Alimenti, tanti sprechi anche nel lecchese. L’indagine

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Da sinistra: Laura Todde, coordinatrice del progetto Sprecozero, Alessio Dossi, presidente di Legambiente Lecco, Giorgio Meregalli, Distretto Culturale del Barro e Luca Falasconi, Università degli Studi di Bologna

 

LECCO – Una sfida per provare a superare la “mancata educazione” sullo spreco alimentare ed essere consapevoli di un problema spesso confuso, se non ignorato. E’ questo l’obiettivo del progetto Sprecozero, promosso dal Distretto Culturale del Barro in collaborazione con Legambiente Lecco, presentato martedì sera presso Palazzo delle Paure.

6 mesi di attività volta a “mappare” le realtà commerciali legate al cibo presenti negli otto comuni del Distretto (Civate, Lecco, Galbiate, Monte Marenzo, Garlate, Malgrate, Olginate, Valgreghentino), per scoprire le abitudini legate alla gestione dei prodotti alimentari e, soprattutto, la gestione degli avanzi e conseguenti sprechi. 149 le attività intervistate dai volontari del progetto attraverso specifici questionari, tra alimentari, ristoranti, supermercati e mense.

 

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“Non tutti gli esercizi contattati hanno risposto al nostro questionario – ha detto Laura Todde, referente del progetto Sprecozero – motivo per cui alcuni dati non sono del tutto esplicativi, ma il quadro generale che emerge dalla mappatura effettuata ci ha dato un’idea dello spreco alimentare nel nostro territorio, chiarendo allo stesso tempo la necessità di modificare in primis il nostro comportamento”.

 

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Secondo le statistiche recenti, presentate dal professore Luca Falasconi (insegnante presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna), il maggior spreco alimentare in Italia avviene proprio nelle case degli italiani, per un valore che in denaro supera gli 8 miliardi di euro all’anno: “Le cause dello spreco alimentare sono diverse, come mancata percezione del valore del cibo, straordinaria disponibilità e accessibilità: basti pensare che in Italia oggi c’è disponibilità di cibo per 3.700 Kcal giornaliere, quando l’Oms stima che per vivere in salute bastano dalle 1.000 alle 2.000 Kcal. In pratica – ha detto Falasconi – abbiamo più cibo di quanto ce ne serve realmente, condizione che comporta inevitabilmente la tendenza allo spreco. Ma è nelle nostre case avviene il danno peggiore, e basterebbe davvero essere poco più attenti per evitare un incremento dello spreco alimentare e ridurre questo problema di almeno tre quarti”.

Stando ai dati emersi dall’indagine “Sprecozero” sono i negozi specializzati, gli alimentari (45 quelli presi come campione) e le mense (15) a produrre gli sprechi maggiori, “questo perché, per legislatura, è molto più difficile riutilizzare l’invenduto in queste attività rispetto ai supermercati che donano buona parte dei prodotti inutilizzati o in scadenza alle associazioni” ha detto Laura Todde. Latticini (32%) e pane (19%) le categorie alimentari più sprecate negli alimentari, mentre per quanto riguarda le mense si è calcolato che ben 440 kg di cibo vengano buttati ogni settimana (dati su Lecco esclusi). “Il 90% delle ditte fornitrici di mense intervistate ha però dichiarato di aver adottato pratiche per ridurre gli sprechi, come il far portare a casa ai bambini frutta e merendine”.

Diversi gli indicatori emersi dalla mappatura dei ristoranti, 88 in totale: “Gli avanzi di cucina e dei piatti non sono rari qui – ha commentato Laura Todde – tant’è che si parla del 76%, soprattutto avanzano frutta e verdura, pane e pizza. Nel 70% dei casi però gli intervistati hanno dichiarato che si tratta di uno spreco raro, d’altra parte per i ristoranti lo spreco è perdita”.

E’ proprio dalla necessità di ripensare alla gravità dello spreco alimentare che all’interno del progetto è stata lanciata l’iniziativa “Doggy Bag”, ovvero la possibilità di portarsi a casa il cibo (o la bottiglia di vino) avanzato al ristorante: “Usanza già comune in tanti paesi occidentali e che qui è malvista, se vogliamo, per mancata cultura o educazione – ha detto Alessio Dossi, presidente di Legambiente Lecco – alla fine chiedere di portare a casa gli avanzi sembra sempre maleducato, ma noi pensiamo che la “Doggy Bag” possa divenire uno strumento per iniziare a considerare effettivamente la gravità dello spreco che compiamo”.

 

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Le “Doggy Bag”

 

Così agli 88 ristoranti intervistati è stata anche chiesta la disponibilità alla collaborazione per l’utilizzo della “Doggy Bag”, con risultati tutto sommato incoraggianti come affermato da Laura Todde: “Il 41% ci ha risposto di sì, il 44% già lo fa mentre il 15% ha detto no, possiamo considerarlo un risultato per ora soddisfacente” ha concluso.

Questa la lista dei ristoranti che nel lecchese hanno aderito all’iniziativa e dove, in caso vogliate portare a casa quanto avete avanzato dalla cena, basterà chiedere e “senza vergogna”, come ricordato.

 

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