Don Agostino al Ghisallo: “Fabio, Ugo e tutti gli amici vivono nei nostri cuori”

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Don Agostino Frasson con il padre e la moglie di Fabio Casartelli, morto sulle strade del Tour de France il 18 luglio 1995.
Don Agostino Frasson al Ghisallo con il padre e la moglie di Fabio Casartelli, morto sulle strade del Tour de France il 18 luglio 1995.

 

MAGREGLIO – “Ugo ha dato il via a questo giorno del ricordo che rinnoviamo anno dopo anno e oggi vogliamo rivolgere un pensiero anche a tutti gli altri amici che ci hanno lasciato, a cominciare da Fabio Casartelli, scomparso esattamente vent’anni fa. Lui non c’è più, ma continua a vivere nei nostri cuori, come tutti quelli che ci hanno preceduto”.

Don Agostino Frasson, direttore della “Casa don Guanella” di Lecco, ha introdotto così, sabato 18 luglio, la messa in ricordo dei ciclisti defunti. Di Fabio Casartelli, appunto, morto nel ’95 sulle strade del Tour de France tre anni dopo aver vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Barcellona, del mandellese Ugo Balatti, schiacciato due anni fa dal trattore che lui stesso stava conducendo nei boschi sopra Abbadia Lariana.

E poi di don Luigi Farina, che fu rettore del santuario del Ghisallo, di Giacomo Bugno, Valerio Zeffin, Marco Panzeri, Francesco Ferranti, Renzo Gilardoni, Oreste Castelnuovo, Luciano Polvara, Roberto Pelacchi, Giorgio Frigerio, Paola Corti, Elide Bolis, Patrizio Bartesaghi, Giuseppe Galbiati, Nikolin Doncevic, Simone Tomi, Diego Pellegrini, Luigi Visini, Piotre Fuksiewicz, Livio Giordani, Daniele Ferrario, Sebastian Tubiana e Fulvio Stropeni.

Poi ancora William Viola, Alessandro Sironi, Pino Tocchetti, Virginio Pozzi, Alberto Frigerio, Pier Carlo Spinelli, Rolando Iodola, Umberto Colombo, Elio Bolis, Giuseppe Scaccabarozzi, Giuseppe Valsecchi, Enrico Angioletti, Ivan Fiorini, Vincenzo Somaschini e Roberto Donati.

Un rito significativo perché celebrato al Ghisallo, davanti al santuario della Madonna patrona dei ciclisti, raggiunto in bicicletta dallo stesso don Agostino e da numerosi altri appassionati dello sport del pedale, partiti dalla sede di via Amendola della comunità educativa lecchese.

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Già nel tragitto verso il Ghisallo non erano mancati spunti di riflessione, ispirati da quattro concetti – coesione, tenacia, sacrificio e solidarietà – e da una serie di pensieri e brani musicali.

“Pedala è un’esortazione a mettersi insieme, essendo ora leader ora gregario per il bene della squadra”, è stato detto. E ancora: “La nostra storia personale è come una corsa in bicicletta, con salite, discese e anche cadute. Quando arrivi al traguardo  passi la bicicletta a qualcun altro, a chi prende quell’eredità. La bicicletta è una grande metafora della vita, inaspettata e sorprendente”.

Al Ghisallo c’erano anche Gianni Bugno e Claudio Chiappucci, campioni di ciclismo di un non lontano passato. E c’era Antonio Rossi, assessore regionale, a sua volta uomo di sport. Poi i familiari di alcuni corridori scomparsi, a cominciare dalla moglie e dal padre di Casartelli e da Giusy, moglie di Ugo Balatti.

All’omelìa don Agostino ha insistito sul concetto secondo cui chi è al potere ha il dovere di servire, sottolineando come la vita sia un dono. “E allora anche noi dobbiamo farci dono – ha detto il sacerdote – ricordando che ogni nostra esperienza è un dono di Dio e sapendo che dobbiamo porre gli altri al centro della nostra vita”.

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Poi un pensiero agli amici scomparsi: “Il cuore si addolora pensando a chi non c’è più, ma è nostro dovere ricordarli per tutti doni che ci hanno fatto: per la loro gioia, i loro sorrisi e la loro amicizia”. E un’esortazione: “Continuiamo a camminare nella luce di Dio, guardando costantemente alla misericordia e al perdono, autentici toccasana nel cammino della nostra esistenza”.

Al termine del rito eucaristico una foto ricordo davanti al santuario, un ultimo segno di croce poi nuovamente in sella per affrontare la discesa. Pellegrini in bicicletta, nel ricordo di chi non c’è più.

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