Festa del PD, Serracchiani a Lecco. Confronto sul referendum

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Da sinistra: Giovanni Fornoni, segretario cittadino del PD, Raffaele Straniero, consigliere regionale, Debora Serracchiani e l’onorevole Gian Mario Fragomeli

 

LECCO – E’ stata Debora Serracchiani l’ospite della Festa Democratica di lunedì sera: Presidente della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia dal 2013 ed ex parlamentare europeo, la Serracchiani è intervenuta nel dibattito sul referendum costituzionale, tema della serata.

A condurre la serata sono stati l’onorevole Gian Mario Fragomeli, il segretario cittadino del PD Giovanni Fornoni e il consigliere regionale Raffaele Straniero, esponenti del comitato per il sì al referendum di ottobre. Presente anche un buon numero di rappresentanti del comitato per il no, che nell’introduzione alla serata, attraverso l’intervento di Duccio Facchini (Qui Lecco Libera) hanno potuto evidenziare le motivazioni della loro scelta.

“A ottobre voteremo su un solo quesito – ha detto Facchini – qualunque dubbio deve portarci ad un’attenta riflessione, parliamo di 41 articoli della Costituzione e non di un regolamento di condominio”.

 

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Per Debora Serracchiani i motivi per votare sì al referendum costituzionale non mancano e in parte, come spiegato, risiedono proprio nella storia della Costituzione: “Parto da lontano, dalla genesi di questa riforma: durante le riunioni dell’Assemblea Costituente volte a scrivere gli articoli della nostra Costituzione si chiarì che la parte ordinamentale dovesse derivare da un compromesso tra le diverse forze politiche: così nacque il bicameralismo perfetto, due assemblee che in sostanza facevano la stessa cosa e che non troppo tardi si pensò di ridurre” ha detto la Serracchiani, citando alcuni documenti che chiedevano l’abolizione del bicameralismo, tra cui il Piano Economico del Partito Comunista Italiano di Berlinguer e il programma dell’Ulivo (Prodi).

 

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“Dei 28 paesi che fanno parte dell’Unione Europea – ha proseguito – 15 hanno una sola camera, e vi assicuro che non sono anti democratici; i restanti 13 hanno tutte due camere, ma solo in Italia hanno la stessa funzione, perché? Perché privarci della possibilità di rendere le cose più svelte e di ottimizzare i diversi livelli istituzionali?”.

“Io non parto dai costi, non elimino una cosa perché costa troppo ma perché non serve più! Così vale per le province e così vale per il Consiglio Nazionale dell’Economia. Tutti vogliono cambiare – ha detto la Serracchiani – basta che inizi l’altro, poi quando si cerca di cambiare le cose piovono critiche, perché tanti stanno bene come stanno, soprattutto in questo Paese. Chi vuole tutto in realtà non vuole nulla”.

 

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L’intervento si è concluso con un accorato appello, quello di decidere, oltre che di discutere: “Non dico di accontentarci, ma qualcosa deve cambiare. Allora io dico, rendiamo questo Paese più semplice, più sobrio e più efficiente e poi insieme ci mettiamo al lavoro per sistemare tutto quello che non va. Questa riforma è una grande opportunità e non cela nessun attacco alla democrazia. Discutendo solamente non andremo da nessuna parte, bisogna decidere ad un certo punto”.