Avis Mandello in festa per i suoi 55 anni di fondazione

Tempo di lettura: 4 minuti

MANDELLO – Una festa per celebrare il traguardo dei 55 anni. Era infatti il 1958 quando a Mandello veniva costituita la sezione dell’Avis e oggi quell’anniversario è stato ricordato con una cerimonia svoltasi nel salone dell’oratorio Sacro Cuore e preceduta dall’omaggio – al cimitero del capoluogo – agli avisini defunti e dalla celebrazione della messa, presenti i labari di numerose sezioni del territorio, oltre a quelli del Soccorso degli alpini e dell’Aido.

“Non si diventa vecchi ma grandi”, ha premesso Alessandro Conti, già alla guida della sezione mandellese dei donatori di sangue, introducendo la cerimonia e chiamando a presiederla Piercarlo Redaelli, attuale presidente, che era affiancato dal segretario Giuseppe Gallandra e dal dottor Gianni Comini, presidente onorario e tra i fondatori dell’associazione.
Il primo pensiero e il primo ricordo è stato per Luigi Forni, scomparso lo scorso aprile, che all’Avis aveva dedicato e continuava a dedicare tempo e energie e la cui foto era ben visibile accanto al tavolo di presidenza. “Trovarci per fare festa insieme è emozionante – aveva quindi premesso il presidente Redaelli – perché quella avisina è da 55 anni una straordinaria avventura. L’Avis è una realtà cresciuta nel corso dei decenni e che è andata acquisendo sempre più consapevolezza del proprio operato”.
Redaelli ha quindi insistito sul ruolo del volontariato. “Guai se non esistessero i volontari – ha detto – e se non esistesse la loro opera. Loro sono operativi e propositivi e per agire non attendono interventi dall’alto. Ma ogni volontario dev’essere motivato, qualificato e preparato e non deve improvvisare. E’ invece attento ai comportamenti da tenere, sa far emergere le proprie convinzioni ed è una presenza importante in una realtà sociale in cui egoismo e individualismo sembrano farla da padroni”.
“L’Avis Mandello ha saputo adeguarsi alle rinnovate esigenze – ha aggiunto – e ha il merito di aver saputo dare un grande valore al dono del sangue. Certamente si troverà a dover modificare ancora il proprio modo di pensare e di agire, ma saprà farlo nei dovuti modi e mettendo sempre al primo posto il giusto spirito della donazione”.

Il presidente ha poi ricordato quello che per l’associazione è l’autentico fiore all’occhiello, ossia l’avvenuta rinuncia – decisa trent’anni fa – alle medaglie destinate ai soci benemeriti allo scopo di devolverne il ricavato in beneficenza. Una scelta a suo modo storica (la sezione mandellese era stata la prima a livello nazionale ad adottare un simile provvedimento) su cui è tornato successivamente anche il dottor Gianni Comini. “Non sono mai stato troppo amico delle medaglie – ha detto il presidente onorario dell’Avis – perché le medaglie si danno agli eroi o ai campioni olimpici. Ecco perché trent’anni fa avevamo deciso che fosse assurdo continuare a spendere soldi per qualcosa che poi finiva dentro un cassetto. Da qui l’idea di destinare a uno o più enti benefici l’ammontare della cifra equivalente e vedere il donatore che, oltre al proprio sangue, offre anche la propria medaglia è stato ed è tuttora bellissimo”.

Il saluto da parte del consigliere dell’Avis provinciale Gabriele Muzzi e del rappresentante dell’amministrazione comunale liernese, dopodiché l’assessore Luciano Benigni ha donato al presidente Redaelli, per conto del sindaco Riccardo Mariani, una targa con inciso il grazie dell’intera cittadinanza “per il generoso e insostituibile aiuto a tantissime persone sofferenti e per la silenziosa ma preziosissima missione svolta dai fondatori, dai donatori, dai dirigenti e dai collaboratori della sezione”.

E’ stata poi la volta della consegna degli attestati a coloro i quali hanno raggiunto o superato il traguardo delle 50, 75, 100 e 120 donazioni. Tra gli altri il riconoscimento è andato ad Alvaro Manzoni (per lui 127 donazioni) e all’ultimo iscritto, il giovane campione di canottaggio Marco Marcelli, oltre che ai soci fondatori Gianni Zucchi e Graziano Compagnoni. Quindi la consegna delle buste con il ricavato della rinuncia alle medaglie al Soccorso degli alpini e alla “San Vincenzo”. Un altro anello che è andato ad aggiungersi alla lunga catena della solidarietà formata in questi ultimi trent’anni dall’Avis mandellese.