Dove finiscono i fumi dell’inceneritore? Lo studio del comitato

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LECCO – Dove vanno a finire i fumi dell’inceneritore? E quali conseguenze potrebbero avere sulla salute dei cittadini?

Una domanda a cui dovrà rispondere lo studio epidemiologico che dovrebbe essere presentato la prossima settima a Silea, nel frattempo però è il comitato dei cittadini, del Coordinamento Rifiuti Zero, che punta allo spegnimento graduale del forno valmadrerese, a rendere pubblico il proprio studio in una serata pubblica che si è svolta venerdì al Palazzo del Commercio di Lecco.

Un’analisi indipendente, autofinanziata dallo stesso coordinamento per circa 4 mila euro, frutto di una raccolta fondi che proseguirà con altre iniziative, “per fornire un contributo sostanziale per le persone che vivono nel lecchese e per gli amministratori responsabili della salute pubblica delle loro comunità” hanno spiegato dal palco i referenti del comitato.

Il compito è stato affidato dal coordinamento alla Servizi e Territorio, azienda specializzata in questa tipologia di analisi e che vanta tra i propri clienti A2A, il CNR, il Politecnico e anche l’Arpa.

Lo studio presentato si basa sul modello Calpuff, il metodo di calcolo più utilizzato per valutare la dispersione di inquinanti che combina il fattore meteo, in particolare la direzione e la forza del vento, e il volume di emissioni prodotte da una fonte inquinante per creare una mappatura delle ricadute sul territorio. In questo caso è stato scelto l’ossido di azoto come tracciante delle emissioni prodotte dall’inceneritore di Valmadrera.

E’ stato l’ing. Daniele Fraternali ad illustrarne i risultati: “Abbiamo utilizzato i dati delle emissioni effettive dell’inceneritore e quelli meteorologici di Arpa per effettuare una misurazione nell’arco di 12 chilometri, scandita ogni cento metri, per un periodo complessivo di un anno, una rilevazione totale di 8.760 ore. In questo modo è stato possibile distinguere le aree di maggiore ricaduta e quelle con ricadute zero”.

Le mappe di isoconcentrazione mostrano come, nello studio presentato dal coordinamento, l’area maggiormente colpita sarebbe alle spalle dell’inceneritore, quella del Monte Barro, estendendosi nell’area circostante, da Civate e Valmadrera arrivando a toccare la Brianza oggionese. La città di Lecco, così come i paesi affacciati al Lago di Garlate, non sarebbero invece interessati dalle ricadute inquinanti del forno inceneritore.

La mappatura realizzata per il coordinamento Rifiuti Zero

 

“La contraddizione che evidenziamo – ha spiegato Gianni Gerosa del coordinamento – è che nell’analoga analisi presentata da Silea nel 2010 la punta massima di ricadute era individuata nella zona attorno all’inceneritore, è differente nella nostra analisi ma anche nell’ultimo studio commissionato dai Comuni e Silea a Tecno Habitat che evidenzia zone di ricaduta diverse”.

La mappatura realizzata p per il comitato scientifico di Comuni e Silea

 

Quest’ultima escluderebbe l’oggionese delle zone di ricaduta dell’inquinante, evidenziandole in modo più evidente nella zona ad ovest dell’inceneritore. La discrepanza, secondo l’ing. Fraternali, sarebbe dovuta al diverso periodo temporale, dei dati meteo, presi in esame dai due studi. Un problema tecnico, dovuto all’installazione della nuova centralina di Arpa a Valmadrera avrebbe complicato il reperimento dei dati di un intero anno solare, facendo compiere scelte diverse agli esperti dell’una e dell’altra parte.

A destra la prima mappatura commissionata da Silea nel 2010

 

Le mappature offrono ora un risultato parziale, che dovrà essere incrociato con il tasso di mortalità e l’incidenza di tumori nelle zone a maggiore esposizione, per verificare se effettivamente l’inceneritore può essere responsabile (oppure no) di conseguenze sulla salute della cittadinanza.

“Non possiamo però valutare le situazioni comune per comune, non avrebbe senso – mette in guardia il dott. Paolo Crosignani,  che dal 2000 al 2013 è stato direttore della Unità Complessa di Epidemiologia Ambientale e Registro Tumori, ed è tra i professionisti coinvolti dal coordinamento Rifiuti Zero – ce lo dicono le mappature, le ricadute inquinanti non rispettano i confini amministrativi”.