Club house al Bione. La memoria difensiva di Gheza: “Nessun abuso”

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L'assessore Stefano Gheza si dimette
L’ex assessore allo sport, Stefano Gheza, presidente Rugby Lecco

LECCO – Otto pagine di memorie, depositate lo scorso 11 settembre in municipio, a firma di Stefano Gheza per difendere il suo Rugby Lecco dall’accusa di aver fruito di uno spazio, quel vano sotto la tribuna diventato la club house della società, ritenuto abusivo dal Comune che ne ha ordinato la demolizione.

Un atto, quell’ordinanza, che per Gheza si è tramutata subito in una sentenza politica, tanto da spingerlo a rassegnare le dimissioni dall’incarico di assessore allo Sport del quale il sindaco Brivio lo aveva insignito. Ora, libero dall’impegno istituzionale, il presidente del Rubgy Lecco torna a ribadire l’assoluta estraneità della società sportiva ad ogni tipo di abuso edilizio. La Club House, dice Gheza, era autorizzata dal gestore:

“Nel mese si settembre 2012 la Sport Management, gestore del centro sportivo Al Bione, concedeva all’ASD Rubgy Lecco e all’ASD Rugby Lecco Valsassina Junior, l’intero spazio del sottotribuna – scrive nel suo memoriale – nella relativa convenzione si prevedeva espressamente ‘La concedente autorizza le concessionarie ad utilizzare lo spazio allocato sotto la tribuna centrale anche come segreteria, per l’organizzazione dei cosiddetti terzi tempi per allocarvi attrezzature per effettuare lavoro fisico/atletico e per l’effettuazione di riunioni tecniche e/o legate all’attività sociale delle concessionarie medesima”.

“Di tale utilizzo – scrive ancora Gheza – si è tenuto conto nella determinazione del prezzo forfettario (per quella stazione ammontante a 26 mila euro)”

Una simile convenzione sarebbe stata stipulata anche per le stagioni agonistiche successive con entrambi i soggetti, tranne che per l’annata 2016/2017 per la quale risulta solo il Rugby Lecco dopo che la società si è fatta carico anche del settore giovanile, fino ad allora gestito dalla Valsassina Junior.

L’ordinanza di sgombero e la mancanza di requisiti minimi di sicurezza e igiene, scrive Gheza nella sua memoria, è stata appresa “con vivo stupore” e l’ex assessore si riserva “Ogni valutazione al proposito, anche dal punto di vista civilistico” e ribadisce, come nelle sue dichiarazioni alla stampa, “l’assoluta assenza di ogni responsabilità” della società sportiva da lui presieduta “nelle attività di asserita trasformazione del locale, ritenute illecite nell’ordinanza”.

La Club House del Rugby Lecco, in una foto tratta da Facebook

 

“Il Rugby Lecco non ha eseguito modifiche edilizie di alcun genere e men che meno determinato la trasformazione del vano in questione o comunque in generale atti contrari alla normativa urbanistica – prosegue Gheza – gli spazi dell’interno sottotribuna erano già infatti suddivisi da soggetti a noi non noti, con strutture fisse (metallo e plexiglass) recanti porte di accesso in ferro e dotate di chiavistelli, addirittura prima che la Sport Management prendesse in gestione il centro e già precedentemente utilizzati come deposito di materiale e attrezzature sportive anche dai precedenti gestori del centro sportivo e da altre associazioni sportive calcistiche”.

Addirittura, ricorda Gheza, quel locale “prima del 2010 era utilizzato come parcheggio del trattore che veniva usato per la manutenzione dei capi in erba”.

La tribuna sotto la quale è collocato il vano oggetto dell’ordinanza del Comune

 

Che cosa ha fatto allora il Rugby Lecco dopo avere avuto quel vano in concessione? “Si è limitata a ritinteggiare e pulire l’interno spazio del sottotribuna, allocandovi gli arredi necessari per l’utilizzo autorizzato dal gestore – prosegue il presidente della società rugbistica – posando sulle pareti trofei e fotografie dell’attività delle due associazioni concessionarie. L’ASD Valsassina Junior, autonoma rispetto all’ASD Rugby Lecco, ha provveduto attraverso volontari a sostituire le predette strutture interne divisorie fisse preesistenti con pannelli in cartongesso rimovibili e collegare attraverso una canna dell’acqua in plastica un lavandino di sua proprietà e un rubinetto esterno, previa autorizzazione del gestore”.

Volontari di entrambe le associazioni sportive avrebbero poi “collocato un piccolo condizionatore, una stufa a pallet ed una parabola satellitare (per consentire agli atleti di vedere le partite del Sei Nazioni di Rugby) tutti peraltro facilmente amovibili, all’ingresso del sottotribuna”.

In ogni caso, sottolinea Gheza, “le sistemazioni interne non sono più oggetto di alcuna autorizzazione e che l’uso (come Club House, segreteria e palestra) era espressamente ammesso dalla convenzione” e che “ritinteggiatura, collocazione di arredi e la sostituzione delle preesistenti divisioni interne con pareti di cartongesso non configurano, come evidente alcuna attività edificatoria e di trasformazione”.

Per questo l’ex assessore chiede la revoca dell’ordinanza e, se non così non fosse, “il mutamento del destinatario dell’ordine di demolizione così’ che lo stesso venga indirizzato al più, oltre al soggetto gestore, all’effettivo autore delle divisioni, non essendo comunque il Rugby Lecco responsabile di tali opere”.