Chiuso ricorda le tre sorelline ad un anno dalla tragedia

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LECCO – “Ogni volta che suona la porta, mi alzo e vado ad aprirla, penso sempre che siano le mie bambine, ma quando la apro trovo altre persone; resterete sempre nel mio cuore” sono le parole che il padre di Simona, Keisi e Sidny, le tre sorelline di Chiuso rimaste uccise durante la furia omicida della propria madre, ha fatto incidere sulla loro lapide in Albania.

Moltissime le persone che, mercoledì sera, si sono recate presso la “Casa sul Pozzo”, nel rione di Chiuso, per la veglia  organizzata da Padre Cupini e dalla “Comunità di Via Gaggio” in ricordo delle tre sorelline, ad un anno dalla morte.

Padre Cupini, anima della “Comunità  via Gaggio”, durante la veglia ha voluto ripercorrere i momenti più significativi dal 9 marzo del 2014, giorno della morte delle tre sorelle, ad oggi. I racconti sono stati accompagnati dal coro San Giovanni e dal coro di Maggianico.

“Un anno fa – ha esordito Padre Cupini – siamo stati improvvisamente scossi nella nostra vita personale e collettiva. Lo spettro del male ci ha richiamati con violenza a misurarci con la follia che oltrepassa ogni limite e genera morte, una morte inflitta da chi ha generato le proprie figlie e che le ha poi vegliate”.

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Padre Cupini ha iniziato il racconto dallo scorso 9 marzo, giorno in cui ha accompagnato, Baskim Dobrushi ,il padre delle tre bambine, in Albania per far visita alle loro tombe.

Un racconto accompagnato da immagini forti,  Baskim Dobrushi e la sua famiglia che si stringono per cercare di sopportare un dolore “che nonostante il passare del tempo – ha spiegato una componente della famiglia Dobrushi – non si affievolisce, anzi si fa sempre più vivo e pungente” ; dolore che è stato ben visibile, non solo negli occhi della famiglia Dobrushi, ma anche in quelli di tutta la comunità di Chiuso e dei compagni di scuola di Simona, la più grande delle tre sorelle, presenti alla Casa sul Pozzo.

Un viaggio commovente e struggente che “ha permesso l’incontro – continua Padre Cupini – di due culture apparentemente molto lontane, quella musulmana e quella cristiana, tramite momenti di condivisione e di confronto riguardo alle diverse usanze religiose. Il padre ha voluto seppellire le figlie nella sua terra natia perché in quel luogo riposano tutti i componenti della sua famiglia”

In seguito, Cupini, ha voluto ricordare il 9 giugno, giorno in cui il padre e la zia della madre, insieme al prefetto di Lecco Antonia Bellomo , al sindaco di Lecco Virginio Brivio hanno piantato, nel giardino della casa sul Pozzo, l’albero di ciliegio simbolo di vita, speranza e impegno verso il futuro.

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Infine, è stata ricordata la visita al santuario dedicato a San’t Antonio da Padova, situato a pochi chilometri da Tirana: sotto al santuario vi è una grotta, dove molte persone, indipendentemente dalla loro religione, lasciano immagini, preghiere e candele dedicate ai loro cari per affidarli alla protezione del loro Dio.

La serata si è conclusa con i ringraziamenti da parte di Angelo Cupini per la grande partecipazione e da parte di Dibriza, mediatrice che ha collaborato con il sacerdote che, a sua volta,  ha ringraziato “Padre Angelo per il grande lavoro  fatto per la famiglia Dobrushi e per essere riuscito a creare un ponte tra la cultura cristiana e musulmana”. La famiglia Dobrushi ha voluto, infine, ringraziare tutta le persone che in questo anno le sono state vicine.

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Alla fine della serata sono stati distribuiti dei dolci in onore all’usanza, diffusa in Albania, di lasciare dei dolci sulle lapidi per le persone che verranno a piangere i loro cari.