Aree Vaste, Lecco verso Monza ma la Valsassina non ci sta

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LECCO – Serpeggia il malcontento tra i sindaci dei comuni lecchesi che ieri, mercoledì 13 luglio, si sono riuniti in assemblea per la votazione sul documento conclusivo elaborato dai tavoli istituzionali di confronto della Provincia di Lecco in merito alle Aree Vaste: una “bozza” di riorganizzazione territoriale che contiene l’indicazione di un’Area Vasta che comprenda certamente le province di Lecco e Monza Brianza, con eventuale apertura verso Como.

Dopo un’ora abbondante di dibattito il documento conclusivo è stato approvato dall’assemblea dei sindaci lecchesi: su 38 votanti 26 si sono espressi favorevoli al documento, 3 i Comuni contrari, tutti valsassinesi (Introbio, Cortenova e Primaluna), 9 gli astenuti (Ello, Valgreghentino, Mandello del Lario, Costa Masnaga, Barzago, Calolzio, Molteno, Erve e Dolzago). Il prossimo step, come spiegato dal consigliere regionale Ncd Mauro Piazza presente all’assemblea di mercoledì sera, prevede la presentazione del Documento – formalmente trasmesso alla Regione lo scorso 26 giugno ma come dichiarato ancora aperto a modifiche e ulteriori indicazioni da parte di Upl e Anci – in sede di Consiglio Regionale il prossimo 26 luglio e quindi, a settembre, l’approvazione definitiva con la trasmissione della proposta al Governo, dopo il referendum costituzionale di ottobre.

 

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Da sinistra: il consigliere regionale Mauro Piazza, il presidente della Camera di Commercio Daniele Riva e il consigliere regionale Antonello Formenti

 

Un dibattito lungo e controverso quello sulle delimitazioni territoriali della futura Area Vasta e delle “zone omogenee” nel lecchese e che ha trovato molti rappresentanti dei comuni scettici sull’effettivo valore della riorganizzazione: “La Provincia di Lecco è una delle più giovani in Regione, piccola e baricentrica rispetto ad altri enti di peso maggiore come Monza e Como – ha detto Mauro Piazza – a differenza di altri territori ha una naturale vocazione ad essere aggregata con un partner più grande. Il metodo per ridisegnare i territori – ha proseguito – si è basato sul criterio dei servizi, in particolar modo quelli sociali-sanitari; poi le associazioni di categoria e diversi enti hanno dato le loro indicazioni”.

Tra sindaci pro e sindaci contro il 20 aprile scorso l’assemblea si era schierata favorevole ad un’unione a tre tra Lecco, Como e Monza Brianza (la cosiddetta prima ipotesi di aggregazione) “specificando però che, qualora questo non fosse possibile, la scelta imprescindibile è quella dell’unione con Monza” come si legge nel documento conclusivo approvato ieri sera.

Vani a dire il vero i tentativi di discutere della proposta “a tre” con le province interessate, come rivelato dal consigliere Piazza: “Como si è mostrata timida ad un’unione con Lecco e Monza mentre la provincia brianzola non ha risposto all’invito lecchese” ha detto, facendo presagire, da parte di Regione Lombardia, una scelta per l’unione Lecco-Monza.

 

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Necessario darsi dei criteri anche per le cosiddette Zone omogenee, ovvero quelle a cui competeranno le attività gestionali e di diretta fornitura dei servizi: “Il nostro compito è fare delle proposte che guardino al mantenimento dei servizi a livello territoriale – ha detto il presidente della Provincia di Lecco Flavio Polano – competenze e funzioni vanno pensate in un’ottica di omogeneità, appunto. A questo proposito per ognuno dei sette circondari della nostra Provincia saranno individuati uno o due amministratori che insieme a tre consiglieri provinciali lavoreranno insieme per formulare una proposta per le Zone omogenee”.

Non sono mancate le critiche e le perplessità di alcuni sindaci: oltre ai comuni del calolziese, proiettati verso un referendum per tornare sotto la provincia di Bergamo, anche alcuni sindaci valsassinesi hanno espresso la loro contrarierà alla proposta di unione con Monza.

Così per Mauro Artusi, sindaco di Primaluna, le zone montane della Provincia sono state completamente dimenticate nel dibattito sulla riorganizzazione, penalizzate perché sede di comuni piccoli e con un numero di abitanti “non sufficiente per una votazione incisiva”: “Che ne sarà della Valsassina, della Valvarrone e degli altri comuni montani?” ha chiesto il sindaco “Queste sono realtà importanti della nostra Provincia e hanno caratteristiche economiche, sociali, culturali diverse, che non hanno niente a che vedere col monzese – ha dichiarato Artusi – personalmente esprimo l’assoluta contrarietà di Primaluna a questo documento”.

Dello stesso parere il sindaco di Introbio, Stefano Airoldi: “La Valsassina è la culla del turismo monzese, e con monzese indico il territorio non solo la città. Non siamo e non possiamo vederci né fratelli né cugini, purtroppo ancora una volta siamo condannati a un destino di miseria a causa di questioni numeriche, il voto ponderato ha messo la Valsassina fuori dai giochi a priori” ha commentato. Critica anche la posizione dei due sindaci sul ruolo della Comunità Montana: “Mai un incontro è stato fatto e non ci sono state nemmeno proposte, personalmente non mi sento rappresentato da questo Ente” ha concluso Artusi.

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Riccardo Fasoli, sindaco di Mandello del Lario

Tra i comuni astenuti vi è stato Mandello del Lario, replicando il voto dello scorso 20 aprile: “Abbiamo guardato ai problemi delle altre province ignorando quelli interni alla nostra – ha detto il sindaco Riccardo Fasoli – sono convinto che l’unione con Monza e con Como avrebbe permesso a tutti i nostri comuni di identificarsi in qualche modo, e molti dei problemi di cui stiamo discutendo si sarebbero evitati”. Inaccettabile per il sindaco mandellese non aver interpellato direttamente la provincia di Varese, quarta incognita dell’opzione “Area Vastissima” (con Lecco, Monza Brianza, Como): “A Varese non è stato chiesto nulla, non sappiamo se accetterebbero l’isolamento in caso di unione tra Como e Lecco o lo rifiuterebbero, mi pareva un dettaglio importante e decisivo per formulare la nostra proposta” ha commentato Fasoli.

“Le diversità del territorio sono state anche la sua ricchezza – ha concluso il consigliere Piazza – e nell’indicazione di metodo che ha portato a questa proposta di riorganizzazione è stato tenuto conto di tutte le istanze territoriali. Le Zone omogenee potrebbero aiutare ad appianare alcune criticità”.