Due spagnoli in invernale alla Torre Trieste sulle orme di Redaelli

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Marc Subirana e Miguel Molina alla Torre Trieste.

 

CASSINA VALSASSINA – Classe 1935, originario di Mandello Lario e ora residente a Cassina Valsassina, Giorgio Redaelli lo scorso anno si era visto assegnare un prestigioso riconoscimento, il Pelmo d’oro alla carriera.

Questa la motivazione: “Accademico del Cai, socio onorario del Gruppo Ragni della Grignetta, è considerato il “re della Civetta” per la sua assidua frequentazione e il viscerale amore che ha sempre dimostrato per la montagna bellunese. Nel dolomitico regno del VI grado ha compiuto, spesso in cordata con alpinisti bellunesi di rango quali Roberto Sorgato e Giorgio Ronchi, memorabili imprese come la direttissima sulla Torre Trieste e le prime invernali alla Cima Su Alto e alla via Solleder, solo per citarne alcune, che hanno scritto la storia dell’alpinismo non solo delle Dolomiti, consacrando di diritto Redaelli nel gotha internazionale dei più grandi alpinisti della seconda metà del secolo scorso”.

Giorgio Redaelli con Ignazio Piussi.

Nell’estate 1959 Giorgio Redaelli risolse assieme a Ignazio Piussi uno tra i più grandi problemi alpinistici di quegli anni, aprendo una via diretta – nota appunto come direttissima – sulla parete sud della Torre Trieste (2.458 metri) dopo 79 ore di arrampicata, utilizzando 330 chiodi normali, 90 a espansione e 45 cunei di legno.

Sulla parete nord-ovest del Civetta l’alpinista lecchese scalò quattro anni più tardi in prima invernale la Solleder-Lettenbauer, una salita entrata nella storia dell’alpinismo, da lui “firmata” sempre con Piussi e in questo caso anche con Toni Hiebeler, scomparso nel 1984. Il 1960 era stato invece l’anno dello spigolo est alla Torre Venezia.

In questo inizio di 2017 a salire la direttissima sulla Sud della Torre Trieste sono stati Marc Subirana e Miguel Molina, guide alpine spagnole. Per loro sette giorni di ascensione e sei bivacchi in parete.

A comunicarlo a Redaelli sono stati gli stessi alpinisti, che in un videomessaggio si sono complimentati con lui per la bellezza, il fascino e la difficoltà dell’itinerario. “Un’ascensione impressionante”, non hanno esitato a definirla Subirana e Molina.

Per Redaelli, tra i migliori alpinisti europei degli anni Cinquanta e Sessanta, appunto l’epoca d’oro del sesto grado superiore, un’altra bellissima soddisfazione.