Eluana, 5 anni dalla morte. Il padre: “Nessun pentimento”

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Eluana Englaro

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LECCO – Sono passati 5 anni dalla scomparsa di Eluana Englaro: era il 9 febbraio del 2009 quando i medici della Clinica “La Quiete” di Udine hanno dichiarato la morte della giovane lecchese dopo che, tre giorni prima, le era stata interrotta l’alimentazione forzata.

“Domenica è stata la giornata del silenzio, del silenzio assoluto” riferisce il padre, Beppino Englaro, che nei giorni scorsi si è recato al cimitero di Paluzza, in provincia di Udine, dove la giovane lecchese è sepolta nella tomba di famiglia. Un viaggio effettuato prima della ricorrenza per poter rendere omaggio alla propria figlia evitando di attirare l’attenzione dei media.

Era il 1992 e aveva solo 21 anni Eluana quando, a causa di un incidente stradale mentre si spostava in auto per raggiungere gli amici a Garlate, è arrivata in fin di vita all’ospedale di Lecco. La ragazza era già entrata in coma e di lì a poco il personale sanitario ne ha dichiarato lo stato vegetativo permanente. Dopo quattro anni trascorsi nella speranza di un miglioramento, nel 1996 i suoi genitori hanno iniziato una battaglia legale per sottrarla a quello che veniva da loro considerato un accanimento terapeutico.

Englaro-Beppino-1p-e1392033221685Solo nell’ottobre del 2007, dopo diverse sentenze sfavorevoli, è arrivata una prima apertura dalla Corte di Cassazione ed infine, nel novembre dell’anno dopo, la sentenza della Corte d’Appello di Milano ha accettato il ricorso presentato dal padre, acconsentendo all’interruzione dell’alimentazione forzata.

Grande è stato il clamore sollevato dalla decisione dei giudici e dalla vicenda umana di Eluana, un caso che ha scosso l’opinione pubblica italiana e la politica, con l’allora premier Berlusconi che era intervenuto personalmente per evitare che la sentenza venisse rispettata (“E’ una persona viva, che potrebbe anche generare un figlio”).

Un’Italia divisa, così come sotto la casa di cura Beato Luigi Talamoni di Lecco, tra chi protestava e chi prendeva atto della difficile scelta che stava per compiersi, mentre l’ambulanza con a bordo Eluana lasciava il capoluogo manzoniano dirigendosi verso Udine. “Non ci sono rimpianti o pentimenti – ci spiega Beppino Englaro – Tutto quello che è stato fatto è avvenuto alla luce del sole ed è stata la sola strada percorribile”.

A cinque anni dalla morte della giovane, il tema del fine vita e delle disposizioni anticipate di trattamento non trova ancora un’intesa politica e anche a Lecco, nel maggio dello scorso anno, il Consiglio Comunale si è spaccato tra l’istituzione del testamento biologico (come approvato a Mandello del Lario) e quella dell’amministratore di sostegno, scegliendo quest’ultimo provvedimento.

Pochi mesi prima, un’affollatissima sala Don Ticozzi ha accolto Beppino Englaro e il regista Marco Bellocchio che alla vicenda di Eluana ha dedicato il film “Bella Addormentata”, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia (vedi articolo).

“E’ tema che in Italia richiede dei ‘tempi tecnici’ – ha sottolineato Englaro – è una questione culturale sulla quale c’è ancora tanta confusione e disinformazione”.