La Cartiera dell’Adda risponde alle polemiche e apre le sue porte

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La conferenza stampa in Cartiera: al centro Giuseppe Cima insieme al padre Giulio e al presidente di Confindustria, Lorenzo Riva

 

CALOLZIO – “Tutto nel rispetto dei limiti di legge, dell’ambiente e della salute pubblica”. La Cartiera dell’Adda convoca la stampa dopo essere finita per settimane al centro delle polemiche per il nuovo impianto biomassa su cui sono ricaduti i sospetti di una parte politica e di alcuni residenti che hanno chiesto all’azienda di fare chiarezza.

E la società ha deciso di muoversi in questa direzione, aprendo le porte ai giornalisti, per dimostrare la propria sensibilità alla questione ambientale, che per l’azienda, significa anche convenienza e risparmio. Lo ha spiegato l’amministratore delegato, Giuseppe Cima, alla guida della Cartiera dal 2007, prendendo il testimone dal padre Giulio. Una realtà fondata agli albori del 900 da Isidoro Cima e che oggi fattura 50 milioni l’anno, dando lavoro a 95 dipendenti; un organico cresciuto nei numeri, erano 60 i dipendenti solo dieci anni fa.

“Produciamo cartone utilizzando solo carta da riciclo, complessivamente circa 160 mila tonnellate l’anno, più di quanta ne venga raccolta in provincia di Lecco – sottolinea il titolare – La filiera della raccolta differenziata è resa possibile solo grazie ad impianti come il nostro”. Il trattamento della carta conferita dalla raccolta urbana, rigenera il materiale e consente di ‘sfornare’ nuovi cartoni: una delle produzioni principali è quella dei ‘tubi’ utilizzati come imballaggio per la carta igienica.

“Solo il 5% della carta che conferisce in azienda risulta contaminato da altri materiali, plastica o ferro, e rappresenta uno scarto e viene quindi smaltito in discarica o al termovalorizzatore di Brescia. Stiamo cercando di migliorare il processo per consentire di riuscire a ridurre ulteriormente questa percentuale” prosegue Cima.

Montagne di carta sono accatastate l’una sull’altra nel cortile sul retro della ditta, è il magazzino esterno, e rappresenta una delle problematiche che l’azienda intende risolvere per diminuire il disagio olfattivo lamentato dai residenti.

Il cattivo odore c’è sempre stato attorno alle cartiere e sempre ci sarà, bisogna lavorare per ridurre l’impatto ed è una cosa che stiamo facendo – sottolinea Cima – nel caso delle materie prime è necessaria una rotazione veloce affinché vengano lavorate e si degradino il meno possibile. Abbiamo già una soluzione, un progetto che rivisita l’area di deposito ma siamo da due anni in attesa delle autorizzazioni necessarie dell’ente Parco Adda Nord. Un’altra situazione tipica delle cartiere legata all’odore riguarda il trattamento delle acque per il quale, già lo scorso anno, abbiamo messo in funzione un nuovo impianto anaerobico che ha azzerato questo problema”.

L’ing. Cima mostra il progetto già pronto per modificare l’area di raccolta della carta

 

Una terza causa di cattive esalazioni, prosegue Cima, “è dovuto al basso consumo delle acque, i liquidi risultano più concentrati ed emanano puzza, stiamo studiando un investimento per migliorare anche questo aspetto”.

E se l’odore può creare disagio agli abitanti della zona, le emissioni rilasciate dai camini della fabbrica sono la questione che più ha preoccupato l’opinione pubblica. “La nostra scelta, da sempre, è stata quella di essere autosufficienti dal punto di vista energetico – spiega Cima – per questo con la società Sime, specializzata in questi interventi, abbiamo realizzato nel 2010 una centrale ad alto rendimento, a gas naturale”.

La centrale a gas naturale entrata in funzione 2010

 

Un impianto in grado di produrre 110 mila tonnellate di vapore l’anno, coprendo circa il 60% del fabbisogno della fabbrica. La restante parte (70 mila tonnellate) era garantita da alcune caldaie, oggi rimaste in caso di necessità, ma di fatto sostituite dalla nuova centrale a biomassa da fonti rinnovabili, entrata in funzione a settembre dello scorso anno: “Produce vapore utilizzando legno non trattato, raccolto durante la manutenzione dei boschi o da potature in aree pubbliche o private. Credevamo introdurre questa centrale a legno fosse una bellissima cosa, che potesse incentivare anche la cura delle nostre aree boschive, creando anche un mercato e lavoro – conclude Cima – Le preoccupazioni di questi mesi sono dovute ad informazioni sbagliate, riguardo a controlli inesistenti e che invece ci sono, eccome, da parte dell’Arpa e monitorate costantemente dai nostri impianti”

Vladimiro Bolis mostra l’impianto termico

 

Vladimiro Bolis, referente di Sime, mostra la tabella con le rilevazioni delle emissioni prodotte dagli impianti termici (vedi sotto). “Essendo questa un’area di rilevanza ambientale, parte del Parco Adda Nord, i limiti fissati sono più ridotti per noi rispetto a quelli fissati dalle norme nazionali e regionali. I valori registrati sono al di sotto delle limitazioni previste”.

I valori delle emissioni rilevati, clicca per ingrandire

 

Il nuovo impianto ‘brucia’ 30 mila tonnellate di biomassa l’anno, consentendo di produrre 70 mila tonnellate di vapore ed anche energia elettrica parte della quale, 6 milioni di Kwatt l’anno, viene venduta alla rete, 4 milioni di Kwatt sono invece consumati ogni anno dalla Cartiera.

Il legno utilizzato per la centrale bio massa

 

‘Sfatato’ dai referenti della Cartiera anche il ‘mito’ del camino in fiamme, segnalato a luglio scorso con tanto di foto e polemiche al seguito: “Eccolo – ci dice Amedeo Valeri, direttore dell’impianto indicandoci un tubo di scarico, alto poco più di tre metri, non in prossimità della centrale biomassa ma dell’impianto di trattamento delle acque reflue – la fiammata che si vede nella foto diffusa su internet è una cosa che succede con regolarità, non è nulla di straordinario. La flora batterica inserita in questo impianto di depurazione ‘mangia’ le sostanze inquinanti contenute nell’acqua e produce un gas, per l’80% metano, 5% zolfo e 5% vapore acqueo. Questo gas viene accumulato in un serbatoio e bruciato, ecco il perché di quella fiammata. In futuro questo gas verrà utilizzato una caldaia per produrre ulteriore vapore”.

Il ‘camino’ oggetto delle polemiche