La casa sul pozzo ricorda la Shoah con Etty Hillensum

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Da sinistra: Roberto Regazzoni, Maria Luisa Cregut e Matteo Giudici

 

LECCO – ” Casa sul pozzo” gremita per il reading teatrale “Etty Hillesum”, organizzato dall’associazione “Comunità di via Gaggio” e dal “Consorzio Consolida” nella serata di martedì, in occasione della giornata della memoria.

“La scelta di questo spettacolo – spiega Padre Angelo Cupini fondatore della “Casa sul pozzo” – è stata fatta in occasione della giornata della memoria; la scelta è ricaduta su Etty Hillesum perché è una figura su cui abbiamo riflettuto molto e con cui  abbiamo condiviso diversi momenti grazie al suo diario”.
Etty Hillensum è nata il 15 gennaio 1914 a Middelburg da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica; a marzo del 1941 incomincia a scrivere un diario sotto consiglio dello psicologo Julius Spier. durante la stesura del diario viene a contatto con la realtà della persecuzione, ma non si abbatte anzi Eddy acquisisce una grandissima forza d’animo che la porterà a voler vivere il destino del suo popolo.

Protagonisti dello spettacolo alcuni passi del diario della Hillensum letti,con grande bravura e maestria, da Maria Luisa Cregut a cui hanno fatto da sfondo la contestualizzazione storica, raccontata dal narratore Roberto Regazzoni, e le musiche originali di Matteo Giudici.

Per lo spettatore è stato un vero e proprio viaggio  nella vita sentimentale e umana di Etty; viaggio  in cui ha potuto scoprire i diversi sentimenti che hanno accompagnato la breve vita della scrittrice (La Hillensum morì a soli 29 anni presso il campo di sterminio di Auschwitz), passando  dalla spensieratezza iniziale,  in un momento in cui le persecuzioni razziali non sono ancora realtà, alla paura e all’angoscia che pervadono l’animo della giovane quando le vessazioni divengono reali, questi sentimenti però si devono scontrare con la voglia di vivere della protagonista, ma soprattutto con la voglia di aiutare il prossimo ; ed è proprio per questo suo grande altruismo  che nel 1942 lasciò il lavoro sicuro di Dattilografa presso una sezione del Consiglio Ebraico, per trasferirsi nel campo di transito di Westerbork per lavorare come assistente sociale e per condividere la sorte del suo popolo.

 

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Due i temi che hanno colpito maggiormente il pubblico : l’attaccamento alla vita di Eddy, nonostante fosse consapevole che da lì a poco sarebbe morta in un campo di concentramento,  e l’importanza del ricordo. Difatti è  lei stessa a scrivere nel suo diario come  “La vita sia bella anche nelle situazioni più drammatiche perché in essa incontriamo la pienezza dell’esistenza ed è  per questo che vale la pena viverla fino in fondo”,  e come ” Il suo vivere bene, durante quel periodo, sia  legato esclusivamente al fatto che lei ricordi perfettamente la sua vita di prima anche se non esiste un prima”.

La serata si è conclusa con l’intervento di Padre Angelo Cupini che ha ringraziato gli attori e ha sottolineato come “Grazie a questa serata ognuno dei presenti porti a casa l’emozione, ma anche l’intelligenza che è servita e Eddy per accettare il cambiamento ed essere in grado di cogliere la parte interessante e “intelligente” di un periodo in cui si dovrebbe solo piangere”;  infine ha invitato gli spettatori a riflettere sui punti di connessione tra la vita di Eddy e la propria e soprattutto a non dimenticare tutto ciò che è successo.