Coppie di fatto: a Lecco 1400 “unioni” aspettano un registro

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LECCO – Coppie di fatto e registro delle unioni civili: sotto i riflettori nazionali ed internazionali, dopo la decisione del governo francese di legalizzare i matrimoni tra omosessuali, il tema giunge anche nel capoluogo manzoniano, con un’audizione pubblica in Comune a Lecco che precede l’eventuale decisione di istituire il registro anche in città, così come già avvenuto in altre città italiane e nel lecchese a Mandello del Lario.

“Crediamo che spetti ai Comuni fare un passo in avanti per colmare il vuoto lasciato dal legislatore nazionale – ha spiegato mercoledì sera Mauro Pirovano, presidente dell’associazione gay ‘Renzo e Lucio’, ai consiglieri comunali – Siamo cittadini come gli altri, paghiamo le tasse come tutti e contribuiamo alla crescita del Paese, ma non ci vediamo riconosciuti pari diritti”.

Se la questione ha assunto un’importanza fondamentale per la comunità omosessuale, non va scordato che il tema delle unioni civili riguarda anche le coppie eterosessuali che, pur convivendo stabilmente e magari avendo figli, scelgono di non sposarsi: secondo i dati elaborati dall’ufficio anagrafe del Comune, sarebbero 1425 i nuclei familiari su oltre 21 mila che rientrerebbero in questa categoria, per un totale di 4101 persone delle quali 1732 straniere.

Per questi ultimi, oltretutto, la registrazione come semplici conviventi e non come coniugi dipende anche dalla mancanza di presentazione di un documento di matrimonio valido per la legge italiana. La maggior parte di queste famiglie abita fuori dal centro cittadino tra i rioni di Castello (159 “unioni”), Pescarenico (151) e San Giovanni (180), anche se a Lecco centro se ne concentra il numero maggiore (217).

“Il Comune non può sostituirsi al governo nazionale, ma quando la legge non affronta temi come questi si creano discriminazioni – ha sottolineato il presidente del Consiglio Comunale, Alfredo Marelli – da un lato la negazione di poter accedere a determinati diritti, come per le successioni ereditarie, dall’altro c’è anche chi approfitta di tale condizione per trattamenti più favorevoli poiché è figurante il reddito di un solo componente della coppia; è il caso dei ticket sanitari e degli assegni famigliari”.