Il canottaggio mandellese in lutto. Addio, Peppino Stefanoni

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Giuseppe "Peppino" Stefanoni
Giuseppe “Peppino” Stefanoni

MANDELLO – “Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta”. Un pensiero e una riflessione carica di significati per ricordare nel tempo Giuseppe Stefanoni, morto a Mandello alla soglia degli 80 anni (li avrebbe compiuti il prossimo 21 dicembre) .

A volere che quel pensiero fosse scritto sull’immagine che lo ritrae sorridente e sereno e che appunto lo ricorderà a chi gli ha voluto bene sono stati i figli Corrado, Cristina e Paola. Una riflessione estesa idealmente anche alla loro madre Gabriella, scomparsa neppure due anni fa e con la quale Peppino (com’era da tutti conosciuto Stefanoni) aveva condiviso le gioie e le emozioni, assieme certamente alle ansie e alle inevitabili preoccupazioni, dei lunghi anni vissuti uno accanto all’altro.

Peppino Stefanoni aveva legato il proprio nome allo sport e in particolare al canottaggio. Ma forte e convinto era stato anche il suo impegno nel sociale, che lo aveva portato ad aderire dapprima all’Avis e successivamente anche all’Aido e a divulgarne gli scopi e gli ideali, sempre peraltro restando nell’ombra.

Il primo amore sportivo di Stefanoni fu il ciclismo, seguito da quello per la montagna. Sulle orme del fratello Ivo – di due anni più giovane, campione olimpico a Melbourne nel 1956 con il “quattro con” del quale facevano parte anche Trincavelli, Sgheiz, Winkler e Vanzin – Peppino si avvicinò al canottaggio a sua volta come timoniere, praticando questa disciplina tra il 1950 e il 1965 e ottenendo risultati importanti in campo sia nazionale sia internazionale con equipaggi della Canottieri Moto Guzzi ma altresì con armi dei Corazzieri, delle Forze armate e del Posillipo.

E’ il 1958 quando, in occasione della terza prova (svoltasi a Lecco) del “Trofeo Canottieri Milano”, i giornali dell’epoca scrivono: “La Guzzi ha vita facile nel quattro con timoniere. Come nelle prove precedenti ha fatto gara di testa e non sono valsi i reiterati attacchi dei lecchesi a scomporre la sua azione, a togliere alla sua tradizionale palata nulla, né in potenza né in ritmo”. Quel “quattro con” era composto da Giambattista Mazza, Olimpio Gilardoni, Ambrogio Viganò e Gianni Vercelloni. E timoniere era Peppino Stefanoni.

Peppino Stefanoni (primo a sinistra) in una foto che lo ritrae con Pasquale Stropeni, Gianpaolo Polti, Corrado Cantoni e Luciano Sgheiz.
Peppino Stefanoni (primo a sinistra) in una foto che lo ritrae con Pasquale Stropeni, Gianpaolo Polti, Corrado Cantoni e Luciano Sgheiz.

Alla fine del 1961 il bilancio della carriera del mandellese era di 21 vittorie (due campionati italiani, altrettante competizioni internazionali, tre regate nazionali, due interzonali e 12 zonali).

Proprio del ’61 è una tra le più belle soddisfazioni di Stefanoni, con la conquista del titolo italiano junior con la formazione della “Guzzi” composta da Pasquale Stropeni, Corrado Cantoni, Gianpaolo Polti e Luciano Sgheiz.

Ora il canottaggio mandellese lo piange. Ma come hanno scritto i suoi familiari Peppino continuerà a vivere nel cuore di chi lo ha conosciuto. E gli ha voluto bene.