Donazione degli organi. Reginald Green sostiene la battaglia di Galbiati

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Marco Galbiati presidente CFPA di Casargp

LECCO – “Le 13.000 persone che fino ad ora hanno firmato la petizione lanciata da Marco Galbiati per permettere alle famiglie dei donatori di organi e ai loro riceventi di contattarsi è un ulteriore esempio del desiderio che molte famiglie hanno di conoscere come stanno le persone che hanno ricevuto il dono della loro persona amata. Negargli questa opportunità è un modo dimesso di trattare chi ha realizzato uno dei gesti più nobili della medicina”.

Queste le parole con cui Reginald Green, il papà del ragazzino americano colpito e ucciso per errore nel 1994 in Italia, i cui genitori acconsentirono alla donazione degli organi, ha scritto a Marco Galbiati.

“Queste persone hanno lottato contro la pressione quasi irresistibile di ritrarsi nel dolore ed hanno invece steso le loro mani per aiutare altre persone che non avevano mai conosciuto prima – prosegue Green nella sua mail a Galbiati – Negargli quest’opportunità è anche assolutamente non necessario. Negli Stati Uniti, dove vivo, migliaia e migliaia di famiglie si sono scritte lettere e si sono anche incontrate con quasi nessuno dei problemi di cui parla chi si oppone al cambiamento”.

Marco Galbiati e il figlio Riccardo

 

Di fatto, le organizzazioni che sovraintendono le donazioni degli organi negli Stati Uniti dicono che nella stragrande maggioranza dei casi il contatto migliora la salute e la felicità di entrambe le parti. “Non ci sono dati nazionali, ma in una regione che da sola ha meno della metà degli abitanti dell’Italia, 1200 persone lo scorso anno si sono scritte delle lettere. In un’altra area, la metà delle famiglie dei donatori ha contattato l’altra parte. No, questo non perché la cultura americana è differente: in questi grandi numeri, molti sono di famiglie di origini italiane”, conclude Green.

“La mail di Reginald Green ha costituito per me un momento di grande commozione – commenta Marco Galbiati – D’altra parte mi ha confortato nella mia convinzione che anche in Italia debba essere superato l’anonimato e mi sento spronato a continuare nella mia battaglia, anche ‘contro’ chi a lungo si è rifiutato di confrontarsi su questa tematica e continua a girare attorno alla questione”.

E’ sempre possibile firmare la petizione dal sito internet dell’associazione di Marco e Riccardo Galbiati www.iltuocuorelamiastella.it oppure direttamente su change.org.

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