche al Rotary club Lecco abbiamo condiviso, per un periodo, iniziative e servizi. Già, il “servizio”, un nostro pallino!

Sto “passando”, non da ora, a Giovanni, a Maddalena e a Vasco i tuoi motti ricorrenti, dal De minimis non curat praetor al Sopra gli altri come aquila vola dei tuoi amati alpini, spiegando il significato, in modo che possano farli loro e imparino  a metterli in pratica.

Sei (eri mi sembra  sbagliato) un uomo straordinario, capace, intuitivo, con un alto senso della libertà e del servizio, ma anche testardo, lunatico e burbero. Burbero per forza, perché dovevi nascondere la tua gentilezza d’animo!

Di te ho sempre ammirato e anche un po’ invidiato la tua voglia di vivere per il piacere di vivere, per vedere, per scoprire il nuovo che il mondo avrebbe dato.

Le nostre discussioni, legate quasi sempre alla “cosa pubblica”, punti di vista diversi che difendevamo strenuamente, motivando e facendo scintille.

Anche in questi ultimi mesi, a parte qualche momento di scoramento e per meno tempo perché ti stancavi, i ragionamenti e le chiacchiere sono continuati.

Eh, geometra, i nostri rendez vous sono finiti, o meglio sono interrotti e quando io arriverò ti racconterò le ultime novità, se ci troveremo nello stesso luogo. Buon viaggio, Alberto”.

Significative anche le due testimonianze ascoltate lunedì 8 maggio, a conclusione del rito funebre del geometra Venini, nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore.

“La libertà nel rispetto degli altri: questo ci hai insegnato”. Iniziava così il saluto dei figli Savina e Pericle, della nuora Alessandra e dei nipoti Giovanni, Maddalena e Vasco, che continuava così: “Ci hai insegnato a non desiderare le cose materiali, a guardare chi è meno fortunato di noi cercando piuttosto di aiutarlo. Ci hai insegnato sempre, con il tuo esempio, che il bene si fa in silenzio, che per gli altri bisogna sempre esserci, che bisogna credere nelle proprie idee e lottare per portarle avanti, che a volte bisogna scendere in prima linea per difendere quello in cui si crede.

Ci hai insegnato che l’onestà e la correttezza sono i valori più importanti per un uomo. Che ogni mattina bisogna alzarsi con la mente pulita e poter guardare negli occhi tutte le persone che si incontrano. Ci hai insegnato il valore delle cose semplici: una polenta uncia in compagnia, una partita a tennis, un’arrampicata in montagna.

Niente ti rendeva più felice che ricevere un formagello o un agretto da qualcuno a cui avevi risolto un problema.

Ci hai insegnato tante cose e noi non abbiamo ancora imparato. Te ne sei andato troppo presto.

Ci hai insegnato che la politica è una dottrina nobile se solo rimane fedele al concetto di gestione e salvaguardia del bene pubblico. Ci hai insegnato il servizio verso gli altri e, tante volte, ci hai raccontato di come sarebbe bello un mondo dove ognuno potesse mettere al servizio degli altri quello che sa fare; una sorta di baratto che non ci vedesse costretti a misurarci con dei “pezzi di carta”, come definivi tu i soldi.

Il lavoro era la tua vita, la tua passione: scherzavamo sempre, dicendo che la tua colazione era caffè e Gazzetta ufficiale. Passavi i sabati, le domeniche e i Natali in studio, con il malcontento a volte di tutti noi.

Delle tue doti, capacità e intelligenza non ne parliamo: chi ti ha incontrato, anche solo una volta, sa.

Possiamo solo dire che hai iniziato a vent’anni, figlio di droghieri, e hai lavorato fino a pochi mesi fa creando uno studio invidiabile. Hai sempre portato i tuoi collaboratori in un palmo di mano e ci hai sempre ripetuto che dovevamo essere riconoscenti per il lavoro dei tuoi “ragazzi”, che hai sempre considerato parte della famiglia.

Adesso siamo qui con il dolore nel cuore, ma con la serenità di averti visto vivere la vita che hai scelto, con tante fatiche, tanti dolori, ma anche tante gratificazioni. Sei stato speciale, ci mancherai!”.

Poi la “lettera aperta” di Pippo Riva, consuocero di Venini e per molti anni suo stretto collaboratore a livello professionale: “Alberto, in vita non mi sono mai permesso di darti del tu, anche dopo che siamo diventati consuoceri, perché per me sei sempre stato il mio maestro e il mio esempio. Mi hai insegnato tanto nei 58 anni e passa che abbiamo vissuto insieme ma una cosa era, è e sarà la più importante: l’onestà e il rispetto del nostro prossimo.

Grazie Alberto, in poco più di tre mesi ho perso te e l’amico di una vita, quindi adesso, credimi, mi sento solo e se non avessi quella meravigliosa famiglia che ti ha circondato e mi circonda mi sentirei perduto.

Ti saluto, Alberto, e ti raccomando: in Cielo cerca l’amico comune Guido e, vi prego, aiutatemi e datemi la guida per ricambiare alle persone e ai familiari che mi circondano, come avete sempre fatto voi in vita, il bene e il sostegno, nonché l’amore che, uniti alla fede, mi danno e mi daranno la forza per continuare anche senza il vostro esempio e la vostra amicizia”.