Detriti spaziali. L’intervista a Laura Pirovano, da Calolzio all’Università del Surrey

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La dott. Laura Pirovano in occasione di un worskshop al quale ha partecipato lo scorso luglio
La dott. Laura Pirovano in occasione di un worskshop al quale ha partecipato lo scorso luglio

CALOLZIO – Satelliti spenti, fuori uso, pezzi e frammenti derivanti da esplosioni e collisioni orbitano intorno al nostro pianeta, aldilà dell’atmosfera, stiamo parlando di detriti spaziali, un problema sempre più attuale ed un tema solo apparentemente relegato alla comunità scientifica, ma al contrario vicino alla nostra quotidianità.  “Usiamo giornalmente le attività spaziali, per le previsioni meteo, la radio online o il navigatore” ci spiega Laura Pirovano, giovane calolziese, che la passione e gli studi in ingegneria aereospaziale hanno condotto in Inghilterra, dove è dottoranda.

 Laura è nata e cresciuta a Calolzio, dove ha studiato fino alle scuole medie, “ho frequentato il liceo scientifico Grassi mentre la triennale in ingegneria matematica al Politecnico di Milano” per la specialistica in ingegneria aereospaziale la 26enne si è poi trasferita in Olanda, “avevo voglia di fare un’esperienza all’estero”, continuata in Spagna per il primo anno di dottorato ed ora in Inghilterra per proseguire gli studi presso l’Università del Surrey.

“Vivo a Guildford, un paesino vicino Londra, da appena tre mesi – ci racconta – mi occupo della determinazione orbitale di detriti, si tratta di oggetti che orbitano intorno alla Terra, satelliti non attivi, non in controllo, spenti o non più in funzione, ma possono essere anche delle parti di questi disperse in seguito a esplosioni o collisioni. Quelli più grandi, oltre i 10 centimetri, sono conosciuti, mentre i più piccoli non sono tracciati nonostante siano potenzialmente in grado di distruggere dei satelliti”. Proprio intorno a questo tipo di detriti si stanno concentrando gli studi della calolziese, “se lo spazio si riempisse di oggetti, che entrando in collisione produrrebbero altri detriti, ci sarebbe un effetto a cascata che impedirebbe nuovi lanci” ci spiega.

Il problema dei detriti spaziali è sempre più urgente ed all’ordine del giorno nelle discussioni fra esperti; “non ce ne rendiamo conto, ma usiamo le attività spaziali a livello giornaliero, per le previsioni meteo, per anticipare il camminamento di un uragano, le prime immagini di terre isolate da tsunami o terremoti spesso arrivano dallo spazio, ma anche per far funzionare la radio online o il navigatore” sottolinea Laura.  I detriti più piccoli “si possono visualizzare con osservazioni con sensori a terra, ottici e radar, che fotografano gli oggetti che passano attraverso il campo visivo, dalle foto cerco di risalire ad una possibile orbita in cui si trovano, ma c’è molta incertezza ed è difficile prevedere dove andrà il detrito”. Di qui la necessità di trovare metodi nuovi, a cui anche Laura sta studiando affiancata dal team di colleghi, con specifica nell’astrodinamica, dell’Università inglese. “Serve un metodo veloce per capire di quale oggetto si tratti e dove si trovi, lo scopo attuale è di avere una mappatura generale, sapere dove si trovano queste masse permette di deviare i satelliti attivi per evitare che siano colpiti”. Nel futuro ciò, però, non sarà più sufficiente, “si dovrà intervenire per rimuoverli – conoscerne la posizione sarà quindi fondamentale – una missione inizierà nel 2023 – ci spiega – sarà una prima dimostrazione, una possibilità prevede di inviare un piccolo satellite vicino a quello da rimuovere, lanciargli una rete che lo intrappoli per farlo bruciare nell’atmosfera trascinato dal satellite guida”.

Le vacanze di Natale sono state l’occasione per la giovane di tornare in famiglia a Calolzio e tenere lo scorso sabato, presso l’auditorium Golfari a Galbiate, un incontro proprio sul tema dei detriti spaziali, “mi ha fatto molto piacere ricevere questo invito, ho avuto la possibilità di esporre il mio lavoro e un primo riscontro per capire se quanto dicessi fosse comprensibile ad un pubblico diversificato, sono davvero molto contenta della risposta” commenta.

Quali sono le tue prospettive future? – le chiediamo – c’è anche la possibilità di un ritorno in Italia?”. “Quello dello spazio è un ambito di studi molto stimolante – risponde – c’è collaborazione all’interno della comunità scientifica, si ricevono feedback per il proprio lavoro. Non so se vorrò rimanere in accademia o in una compagnia, dovrò decidere in questi anni di dottorato, nessuna delle due mi è preclusa, così come il ritorno in Italia, dove non ho trovato lavoro in tempi brevi, ho mandato qualche curriculum ma non ho avuto risposte subito, anche se a livello spaziale siamo una nazione che dà tanti contributi”.

Dalla prossima settimana la passione e l’impegno riporteranno Laura in Inghilterra, “le vacanze di Natale sono già finite, tra qualche giorno tornerò in Università” conclude. Da parte nostra un grande in bocca al lupo per i suoi studi.