De Capitani scrive al Prefetto: “A Pescate, i migranti non li vogliamo”

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Il prefetto di Lecco,  Lilliana Baccari

 

PESCATE – Lo aveva già detto pubblicamente negli ultimi giorni, lo ha ribadito in una lettera al Prefetto: “Noi a Pescate i migranti non li vogliamo”. Il sindaco Dante De Capitani  scrive a Liliana Baccari, impegnata nel suo ruolo istituzionale nella gestione degli arrivi di richiedenti asilo sul territorio lecchese.

“Eccellenza, io la conosco poco, ma Lei credo mi conosca molto meglio.

Non frequento le sue sale di corso Promessi Sposi, da anni non partecipo alla festa della Repubblica e nemmeno a cerimonie istituzionali varie che Lei ogni tanto organizza.

La colpa è mia, sono un vecchio lupo solitario che sta diventando sempre più solitario nel panorama dei sindaci lecchesi, anche se confesso che ci sono molti cittadini della provincia – anche non pescatesi – che  con il loro sostegno mi fanno sentire un po’ meno solitario.

Premetto subito che non ce l’ho con Lei, che fa solo il suo lavoro e cerca di farlo bene.

Lei è un bravo e solerte funzionario dello Stato nominato dal Consiglio dei ministri e dirige le Forze dell’Ordine e la sicurezza sul territorio.
Ma non dirige me, e non credo voglia provarci.

Il sindaco Dante de Capitani

Ho un bambino di sette anni che si chiama Daniele che sto cercando di far crescere in un paesino bello, curato e fiorito dove il degrado non esiste, dove non ci sono scritte sui muri ed erbacce ai bordi delle strade,  dove il lago nonostante le alghe si mantiene balneabile, dove i parchi in cui l’erba viene tagliata nove volte all’anno sono pieni di giochi e pieni di bambini contenti, in ogni mese dell’anno.

Dove Le sagre di Pescate portano avanti la tradizione gastronomica dei nostri nonni e dove la bandiera biancoazzurra di Pescate si dispiega in vari luoghi accarezzata dal vento lacustre, in un  paese ormai conosciuto come “Un sogno tra lago e monte”.

Dove, sempre i nostri nonni, ci hanno insegnato che chi non lavora non mangia e che il lavoro nobilita l’uomo, e che l’ozio è il padre di tutti i vizi.

In questo Comune i cui  cittadini  ci hanno affidato il territorio per renderlo sempre più bello e sicuro, pur con tutti i limiti della nostra azione amministrativa, abbiamo deciso che noi i migranti non li vogliamo.

Noi: Sindaco, assessori e consiglieri comunali tutti.

Non vogliamo che entrino nelle case di Pescate, non vogliamo che siano mantenuti a sbafo qui a Pescate, non vogliamo che delle cooperative ci lucrino sopra qui a Pescate.

Non sopportiamo che entrino nel nostro paese a chiedere l’obolo ai clienti del supermercato, sopportiamo a fatica vederli bighellonare con tablet, cellulari e cuffiette al seguito, con le biciclette regalate, mentre agli italiani, anche quelli più indigenti, non regalano mai niente, solo tasse e doveri.

Lei potrà obiettare che Pescate è ancora comune italiano e non ancora della Svizzera e quindi a questo Stato sottoposto, ma noi diciamo che il territorio è prima di tutto del popolo sovrano e dei cittadini che hanno votato chi li rappresenta, e noi i voti li abbiamo presi, e tanti.
Lei che ha proposto e fatto firmare a larghissima maggioranza il documento sulla solidarietà diffusa del 5 dicembre 2015, mandi i migranti dai sindaci che si sono detti favorevoli all’accoglienza, che sono ben 81 sugli 88 complessivi.

Quelli che non hanno firmato tra cui il sottoscritto, li lasci in pace, hanno fatto una scelta diversa, la rispetti.
Daniele e i tanti bambini che stiamo cercando di far crescere in un paesino bello, curato e fiorito dove il degrado non esiste, avranno così una possibilità di vivere secondo la tradizione dei  nonni per qualche altro anno in più.

Solo qualche anno in più, perché non basterà la determinazione di qualche sindaco per fermare il mondo senza regole che si sta profilando.
Ma anche se non basterà, vivremo quegli anni in più contenti, svegliandoci un poco più tardi dal nostro sogno tra lago e monte.

Saluti Eccellenza”.

Dante De Capitani
Sindaco di Pescate