Folla per l’addio a Conato. “Il Soccorso, una sua intuizione geniale”

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Giovedì 19 novembre, a Mandello è il giorno dell'ultimo saluto a Luigi Conato, fondatore del Soccoro degli alpini.
Giovedì 19 novembre, a Mandello è il giorno dell’ultimo saluto a Luigi Conato, fondatore del Soccorso degli alpini.

 

MANDELLO – “Sul volto di ogni defunto splende la luce del Signore risorto. Lui lo accolga nel suo regno e gli renda il giusto premio per tutto quello che ha fatto in vita”. Don Pietro Mitta, parroco del “Sacro Cuore”, ha introdotto così il rito funebre di Luigi Conato.

Erano in moltissimi, oggi pomeriggio a Mandello, a tributare l’estremo saluto al fondatore del Soccorso degli alpini, di cui fu presidente per oltre trent’anni. C’erano tanti volontari del “pronto intervento”, c’erano tanti alpini. C’erano i tre sindaci di Mandello, Abbadia Lariana e Lierna Riccardo Fasoli, Cristina Bartesaghi e Edoardo Zucchi, numerosi rappresentanti di enti e associazioni e tanta gente comune.

Appena sotto i gradini dell’altare la bara, sopra la quale erano stati deposti il cappello alpino e un cuscino floreale dominato dal bianco, dal rosso e dal verde, i colori della bandiera italiana. E, da sempre, i colori delle penne nere.

 

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All’omelìa il parroco ha premesso che la morte è il passaggio alla vita eterna, dal gelo del sepolcro al calore dell’amore del Padre. “E’ un passaggio che ha vissuto anche Gesù in prima persona – ha detto don Pietro – ed è il passaggio dall’egoismo appunto all’amore, che deve peraltro cominciare anche nella vita di ogni giorno”.

“Dalla morte scaturisce la vita – ha aggiunto il sacerdote – e Luigi questo messaggio l’aveva capito molti anni fa. Il suo intento di dar vita al Soccorso degli alpini ne è il segno evidente”.

Al riguardo, il parroco non ha esitato a definire geniale la sua intuizione. “La sua caparbietà – ha specificato – gli ha poi consentito di spuntarla e di superare ogni ostacolo, anche il più severo. Non si è mai arreso, nessuno e niente lo hanno fermato, anche perché lui ha saputo andare avanti con l’animo dell’alpino generoso e altruista. E il risultato è da anni sotto gli occhi di tutti”.

Rifacendosi poi all’immagine dell’ambulanza che quando è chiamata a un intervento di soccorso chiede strada a sirene spiegate e tutti gli altri mezzi accostano per facilitarne il transito, don Pietro ha detto: “Anche noi dobbiamo impegnarci ad “accostare” i nostri egoismi e i nostri rancori per fare spazio all’amore. Anche noi dobbiamo mettere le sirene alla solidarietà e alla fraternità e far sì che abbiano sempre la precedenza”. E rivolto direttamente ai volontari del Soccorso, ha aggiunto: “Grazie per quanto fate per noi ogni giorno”.

 

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Il celebrante ha anche dato lettura del significativo messaggio fatto pervenire da Hong Kong da padre Mario Marazzi. “Esprimo a tutti voi le più vive condoglianze per la morte di Luigi – ha scritto il missionario mandellese – e penso a lui con gratitudine per quanto ha fatto per me, per l’amicizia che mi ha concesso, per essere stato un dono per me, come per tutti quelli che ha incontrato nella sua vita. Ci lascia una testimonianza di dedizione agli altri, specie ai più bisognosi, ai quali ha pensato quando nel lontano 1979 riuscì a creare il benemerito Soccorso degli alpini”.

“Lo pensiamo – aggiungeva padre Mario – mentre sente le parole di Gesù Ero malato e tu ti sei dato da fare perché al più presto ricevessi soccorso (Mt 25, 36). Luigi ci lascia un esempio da imitare”.

Alla preghiera dei fedeli le invocazioni “perché Luigi continui a essere sostegno e guida per la sua famiglia e per il Soccorso” e “perché il Signore lo perché accolga nella Gerusalemme santa”.

Poi, al momento della Comunione, è stato intonato all’organo il Signore delle cime, prima che venisse letta la preghiera del volontario.

Quindi il tragitto dal “Sacro Cuore” fino al cimitero del capoluogo, con la bara con le spoglie di Luigi Conato portata a spalle dai “suoi” volontari. E con la commovente sosta al passaggio del corteo funebre davanti alla sede del Soccorso degli alpini.