Attimi #21 – Il Camoscio

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Quest’anno l’inverno sembra non volere ammantare di bianco le nostre montagne e di questa particolare situazione ne traggono profitto gli animali che sono soliti abitare le più alte cime dei monti. Tra questi c’è sicuramente il Camoscio.

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Insieme allo Stambecco, di cui abbiamo già parlato in un’altra puntata della rubrica Attimi, il Camoscio (Rupicapra rupicapra) è l’indiscusso padrone delle più impervie e remote aree delle nostre montagne.

Questo mammifero ha una corporatura media raggiungendo nei maschi un peso massimo di circa 45 kg e un’altezza al garrese, cioè alla spalla, pari a circa 70-80 cm.
Il colore del manto è marrone scuro con mascherina bianca sul muso; biancastra è anche la parte ventrale e il pelo intorno alla corta coda.

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Come accade per tutti i mammiferi di montagna, anche la pelliccia del Camoscio compie due mute annuali, una primaverile e una autunnale. All’inizio dell’inverno il manto diviene più folto e scuro  per meglio sopportare i rigori dell’inverno e assorbire maggiormente il calore dei raggi del sole. In primavera invece il pelo è più corto e rado e di colore marroncino, tinta che lo aiuta nel mimetismo nei pascoli alpini spesso aridi e rinsecchiti nelle stagioni estive.

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Un elemento distintivo del Camoscio è costituito dalle corna che sono nere a uncino ricurvo all’indietro. Le corna del Camoscio non cadono mai nel corso della sua vita e pertanto continuano a crescere incessantemente rendendo così possibile attribuire l’età agli esemplari contando i nodi e i segni di crescita delle stesse, nonché verificando la loro lunghezza.

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I sessi sono molto simili tra di loro tant’è che in giovane età è praticamente impossibile distinguere i maschi dalle femmine senza un controllo accurato.

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Solo dopo i due anni di vita comincia a vedersi una certa differenziazione nei sessi: il maschio infatti è più tozzo e massiccio e talvolta dotato di una criniera sul dorso. La femmina invece ha una siluette più slanciata e longilinea.

Le zampe del Camoscio sono dotate di zoccoli molto morbidi che gli permettono di arrampicarsi, correre e saltare sulle rocce più impervie e di fare presa anche sulle più minime asperità. Vedere con quanta abilità il Camoscio riesce correre e lungo percorsi che per noi umani richiedono particolari doti di equilibrismo e virtuosismi alpinistici è sempre una esperienza che lascia a bocca aperta: resto sempre meravigliato  ogni volta che vedo dove e con che facilità questi animali sono capaci di arrampicarsi.

Il Camoscio ha un solo predatore, dal momento che il lupo è praticamente scomparso dai nostri territori: l’Aquila reale costituisce un pericolo per i piccoli del Camoscio che vengono predati con una picchiata ed una planata. Talvolta l’Aquila attacca anche esemplari adulti: ho personalmente assistito ad un attacco di un’aquila ad un Camoscio adulto che è stato letteralmente spinto in un burrone. Una volta precipitato a terra, e naturalmente morto, l’Aquila ha provveduto a nutrirsi della carcassa, che però non ha potuto trasportare al nido perché troppo pesante.

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Nel nostro territorio il Camoscio è piuttosto comune: con un po’ di attenzione è quasi sempre possibile scorgere qualche esemplare addirittura dalla strada carrabile che conduce a Morterone a ridosso della prima falesia di roccia.

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Spesso durante le sere invernali è possibile scorgere un piccolo branco che pascola tranquillamente a fianco della strada provinciale sui piani di Balisio.

 

Francesco Renzi
www.francescorenzi.com

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