La storia. Tre lecchesi alla conquista del Kilimangiaro

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Al centro da sinistra Mattia Biffi, Alessio Stefanoni e Matteo Amigoni in vetta al Kilimangiaro

 

LECCO – Un sogno che si realizza, salire in vetta alla montagna più alta del continente africano, il Kilimangiaro (5.895 metri). A mettere piede su una delle ‘Seven Summit’ (le Sette Cime del Pianeta, ndr), dopo 5 giorni di trekking sono stati tre lecchesi, Mattia Biffi, Matteo Amigoni e Alessio Stefanoni.

Giovani noti in città per essersi già cimentati in avventurose imprese: Mattia, membro del Team il Pedale Lecchese, classe 1986, due anni fa aveva partecipato alla Transcontinental race, randonnée estrema dal Belgio alla Turchia, mentre lo scorso anno aveva fatto di nuovo parlare di sé per aver attraversato l’Europa da Firenze fino a Capo Nord. Matteo e Alessio, classe 1990, rispettivamente atleti della Osa Valmadrera e dei Falchi Lecco, l’anno scorso hanno affrontato la Marathone des sables, 250 km di corsa nel bel bezzo del Sahara Marocchino.

Oltre ad essere una delle Seven Summit, il Kilimangiaro è la montagna solitaria più alta de pianeta

 

Tra la due ruote e la corsa i tre ragazzi hanno cominciato a coltivare un sogno: salire in vetta a una delle Seven Summit. L’idea, come racconta Matteo Amigoni (figlio del moto viaggiatore Luigi Amigoni, ndr), nasce proprio tra le dune del deserto, durante la Marathone des sables: “In  tenda con noi c’era un signore di Varese che aveva fatto tre o quattro delle sette cime del pianeta. Incuriositi gli abbiamo fatto un po’ di domande e lui ci ha consigliato di cominciare dal Kilimangiaro, definendola quella più abbordabile. Non sappiamo se è stata la botta di caldo del deserto o la voglia davvero di tentare la salita, sta di fatto che una volta tornati a casa abbiamo deciso di farlo”. Mattia è stato contattato poco prima di partire per la NC4000: “Mi hanno fatto la proposta, io già avevo in mente di fare qualcosa di simile e mi sono subito convinto ad andare”.

Da sinistra Matteo, Alessio e Mattia

 

L’organizzazione è stata questione di qualche mese: “Ad ottobre abbiamo cominciato ad informarci tramite le agenzie per trovare le guide con cui salire. Poi ci siamo organizzati con le ferie, e a gennaio abbiamo prenotato i voli”.

Lo scorso 14 giugno Mattia, Matteo e Alessio sono partiti per la Tanzania dove in serata sono atterrati presso l’Aeroporto Internazionale del Kilimangiaro. Da lì è cominciato il loro viaggio verso la vetta. Con loro c’erano altre 14 persone: “Avevamo dieci portatori, un cuoco, l’aiuto cuoco e due guide. Più noi tre eravamo in 17” ha detto Matteo “c’è da dire che la via che abbiamo scelto, Machame Route, è una delle più battute e abbordabili. Noi ci sentivamo allenati e pronti, abituati ad andare in giro qui per le nostre montagne, a correre e comunque a fare attività fisica. Sapevamo che c’era il fattore quota da non sottovalutare, e infatti è quello che ci ha dato più problemi”.

Il trekking dei tre lecchesi per arrivare in vetta al Kilimangiaro è durato cinque giorni: “La mattina del 15 giugno sono venuti a prenderci all’orario stabilito e siamo partiti per il primo campo base a 3 mila metri. Il secondo giorno siamo saliti a 4000 metri, poi abbiamo fatto acclimatamento, siamo saliti a 4600 e siamo riscesi a 4000, dove abbiamo dormito. Il quarto giorno siamo saliti a 4.700, dove era allestito l’ultimo campo base. Siamo arrivati lì alle 14, abbiamo bevuto del tea, mangiato qualcosa. Poi ci siamo coricati, alle 23 di sera le guide ci hanno svegliati per partire alla volta della vetta”.

Matteo Amigoni in vetta al Kilimangiaro

 

A quel punto, come spiegato da Mattia, la fatica accompagnava davvero ogni passo: “Non eravamo molto riposati, dormire a 4700 metri non è proprio facile. Ci mancavano gli ultimi 1300 metri di dislivello per arrivare in vetta, ma dopo aver superato i 5.300 non ne avevamo davvero più. Ogni due minuti dovevamo fermarci, ci sentivamo ubriachi!”. Dopo sei ore di camminata il momento della meraviglia: “Alle 6.05 del 19 giugno abbiamo toccato il cartello di legno della vetta del Kilimangiaro. C’erano -15 gradi, il cielo era limpido, abbiamo visto l’alba. Uno spettacolo difficile da dimenticare” hanno detto Mattia e Matteo.

In vetta i tre lecchesi sono rimasti per pochi minuti, il tempo di vedere sorgere il sole e scattare una foto ricordo, poi è cominciata la discesa, durata un giorno. “Prima di tornare a casa abbiamo fatto un safari di tre giorni, è stato bellissimo. Però niente tenda o bivacchi, ci siamo goduti il meritato riposo in albergo!” hanno riso.

Lunedì scorso, il 25 giugno, Mattia, Matteo e Alessio hanno fatto rientro a Lecco. La ripresa è ancora in corso, ma nei loro occhi si legge l’entusiasmo di chi ha raggiunto il proprio sogno, pur nella difficoltà: “Non lo nego – ha concluso Mattia – è stata dura, molto più di quello che ci aspettavamo probabilmente. La quota, almeno personalmente, mi ha provato molto, gli ultimi 100 metri sotto la vetta sono stati eterni. Sei lì, cammini, ti chiedi perchè lo stai facendo, poi ti rendi conto di dove sei, sei sotto la vetta del Kilimangiaro, vuoi arrivare in cima. Quindi se me lo chiedono sì, ne è valsa assolutamente la pena, nonostante la fatica”. Chapeau, aggiungiamo noi, complimenti!