ECCO – La XIX Delegazione Lariana del Soccorso Alpino continua i festeggiamenti per il 50esimo con un convegno in Via Caprera presso la sede di Confindustria. Una giornata intensa quella di sabato con tanti ricordi, testimonianze, riflessioni e dibattiti.
Un lungo convegno che ha permesso di rivivere la storia del Soccorso Lariano nei suoi momenti chiave, di leggere il presente sotto una prospettiva più ampia e di cercare di tratteggiarne il futuro grazie all’esperienza ed al ruolo istituzionale dei numerosi intervenuti.
La mattina si è aperta con i saluti istituzionali delle autorità: per la Provincia di Lecco il Presidente Flavio Polano e per il Comune di Lecco l’assessore alla Protezione Civile Ivano Donato. Hanno poi ringraziato dell’invito al convegno i comandanti del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Morbegno e di Sondrio. Presenti in aula anche rappresentanti del Soccorso Alpino dei Carabinieri.
La relazione introduttiva è stata tenuta dal Presidente Nazionale del CNSAS Pier Giorgio Baldracco che ha ricordato le figure di Battista Corti e Giancarlo Riva, tra i primi responsabili della Delegazione, oltre alla figura chiave di Daniele Chiappa con cui il Soccorso Alpino in genere ha avuto un enorme sviluppo. Baldracco ha spiegato il perché della attuale organizzazione, sottolineando come inizialmente il Soccorso Alpino fosse nato su espresso volere del CAI come una società di mutuo soccorso per soli alpinisti, e come ai giorni nostri è invece chiamato ad operare in molteplici situazioni che richiedono uno sforzo continuo per elevare le competenze dei tecnici.
Da qui la necessità di organizzarsi con Scuole, istruttori e tecnici (anche stipendiati) per fare della struttura non una forma di volontariato disorganizzato ma un corpo d’elite a livello nazionale. Baldracco ha infine auspicato che tutti i membri sappiano colmare quello che ha definito “uno dei difetti del CNSAS” e cioè la gelosia nelle tecniche e nei saperi alpinistici, per condividere la conoscenza con le altre forze dell’ordine ed organizzazioni di soccorso anche in seguito ad una formale richiesta del Capo della Protezione Civile (cui il CNSAS fa capo) Gabrielli. (Per info: http://www.cnsas.it/).
Il Presidente Regionale Lombardo Danilo Barbisotti ha poi calato la realtà nazionale nella specificità locale, illustrando l’organizzazione della struttura CNSAS in Lombardia, divisa in 4 Zone (XIX Lariana, VI Orobica, V Bresciana, VII Valtellina Valchiavenna) ed 1 Speleo (con sede a Stezzano). Barbisotti ha poi presentato i numeri parziali dell’attività 2014 che vede il numero di interventi in aumento rispetto al 2013 con anche purtroppo un aumento dei decessi, 85 fino ad oggi, con alcune grande tragedie alpinistiche. Costante il numero dei volontari, finora il turnover è riuscito a garantire sempre una uscita/ingresso di circa 30 persone all’anno anche se pochi dei 961 volontari sono giovani e tanti nella fascia 30 – 60 anni (ben 690). (Per info: http://www.sasl.it/).
La realtà lecchese ed in generale della XIX Lariana (di cui fanno parte anche le Stazioni di Varese e dell’Oltrepò Pavese) entra nel vivo con le testimonianze di Bepo Fazzini, Gian Attilio Beltrami ed Antonio Fumagalli, ex delegati ed attuali delegati.
Bepo Fazzini, con la sua proverbiale simpatia, ha portato il pubblico indietro nel tempo quando le chiamate al Soccorso avvenivano casa per casa ed il reclutamento su base di esperienze in montagna e tanta buona volontà. Tutto ciò fino all’avvento di Daniele Chiappa, “l’uragano” come Bepo lo definisce, che animato dal sacro fuoco della passione rivede e standardizza le tecniche, i materiali, il reclutamento, l’organizzazione generale di tutto il Soccorso Lombardo a partire dal suo Soccorso di casa, quello lecchese appunto. Bepo regala poi tre chicche alla stampa: la XIX Lariana, tra lo stupore generale, fu la prima ad usare tecniche speleo in parete; sempre dalle menti lariane nacque la barella portantina (che infatti è anche chiamata “barella lecchese”) e le vere e proprie gare organizzate per spingere il livello di trasporto del ferito sempre un po’ più in là. Bepo fa di fatto da tramite tra due generazioni di delegati: Daniele Chiappa e Gian Attilio Beltrami.
Gian Attilio Beltrami, un altro “uragano” secondo Bepo, racconta come lui nasca soccorritore speleologico, e come la sua designazione a capo della XIX Lariana non mancò di destare perplessità nell’ambiente alpinistico di allora così come le particolari tecniche che proprio con Bepo ha sperimentato (ad esempio l’uso di corde statiche da 200 metri invece che dinamiche da 50 in recuperi sul Medale). Beltrami lamenta l’assenza di memoria storica degli attuali volontari e ripercorre la costruzione del Centro Operativo del Bione, gli scontri avuti, la crescita e la trasformazione con l’uso massiccio dell’elicottero e la nascita delle prime rudimentali piazzole in Grignetta. Beltrami, dopo 9 anni di soccorso speleo e 23 anni come delegato, si dice contento di aver potuto contribuire con le sue conoscenze alla storia del Soccorso ricordando quegli anni come i più “intensi e motivanti” mai avuti.
Antonio Fumagalli (una “pioggerellina estiva” come si è scherzosamente definito in paragone ai suoi predecessori) è l’attuale delegato, chiamato al difficile compito di ricostruire un ambiente uscito diviso e frammentato dalle vicende del 2012 con dimissioni e numerose polemiche interne. Fumagalli rimarca quanto sostenuto da Baldracco auspicando anche a livello locale un ruolo del CNSAS formatore verso le altre organizzazioni di soccorso e sottolineando come più delle tecniche, del continuo aggiornamento dei materiali e delle procedura intenda puntare alla valorizzazione delle persone e dei loro valori etici.
Dopo una pausa, Elio Guastalli presenta un ricordo di Daniele Chiappa ed il progetto Sicuri in Montagna che da parecchio tempo è il fil-rouge all’attività di sensibilizzazione alle masse del CNSAS con le varie edizioni Sicuri in Sentiero, in Ferrata, in Falesia, a Funghi, sulla Neve con due passaggi chiave che possono essere sintetizzate nelle frasi: “Il soccorso alpino deve fallire” e “Si salvi chi vuole”. Frasi forti presto spiegate, nel senso che nei migliori auspici dei formatori, gli impegni del CNSAS si devono spostare dagli interventi alla prevenzione, e di conseguenza è proprio sulla persona che si deve fare leva per fare prevenzione. (Per info: http://www.sicurinmontagna.it/).
Roberto Serafin, storico giornalista, ha poi intavolato una intervista-discussione con quattro soccorritori: Fabio Pozzoni, Roberto Chiappa, Dino Pozzi e Calumer (al secolo Giuseppe Orlandi) che ha fatto vivere brividi ed emozioni ai presenti in sala. Robi Chiappa, ricollegandosi all’auspicio del fratello Daniele, ha espresso l’idea che purtroppo il CNSAS non fallirà mai, sempre più gente è in montagna ed in modo anche inadeguato, senza occuparsi del meteo o con idee o strumenti inadeguati.
Dino, della stazione di Dongo, sottolinea come l’incidente in montagna sia molto esaltato dai media a differenza dei normali incidenti quotidiani in auto, visti quasi come normali e come spesso intervengano anche valutazioni euristiche e troppa fiducia nei propri mezzi. Calumer rileva come l’alpinismo sia cambiato da 50 anni fa e come oggi incidenti alpinistici siano dovuti più a fatalità, mentre sono in grande aumento interventi su cercatori di funghi e semplici escursionisti. Spesso in questo c’è una componente imprevedibile, come anche Robi conferma con esempi personali. In ogni caso sempre più evidente è il dubbio: in montagna ci sono atleti al giorno d’oggi con prestazioni estreme o veri alpinisti? Fabio ringrazia il CNSAS per i buoni e sinceri amici trovati, mentre Roberto Serafin rimarca come per i giornalisti è difficile raccontare di montagna perché non possono essere direttamente sul posto e quindi il più delle volte possono riportare notizie e fatti dai soccorritori.
Si entra poi nel vivo del dibattito con l’annosa domanda sui volontari: sempre meno giovani si accostano al Soccorso Alpino. Perché? Secondo Dino da Dongo, è la vita moderna che porta a questa scelta: impegni di lavoro, disinteresse a fare volontariato, voglia di fare attività in montagna liberi da doveri.
Beltrami interviene e riapre una considerazione spesse volte sentita nell’ambiente, e cioè il problema delle selezioni per entrare nel corpo ancor prima dei vari e propri corsi di formazione. Secondo l’ex delegato infatti i criteri di ammissione a livello nazionale (capacità di arrampicata su roccia e ghiaccio e SciAlpinismo) non sono funzionali alle vere necessità del Corpo: ad esempio a Lecco serve gente che arrampica e non Sci Alpinisti, qualità che invece serve prettamente ad esempio in Piemonte o in zone come la Valtellina. Risponde Baldracco, che ovviamente è a conoscenza del problema, smorzando la polemica ed auspicando nel futuro la possibilità di organizzare dei corsi di formazione pre-valutazione iniziale per fare del CNSAS un Corpo flessibile che non si chiuda a riccio su sé stesso diventando autoreferenziale.
Un buon pranzo mette d’accordo tutti quanti, mentre sopra le teste volteggia l’elisoccorso per l’intervento sul San Martino (https://www.lecconotizie.com/cronaca/elisoccorso-al-lavoro-sul-san-martino-recuperato-linfortunato-202958/) che però si risolve con l’equipe di bordo senza necessità di invio di squadre da terra CNSAS a supporto.
Nel pomeriggio Roberto Misseroni direttore SNATE (Scuola Nazionale Tecnico EliSoccorso) ha riaperto i lavori presentando quanto conti la componente tecnica nel CNSAS sia per le attività classiche montane sia per quelle moderne (volo a vela, MTB, Freeride, lavori in quota) evidenziando che la sfida per i prossimi anni sarà quella di trovare un equilibrio tra volontari e professionisti del corso specializzati per interventi mirati e specifici.
Mario Milani, direttore della Scuola Medici del CNSAS, ha invece presentato appassionatamente come la componente medica del CNSAS sia altrettanto importante in ogni intervento, anche in quelli di protezione civile cui ultimamente il CNSAS è chiamato ad operare.
La sintesi ideale tra le due componenti è stata rappresentata da Mario Landriscina, altra figura chiave nella storia dei soccorsi, attuale direttore AREU della Soreu dei Laghi, che ha rimarcato come il nuovo sistema regionale di emergenza, gestito da AREU, preveda il passaggio da una gestione locale ad una dimensione di macro-area con conseguente spostamento di obiettivi per i soccorsi.
Landriscina ha sottolineato il ruolo fondamentale del Soccorso Alpino e Speleologico negli interventi in ambiente ostile, ma ha anche messo l’accento sul fatto che alcune criticità storiche sono ora da risolvere per il bene finale del paziente: l’integrazione del Soccorso con altre realtà (Vigili del Fuoco), la gestione congiunta delle Maxi Emergenze, il difficile rapporto Guide Alpine/CAI/ CNSAS, una maggiore integrazione del CNSAS nel modello AREU. Tutto questo senza dimenticare che la Lombardia in quanto a Soccorso Alpino ed Elisoccorso è considerato unanimemente all’avanguardia nel settore. (Per info: http://www.areu.lombardia.it/).
Infine Oreste Forno, alpinista, scrittore ed attuale guardiano di dighe in Val dei Ratti ha chiuso la giornata con una riflessione-dibattito sulla morte in montagna, sul perché certe tragedie accadono, se fosse stato possibile evitarle e come partendo da episodi reali della sua vita. Bello a tal proposito il duetto con Calumer che ha lasciato nei presenti una nota di incertezza con le classiche domande dell’alpinista: quando rinunciare ad una vetta? Quale è il limite dove fermarsi? Cosa è veramente importante nella vita?
A fine giornata relatori visibilmente soddisfatti; anche il pubblico intervenuto si è dimostrato colpito e affascinato dalle tematiche trattate.