Attimi #20 – L’Upupa

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Upupa, ilare uccello calunniato dai poeti,
che roti la tua cresta
sopra l’aereo stollo del pollaio
e come un finto gallo giri al vento;
nunzio primaverile, upupa, come
per te il tempo s’arresta,
non muore più il Febbraio,
come tutto di fuori si protende
al muover del tuo capo,
aligero folletto, e tu lo ignori.

Eugenio Montale dedica all’Upupa questa poesia attribuendogli la capacità, quasi divina di arrestare il tempo.
La definisce calunniata perché invisa ai poeti in quanto considerata uccello della notte e del malaugurio . Questa credenza è stata alimentata anche dalla poetica di Ugo Foscolo che ne “i Sepolcri” recita: “… Ora senti la cagna abbandonata fra le sterpaglie, affamata e l’upupa (non è un uccello notturno, ma Foscolo qui la usa perché, a causa di tante “U” dà un suono lugubre e cupo) che si nutre di cadaveri accusa la luce delle stelle …

In alcune località della Sardegna l’Upupa è chiamata “saluda a Deus”, saluta Dio per via della sua bellissima cresta che una volta aperta è un saluto al Creatore.

Fatto sta che l’Upupa è un uccello molto particolare che per via del suo aspetto e del suo canto suscita sempre emozioni quando lo incontro.

Grande quanto un piccolo piccione, l’Upupa, Upupa epops, ha il piumaggio di colore fulvo-rosso mattone con le ali e la cresta barrate di nero e bianco. Il becco, che è piuttosto lungo, sottile e ricurvo in basso.

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L’Upupa si nutre prevalentemente a terra esplorando il terreno e rovistando col il lungo becco tra la vegetazione in cerca di prede di cui alimentarsi in genere insetti e altre animaletti come lucertole e piccoli serpentelli.

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La caratteristica più evidente dell’Upupa è però la vistosissima cresta che incorona il suo capo.

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Normalmente la cresta viene tenuta ripiegata indietro sulla nuca ma quando è agitata o nelle fasi si corteggiamento della femmina la schiude un tutta la sua bellezza incoronandogli la testa donandogli quell’aspetto regale che ha ispirato tanti racconti.

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Molto particolare è il volo dell’Upupa che, grazie alle ali arrotondate e colorate di rosso, nero e bianco che sono mosse con estrema grazia, assomiglia al volo di una grande farfalla che si libra a poca distanza dal terreno.

Come accennato prima, il nome Upupa è onomatopeico, cioè ricorda il verso del canto monotono che i maschi emettono in primavera per invitare le femmine alla nidificazione, Uuu …. Uuu …. Uuu …., ripetuto incessantemente per lungo tempo.

L’Upupa predilige spazi aperti ricchi ti terreni incolti e con alberi sparsi. Essendo migratrice transhaariana, nel nostro territorio la possiamo incontrare solo nei mesi estivi nei fondovalle e nei versanti esposti al sole fino ad una quota di circa 1.000 m slm. dove nidifica in trochi cavi di alberi o un buchi tra le pietre.

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Della cova si occupa esclusivamente la femmina mentre il maschi ha il suo bel da fare a portare al nido cibo per tutti, femmina compresa e considerando che può deporre fino a 6 uova, ha un gran bel da fare.

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Francesco Renzi
www.francescorenzi.com

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