Confindustria in assemblea: “Ripresa lontana, i numeri sono impietosi”

Tempo di lettura: 6 minuti
Il presidente nazionale di Confindustria, Giorgio Squinzi.
Il presidente nazionale di Confindustria, Giorgio Squinzi.

LECCO – “Torno volentieri a Lecco perché sono molto vicino a questo territorio essendo nato a pochi chilometri da qui…”. Ha esordito così, Giorgio Squinzi, intervenendo giovedì 26 giugno all’assemblea generale di Confindustria Lecco. Con lui, nell’aula magna del Polo territoriale lecchese del Politecnico di Milano, il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, oltre al sociologo Luca Ricolfi (docente di Analisi dei dati all’Università di Torino ed editorialista del quotidiano “La Stampa”) e all’europarlamentare Alessia Mosca.

“Una nuova Europa per le imprese” era il tema dell’assise dell’associazione di via Caprera, che non poteva peraltro non partire da un’analisi della situazione italiana e dello stato di salute della nostra economia. “I numeri sono impietosi e dicono che quest’anno la crescita non andrà oltre lo 0,2% – ha detto il presidente nazionale di Confindustria – e anche per l’anno prossimo non c’è da stare troppo allegri considerato che le previsioni non vanno oltre l’1%”.

“Siamo del resto penalizzati anche guardando lo spread – ha aggiunto Giorgio Squinzi – ma il fatto positivo è che ho visto negli imprenditori una maggiore fiducia. Il clima, insomma, un po’ è cambiato, ma è certamente vero che è difficile essere ottimisti guardando ad esempio a quanto accaduto nel settore delle costruzioni”.

Il peggio, in ogni caso, pare essere passato e anche se il raffronto con gli altri Paesi europei non può essere motivo di consolazione “in alcuni settori – ha detto sempre il presidente – la Francia sta andando peggio di noi”.

Giorgio Squinzi (a sinistra) e Giovanni Maggi.
Giorgio Squinzi (a sinistra) e Giovanni Maggi.

Dell’esigenza di abbandonare la strada dell’austerità portata all’estremo per percorrere finalmente quella delle politiche per la crescita ha parlato diffusamente nella sua relazione il presidente di Confindustria Lecco, Giovanni Maggi. L’industria, a sua giudizio, è il patrimonio prezioso e unico su cui deve essere rifondata una nuova fase di sviluppo per l’intera Europa e per la sua economia.

“Pensando alle recenti elezioni – ha detto Maggi – mi spiace osservare come non vi fosse nessun rappresentante diretto del nostro territorio in ambito europeo, perché è questo il momento in cui verrà scelta l’impronta delle politiche comunitarie dei prossimi anni e il nostro Paese è chiamato a svolgere un ruolo strategico affinché venga messa al centro dell’agenda europea una seria politica industriale”.

Il presidente ha poi fatto riferimento alla questione morale e ai recenti scandali che hanno investito il Paese. “La corruzione che sembra ormai un ospite fisso delle cronache italiane – ha denunciato con forza – è due volte aberrante. Come fatto in sé, ma tanto più in questo momento di grave difficoltà per il Paese e per moltissime famiglie. Mi chiedo perciò con quale coraggio si possa continuare ad appropriarsi illecitamente di somme di denaro sottratte alla collettività”.

“La nostra organizzazione – ha aggiunto – è sempre stata in prima linea nella battaglia per la legalità e contro il crimine organizzato e lo sarà anche contro la corruzione. Confindustria non è e non sarà mai la casa dei corruttori, non soltanto per un fatto etico ma anche perché la corruzione è un agente distorsivo del mercato”.

Il presidente dell’associazione imprenditoriale lecchese, fondata nel 1946, ha quindi auspicato il “Daspo” per i politici corrotti e spezzato una lancia a favore della classe imprenditoriale, che – secondo una visione a giudizio di Maggi purtroppo diffusa nel Paese – agirebbe esclusivamente nella prospettiva del guadagno, visto come unico scopo dell’impresa. “Al di là del fatto che il profitto è insito nella natura dell’attività imprenditoriale e che di conseguenza è quanto meno illogico condannarlo – ha detto – gli imprenditori non soltanto pagano le tasse ma reinvestono parti rilevanti dei profitti in ricerca, innovazione e sviluppo, senza i quali non potrebbero affrontare la competizione internazionale che si fa sempre più serrata”.

Niente profitti vuol dire niente investimenti, insomma. E niente investimenti significa niente impresa., dunque niente occupazione e benessere.

Entrando nello specifico della situazione lecchese Giovanni Maggi ha ricordato  che “nel 2013 le nostre esportazioni, alle quali il manifatturiero concorre per oltre il 98%, hanno sfiorato i 4 miliardi di euro, pari a poco meno dell’1% del totale dell’export nazionale, nonostante i freni imposti alla libera attività delle imprese, a partire dall’abnorme macchina burocratica italiana, così elefantiaca, eccessiva e opprimente nella sua struttura da creare il terreno adatto allo sviluppo di pratiche illecite”.

DSC_2214Il presidente di Confindustria Lecco ha insistito sulle difficoltà di “fare impresa” nel nostro Paese e non ha esitato a definire scandaloso l’impatto del carico fiscale. “La pressione fiscale per le imprese italiane – ha detto – è pari al 65,8%, con un primato negativo in Europa e tale da collocarci al 138° posto a livello mondiale su 189 Paesi presi in considerazione dall’indagine Paying Taxes 2014 sui dati del 2012”.

“La prima cosa da fare è dunque ridurre il carico fiscale”, ha detto a chiare lettere il presidente. E tutti, in sala, hanno applaudito. “E’ inoltre necessario – ha aggiunto – riequilibrare l’imposizione fiscale dai redditi ai consumi, una soluzione socialmente più equa, tenendo conto oltretutto del fatto che anche chi evade consuma, spesso più degli altri”.

Roberto Maroni, governatore della Lombardia.
Roberto Maroni, governatore della Lombardia.

Più avanti nel suo intervento Maggi ha auspicato per il futuro la creazione di un parco scientifico tecnologico che possa essere una sorta di cerniera fisica tra il mondo dell’Università e della ricerca e quello delle imprese. “Non soltanto quelle industriali – ha specificato – ma anche le migliaia di imprese artigiane portatrici di quelle competenze diffuse che sono una delle più importanti ricchezze di questo territorio, dove la scuola possa diventare un’eccellenza e dove i ragazzi possano avere la possibilità di formarsi in azienda e attrezzarsi per il mondo del lavoro, dove un turista possa essere accolto da un porto moderno ed efficiente piuttosto che dallo scheletro incompiuto del nuovo Tribunale, come accade ora”.

Alla relazione del presidente Maggi sono seguite la firma del protocollo organizzativo tra Confindustria Lecco e Confindustria Sondrio (rappresentata dalla presidente Cristina Galbusera) per la costituzione di un’unica associazione e la consegna degli attestati di benemerenza e delle medaglie d’oro al merito industriale a nove imprenditori. Uno dopo l’altro sono stati chiamati Fabio Buzzi (FB Design di Annone Brianza), Guido Cappellotto (Alpina Raggi di Lomagna), Marco Fontana (Fontana Pietro Spa di Calolziocorte), Francesco Limonta (L.A.E.B. di Sirtori), Enrico Mandelli (Enrico Mandelli Spa di Merate), Umberto Paramatti (Paramatti & associati di Lecco), Lorenzo Riva (Elecro Adda di Beverate di Brivio), Eliseo Valsecchi (L.A.M.P. Srl di Suello) e Piero Valsecchi (Cav. Mario Valsecchi e figli Srl di Calolziocorte).

DSC_2246Quindi spazio alla tavola rotonda con Giorgio Squinzi, Alessia Mosca, Luca Ricolfi e Roberto Maroni, moderata da Sebastiano Barisoni, vicedirettore di Radio 24.

Il governatore della Lombardia ha difeso il ruolo delle Regioni, che “dal 2009 al 2013 – ha detto – hanno ridotto le spese del 38,5%”. “Certo è impensabile e ingiusto – ha specificato – fare di ogni erba un fascio e cancellare indistintamente tutti gli enti locali, compresi quelli virtuosi. Occorre invece andare a vedere dove le cose funzionano e esportare quei modelli e il premier Matteo Renzi non dovrebbe dimenticare che quando era sindaco di Firenze ebbe a definire il patto di stabilità un patto di stupidità”.

Maroni ha poi fatto un esplicito riferimento alla Lombardia. “La nostra regione ha dieci milioni di abitanti – ha affermato – e 3.000 dipendenti, la Sicilia di dipendenti ne ha 30.000 con la metà degli abitanti”.

GALLERIA FOTOGRAFICA