Cinghiali, via libera alla legge regionale su abbattimenti e indennizzi

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MILANO – Via libera dal Consiglio Regionale al progetto di legge sulla “gestione faunistico-venatoria del cinghiale e recupero degli ungulati feriti”.

“Il provvedimento prevede l’introduzione di una disciplina specifica per la gestione del cinghiale e trova fondamento nella necessità di far fronte alle diverse problematiche causate dall’espansione numerica della specie, problema particolarmente sentito in Valvarrone e in altre località del Lecchese”, spiega il consigliere regionale Mauro Piazza.

Dal 2004 al 2015 sono stati registrati oltre 6.500 eventi dannosi causati dai cinghiali alle produzioni agricole in Lombardia e a titolo di indennizzo sono stati erogati oltre 2,5 milioni di euro.

Mauro Piazza

“Il PDL prevede anche l’incremento, fissandola al 30%, della quota di compartecipazione all’indennizzo dei danni e alle opere di prevenzione a carico dei Comitati di gestione degli ambiti territoriali (ATC) e dei Comprensori alpini di caccia (CAC) – prosegue Piazza – Il progetto di legge disciplina inoltre l’utilizzo e la valorizzazione della carne di cinghiale, promuovendo altresì attività di beneficenza alimentare mediante la destinazione di una quota dei capi di cinghiali abbattuti alle associazioni locali attive nel campo della solidarietà sociale”.

Sono infine previste sanzioni amministrative per l’immissione o l’allevamento abusivo di cinghiali.
“La normativa  – ha dichiarato Antonello Formenti, consigliere regionale lecchese della Lega Nord – rappresenta un passo in avanti su una problematica che esiste da tempo ma che per la prima volta viene affrontata anche dalla Regione in maniera più incisiva e concreta.”

Antonello Formenti

“Sono molte – ha spiegato il consigliere regionale – le novità introdotte da una normativa che si pone l’obiettivo di far fronte ai problemi causati dall’espansione sia numerica che geografica di questa specie. La presenza dei cinghiali è stimata in Lombardia in un numero non inferiore ai 6000 nelle aree prealpine e alpine e in non meno di 4000 esemplari nel territorio appenninico. Una presenza che causa considerevoli danni alle attività agricole e porta gravi conseguenze agli allevamenti, dato che la specie è portatrice della peste suina e di altre patologie trasmissibili.”

“La normativa – prosegue Antonello Formenti – suddivide il territorio agro-silvo-pastorale lombardo in aree idonee, in cui la gestione del cinghiale avviene mediante controllo e prelievo venatorio,  e aree non idonee in cui si interviene mediante controllo e prelievo venatorio di selezione. Viene poi introdotto il concetto di “densità obiettivo”, i cui criteri di calcolo verranno  deliberati dalla Giunta Regionale. La legge valorizza inoltre la carne di cinghiale anche attraverso la promozione di attività di beneficenza alimentare, migliora la gestione delle carcasse di ungulati e favorisce l’attività di recupero degli ungulati feriti. La normativa consente poi il prelievo venatorio nelle aziende faunistico venatorie e agrituristiche di cinghiali marchiati e provenienti da allevamenti autorizzati.”