Emergenza migranti: dall’Hub del Bione trasferiti in 28 comuni

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LECCO – Dove sono stati trasferiti i migranti del Bione? Una domanda a cui finora le istituzioni preposte non avevano dato risposta. Un punto della situazione lo fanno i sindaci del Distretto di Lecco, con una nota diffusa dal presidente Filippo Galbiati che rende pubbliche alcune indicazioni fornite dalla Prefettura.

Tutti gli ospiti del Bione (186 alla data di chiusura) sono stati ricollocati oltre che nelle 44 strutture già operative, in alcune realtà di recentissima apertura, tra queste, come anticipato,  l’immobile di Vercurago già utilizzato lo scorso anno per l’analogo scopo. I comuni coinvolti dal trasferimento sono stati 28 e questo, sottolinea Galbiati, ha consentito “una distribuzione il più possibile contenuta, senza eccessivi riflessi sugli equilibri locali per la parte maggiore di essi”.

I Comuni maggiormente interessati dal trasferimento sono Lecco (33 ospiti), Malgrate (48), Vercurago (28) e Merate (10). La gestione dell’iniziativa, precisa Galbiati, è stata curata direttamente dalla Prefettura, che ha convocato gli enti gestori delle strutture e ha provveduto a dare comunicazione dei trasferimenti al Distretto di Lecco e alla Comunità Montana Valsassina, oltre che ai comuni interessati.

 

“Ad oggi – spiega Galbiati – non sono emerse particolari criticità anche grazie alla responsabilità dei gestori e alla collaborazione dei Sindaci; si evidenzia in ogni caso la necessità di un ritorno al più presto a condizioni di maggiore equilibrio, impegno peraltro assunto dalla stessa Prefettura con gli amministratori locali”. La promessa è quella di monitorare “struttura per struttura”, l’impatto sociale e la sostenibilità delle soluzioni adottate, “per attivare un intervento volto a rilocare le persone per numeri e in strutture di dimensioni minori”.

Attualmente  il numero complessivo dei migranti ospiti in strutture del territorio provinciale è di  1.358 persone (circa il 4 per mille della popolazione residente) distribuito su 33 comuni (13  nell’Ambito distrettuale di Bellano, 13 nell’Ambito distrettuale di Lecco, 7 nell’Ambito distrettuale di Merate).

Nell’Ambito distrettuale di Bellano sono presenti 401 persone, corrispondenti al 29,53% del totale migranti e al 7,5 per mille della popolazione; nell’Ambito di Lecco 748, corrispondenti al 55 % del totale migranti e al 4,51 per mille degli abitanti; nell’ Ambito di Merate 209 persone corrispondenti al 15,4 % del totale migranti e al 1,74 per mille della popolazione residente.


Complessivamente quattro comuni: Lecco, Malgrate, Airuno e Cremeno sommano il 57% del totale dei migranti inseriti nel sistema di accoglienza, ulteriore segnale di una distribuzione non equa delle presenze.

La sola città di Lecco vede la presenza di ben 13 strutture di accoglienza per complessivi 385 ospiti (28,35 % del totale) circa l’8 per mille dei residenti. Sul totale dei migranti, 161 (11,86% del totale presenze migranti) sono donne sole o in nucleo familiare, ospiti di 16 strutture dislocate nei tre Ambiti come di seguito indicato.

Filippo Galbiati, presidente dell’assemblea dei sindaci

 
I bambini ospiti delle strutture sono complessivamente 38. “Il pur lieve incremento di nuovi comuni ospitanti registratosi in questi mesi, è l’indicatore della possibilità di un maggior coinvolgimento di tutti gli enti locali nella soluzione del problema – sottolinea Galbiati – Il blocco degli invii dovrà infatti consentire ora, a tutti i Sindaci, di considerare con maggiore disponibilità l’apertura di piccole e medie strutture di accoglienza che permetteranno di riequilibrare la situazione territoriale, nello spirito di collaborazione e solidarietà istituzionale che caratterizza da sempre i nostri comuni in materia di politiche sociali”.

“Vi sono ora infatti – conclude il portavoce dei sindaci – maggiori condizioni per privilegiare soluzioni di nuclei abitativi medio/piccoli e su questi lavorare per l’integrazione sia pure temporanea, anche attraverso la rete delle realtà associative locali. Conoscere, coinvolgere, attivare queste persone è un fatto civile ma anche un fattore preventivo e protettivo delle nostre stesse comunità”.