Il mistero di Ötzi, l’uomo venuto dal ghiaccio, alla serata del Rotary Lecco

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Il ritrovamento del corpo mummificato, foto del Museo Archeologico Alto Adige di Bolzano proiettata durante la serata

 

MALGRATE – “Ötzi : l’uomo venuto dal ghiaccio”. E’ stato questo l’interessante tema dell’incontro settimanale al Rotary Club Lecco, che ha visto come relatori il Dott. Paolo Tricomi, già Direttore del reparto di Anatomia Patologica all’Ospedale Manzoni di Lecco e il Dott. Giorgio Rusconi, Consulente Aziendale e appassionato di alpinismo.

Nel mese di settembre del 1991, venticinque anni fa, in un ghiacciaio della Val Senales veniva scoperto il corpo mummificato di un uomo vissuto oltre 5.000 anni fa. Venticinque anni di studi e ricerche hanno portato a scoprire molto su chi era e come viveva l’uomo di Similaun.

Vissuto durante l’Età del Rame, fra il 3100 e il 3300 a.C., Ötzi aveva circa 45 anni quando morì, un’età abbastanza avanzata per l’epoca. Dalle analisi condotte si è riusciti a risalire alla sua fisionomi: aveva occhi marroni, capelli scuri lunghi fin sulle spalle, che probabilmente portava sciolti. La sua corporatura era snella e scattante: alto circa un metro e sessanta, pesava una cinquantina di chili. Il suo numero di scarpe, ancora ai suoi piedi al momento del ritrovamento, corrisponderebbe oggi a un 38.

A ritrovare la mummia che affiorava dai ghiacci a 3.200 metri di quota nella zona del Giogo di Tisa in Val Senales fu una coppia di escursionisti tedeschi, Erika e Helmut Simon che segnalarono la presenza di un cadavere al gestore del rifugio Similaun.

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Da sinistra: Il dott. Paolo Tricomi, il presidente Rotary Club Lecco Alvaro Vaccarella e il dott. Giorgio Rusconi

 

Due giorni dopo, sul posto passò anche Reinhold Messner, in compagnia di un altro alpinista sudtirolese, Hans Kammerlander. Venne mostrato loro uno schizzo dell’ascia ritrovata accanto al corpo, e Messner per primo ipotizzò che si trattasse di un corpo di un’età molto antica, non un escursionista morto di recente o un soldato della Prima guerra mondiale.

Dopo una disputa con gli austriaci sulla “nazionalità” di Ötzi, che inizialmente venne conservato nell’Università di Innsbruck, dal 1998 la mummia si trova al Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano, conservata in una cella frigorifera che riproduce le condizioni del ghiacciaio: una temperatura costante di 6 °C sotto zero e un’umidità del 99 per cento. La mummia viene inoltre spruzzata regolarmente con acqua sterilizzata per contrastare la perdita di umidità. Il pubblico può osservarla da un piccolo oblò.

Ötzi morì assassinato: nel 2001 fu scoperta la punta di una freccia nella spalla sinistra. Ma perché? E in quali circostanze? Secondo la ricostruzione del commissario della polizia criminale di Monaco, Alexander Horn, l’uomo potrebbe essere stato ucciso da qualcuno con cui aveva un conto in sospeso. A dimostrarlo una profonda ferita da taglio alla mano destra scoperta sul cadavere, probabile testimonianza di un corpo a corpo avvenuto tra Ötzi e il suo aggressore. Inoltre come spiegato nello stomaco vennero rinvenute tracce di cibo consumato poco prima di morire, segno che non aveva fretta e non si sentiva minacciato. L’ipotesi sembra condurre all’idea che l’assassino lo abbia seguito pianificando l’agguato.

Nonostante la ricerca abbia risposto a numerose domande su questo straordinario ritrovamento oggi il dibattito resta aperto su alcuni aspetti, tra cui i misteriosi tatuaggi ritrovati sul corpo mummificato, una serie di lineette affiancate. Tra le ipotesi attualmente accolte vi è quella terapeutica.

La relazione è stata accompagnata da numerose fotografie gentilmente concesse dal Museo Archeologico dell’Alto dige di Bolzano.