Dopo “Insubria”, a Calolzio la CGIL porta il Tour della Legalità

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CALOZIOCORTE – “Legalità una svolta per tutti” è il titolo del convegno che la Cgil sta portando in giro in tutta Italia e nella serata di Mercoledì ha fatto tappa presso la Sala Civica di Via Galli a Calolziocorte che ha visto una discreta partecipazione da parte della comunità calolziese.

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Guerino Donegà

“La legalità è un urgenza, un valore capace di risollevare le sorti di un paese compromesso e si pone come soluzione nei confronti della lotta al malcostume e inoltre è una garanzia che non vuole promesse disattese ma si pone come un’unica certezza in grado di cambiare concretamente le cose” così Guerino Donegà, Segretario Cdlt della Cgil di Lecco, ha inaugurato la serata dedicata al tour della legalità presso la Sala Civica di Calolziocorte in Via Galli.

Al termine del suo intervento, Donegà ha passato la parola a Wolfango Pirelli Segretario Provinciale della Cgil che ha sottolineato come “sia significativo che l’incontro si svolga a Calolziocorte, comune che ha assunto nelle ultime settimane un carattere fortemente simbolico dato il suo coinvolgimento nell’operazione Insubria”.

Pirelli ha poi sottolineato come l’impegno della Cgil nei confronti della legalità “non è recente ma dura da anni e che ha lasciato diverse vittime nella lotto contro la mafia. Una storia che negli ultimi anni si è misurata con diverse questioni che hanno avuto a che fare con la legalità, il lavoro è quello a noi più pertinente – difatti Pirelli ha voluto sottolineare come  – Il compito della Cgil non sia la ricostruzione giudiziaria, ma bensì raccontare ciò che avviene nel mondo del lavoro e cercare, dove possibile, di indicare una strada da seguire”.

Pirelli ha proposto alle persone intervenute (Paolo Cereda, Mario Portanova e Luciano Silvestri che sostituiva Gianna Fracassi) di indirizzare i loro interventi secondo tre riflessioni : la prima riguardante il rapporto tra la società civile e la malavita organizzata, la seconda riguardo l’impegno quotidiano di proseguire un lavoro di crescita culturale e infine l’ultima riflessione relativa alla rivendicazione tra le leggi e le iniziative contro la malavita soprattutto partendo dai temi più cari( lavoro in primis). Ha concluso poi l’intervento con l’augurio che la lotta alla legalità diventi uno dei connotati essenziali della Cgil.

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Mario Portanova

Il primo a intervenire è stato Mario Portanova, giornalista di “ilfattoquotidiano.it”, che ha dapprima spiegato come la Lombardia sia la regione italiana in cui sono presenti tutti i tipi di mafia; “la presenza della mafia in Lombardia – spiega Portanova – non è recente, difatti essa è presente nella nostra regione da più di 60 anni, in particolare il primo nucleo della ’ndrangheta risale al 1954 in un piccolo paese della provincia di Varese, Buguggiate, ad opera di Giacomo Zagari”. Portanova ha spiegato poi come la mafia si inserisca nei comuni più piccoli e non nelle grandi città poiché in essi è più facile insediarsi perché più “aperti”, difatti in alcuni comuni è semplice “Trovare una corrispondenza biunivoca tra la una famiglia mafiosa e il comune stesso come ad esempio la famiglia Trovato nel territorio Lecchese” la cosa che più stupisce le persone comuni risulta essere il fatto che le persone coinvolte nella mafia sono persone comuni ben inserite nella città e non i “classici criminali con la pistola”.

Sul finale del suo intervento, il giornalista ha citato il caso Insubria spiegando che “dal 2008 a oggi sono state censite, nel solo territorio lecchese e comasco, ben 500 intimidazioni a danno di alcuni esercizi commerciali,legati a discorsi di estorsioni, usura e ricatti”; ma ciò che fa ancora più riflettere è il numero bassissimo di denunce ciò è dovuto all’omertà “dietro a cui si cela la paura o in alcuni casi la convenienza perché molte volte sono gli stessi imprenditori ad andare a cercare i mafiosi chiedendo loro protezione, soldi che la banca non concede, smaltimento dei rifiuti e per finire il riciclaggio di denaro sporco. Tutto ciò ci fa comprendere come l’omertà non è diffusa solo al sud, come si crede, ma è una realtà presente anche nel nostro territorio”. Portanova  ha concluso il suo intervento dicendo che “tutte queste considerazioni smentiscono la leggenda degli anticorpi  pronti a respingere l’ndrangheta che anzi il più delle volte riesce a prosperare”.

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Luciano Silvestri

La parola è poi passata a Luciano Silvestri, responsabile Legalità e Sicurezza della Cgil Nazionale:  “La mafia – ha dichiarato – non è una banda che fa una rapina in banca, ma è un qualcosa che agisce perché riesce a conquistare il territorio sociale, inoltre quando un’organizzazione mafiosa riesce a prendere possesso di un’azienda è in grado di estendersi, tramite essa, in tutto il territorio che la circonda”.

Silvestri individua nella contrapposizione al controllo sociale mafioso di un nostro controllo sociale basato sull’unione della società civile, delle istituzioni e  degli organi preposti il mezzo per contrastare l’unità mafiosa; un intervento patriottico quello di Silvestri, ma al contempo pieno di speranza che esorta a “un’unione di tutte le forze a nostra disposizione per una ricostruzione morale di cui il paese ha fortemente bisogno”; intervento al termine del quale espone un progetto: produrre un film composto dalle testimonianze di operai che lavoravano nelle aziende confiscate alla mafia e mostrarlo al Presidente della Repubblica per denunciare la condizione in cui versano molte aziende italiane e i soprusi che questi poveri operai sono costretti a subire.

Durante la serata c’è stato spazio anche per il sindaco di Calolziocorte Cesare Valsecchi che ha sottolineato il grande problema degli appalti, riguardo al quale ha firmato un accordo con la prefettura, da sempre ambito in cui la mafia prolifera e come tutte le cose, mafia in primis, partono da cose piccole che però ci sfuggono e col passare del tempo diventano sempre più grandi e ha terminato con un  plauso rivolto a “continuare le iniziative nei nostri comuni per contrastare i fenomeni malavitosi”.

L’intervento conclusivo della serata è stato affidato a Paolo Cereda, referente del Coordinamento “Libera” di Lecco, il quale ha dichiarato che le operazioni Metastasi e Insubria dimostrano come la mafia sia parte integrante del nostro territorio e di come essa esista da quattrocento anni perché noi lo abbiamo permesso; “L’operazione contro la mafia – spiega Cereda – nasce dai semplici atti quotidiani e le piccole scelte che ognuno di noi compie ogni giorno” . Cereda ha parlato poi dell’inchiesta che sta sconvolgendo il mondo politico romano e ha specificato che la verità è venuta a galla grazie a persone competenti e coraggiose che hanno dimostrato che la Mafia, se combattuta con i giusti mezzi, può essere sconfitta.

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Paolo Cereda

“L’operazione Insubria- continua Cereda – dimostra ancora una volta come la mafia vive di legami famigliari e territoriali, territori nei quali non mette più in atto fenomeni di infiltrazione, ma bensì fenomeni di colonizzazione ovvero i mafiosi arrivano in Lombardia , fanno affari e ci rimangono, non tornano più al loro paese, ma “aprono” comunità qui”.

Il referente del Coordinamento “Libera” di Lecco ha spiegato che Libera agisce in Lecco attraverso tre vie: la prima attraverso il riutilizzo sociale dei beni confiscati, le seconda tramite la diffusione della cultura antimafia soprattutto nelle scuole, e infine mediante l’aiuto ai parenti delle vittime delle vittime innocenti della mafia che sono state uccise o ferite dalla malavita, “libera” lo fa per non fargli sentire soli e per cercare di fargli avere giustizia attraverso la riapertura dei processi.

Cereda  ha concluso il suo intervento e la serata parlando della Pizzeria Wall Street, bene confiscato alla mafia lecchese che dovrà diventare il simbolo della legalità poiché un bene sequestrato alla mafia deve diventare un tale simbolo poiché se sequestrato e non riutilizzato può solo giovare alla reputazione del malavitoso poiché i cittadini penseranno come era fiorente quando era in mano alla mafia.

“Sperando che l’odore della pizza diventi presto realtà”: con questa frase Cereda ha voluto concludere la serata, una serata in cui si è espressa la necessità di fare qualcosa per fermare la Mafia e rendere Lecco e l’intera Italia luoghi in cui la legalità regni sovrana.

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