Estate di siccità e il lago è sempre più basso. L’allerta della Coldiretti

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LECCO – Due problemi concatenati, il bassissimo livello delle acque del lago di Como e gli alpeggi secchi del Lario, stanno mettendo in ginocchio i sistemi agricoli del nostro territorio, secondo un’indagine di Coldiretti.

Dal monitoraggio della Coldiretti interprovinciale, il Lago di Como risulta pieno solo per il 20% della sua capacità e sceso nelle ultime ore di 8,5 centimetri sotto la quota dello zero idrometrico contro i +42,2 centimetri della media.

“Le bolle di caldo africano e la rarefazione degli eventi piovosi sono stati il marchio di fabbrica dell’estate 2017 — racconta il presidente della Coldiretti Como-Lecco, Fortunato Trezzi — di cui la situazione del Lario ne è evidentemente lo specchio. La siccità ha portato a oggi problemi all’agricoltura nelle province di Como e Lecco, dalla poca erba presente sui pascoli in alpeggio, ai campi secchi nel sud del territorio, con ripercussioni economiche e produttive non solo nella produzione di granaglie, frutti e ortaggi ma anche del latte e dei suoi derivati. Non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività dell’intero settore alimentare“.

 

La situazione del lago di Como — continua l’associazione degli agricoltori — ha origine dalla scarsità delle precipitazioni negli ultimi mesi. Le prime due settimane di agosto hanno infatti fatto registrare rispettivamente il 74,7% e il 43,7% di precipitazioni in meno rispetto alla media climatica a Como, e -76,2% e  -37,8% a Lecco. Tutto ciò è arrivato dopo un luglio particolarmente siccitoso dove si sono registrati cali di pioggia del – 27,4% a nel Lecchese e del -38,7% nel Comasco. “Gli agricoltori, per contrastare il fenomeno siccità, sono già impegnati a fare la loro parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti”, conclude il presidente Trezzi.

Gli alpeggi secchi del Lario costringono gli allevatori a tornare a casa in anticipo di circa una decina di giorni. Sui pascoli di montagna le alte temperature hanno causato una perdita del 30% di erba per il bestiame. “Questo — commenta Fortunato Trezzi — è l’ennesimo grave problema provocato da un’estate fin troppo siccitosa. I pascoli e le malghe secche, sommate alla continua e persistente presenza degli ungulati che distruggono prati e campi e dei lupi che abbattono il bestiame, rischiano di portare ad una situazione di abbandono della montagna da parte dei nostri agricoltori. Il territorio non presidiato, da chi con il suo lavoro contribuisce a tenere sotto controllo la vegetazione e non solo, si presta a diventare fonte di problemi ben più grandi”.

Nella provincia di Como — continua Coldiretti —  i prati dedicati al pascolo sono stimabili in 10 mila ettari, mentre sono oltre 2.600 nel Lecchese, mentre le malghe nelle due province rappresentano, insieme, il 16% di quelle di tutta la Lombardia.

“Quest’anno si rientra dall’alpeggio in anticipo di una decina di giorni, intorno al 15 di settembre — racconta Simone Bergamini, allevatore 31enne di Pasturo — Fortunatamente la mia produzione non ne ha risentito, ho erba a sufficienza, ma i pascoli sono sempre più secchi ogni anno che passa. Rispetto all’anno scorso abbiamo perso il 30% di erba per i nostri animali”. Giancarlo Albini, allevatore di Gravedona ed Uniti, 62 anni, aggiunge: “L’erba del nostro alpeggio a Plesio, sopra Menaggio, è ormai seccata e abbiamo deciso di spostarci 1000 metri più in basso, nel Comune di Garzeno, dove cercheremo di resistere fino al primo di ottobre con le vacche da latte e intorno al 20 ottobre con quelle da carne. Il danno, che abbiamo riscontrato finora, è stimabile in circa un 30% in meno nella produzione dei nostri formaggi“.