La voce di Stefana: “Sono serba ma mi sento mandellese”

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Stefana Agatonovic legge in sala consiliare a Mandello la sua lettera-testimonianza.
Stefana Agatonovic legge in sala consiliare a Mandello la sua lettera-testimonianza.

MANDELLO – “Faccio questo intervento per raccontare la storia di chi non è cittadino italiano pur sentendosi italiano e mandellese. Mi chiamo Stefana, sono a Mandello da una decina d’anni, vengo dalla Serbia e sono cittadina serba. I miei genitori hanno deciso di venire qui in Italia per me e per mio fratello Stral. Il loro pensiero era che qualunque scuola avessimo fatto nel nostro Paese, non essendo la Serbia nell’Unione europea, non avrebbe avuto alcun riconoscimento in Europa”.

Comincia così la testimonianza portata martedì 17 marzo in sala consiliare a Mandello da Stefana Agatonovic.

Appena prima dell’intervento della giovane serba il vicesindaco Fabio Marcelli aveva consegnato a quattro bimbi stranieri (due di nazionalità turca, un senegalese e un egiziano) la cittadinanza civica “ius soli”, dopo che in aula erano risuonate le note dell’Inno di Mameli.

“Alla partenza dalla Serbia – ha detto Stefana – i miei genitori hanno lasciato là il lavoro e tutti gli affetti. Io ho iniziato la prima media a Mandello ed è stato difficile trovarsi in un ambiente dove non capisci una sola parola. Cercavo di usare il mio inglese, ma non riuscivo a intendermi…”.

Stefana-Agatonovic_Mandello_2015 (1)La ragazza ha poi spiegato di essersi subito trovata bene a Mandello, “al punto che quando durante la prima estate ho aiutato una mia amica a vendere i biglietti della lotteria di San Lorenzo alcuni mi dicevano: Ma sei più mandellese tu di tante ragazze del posto”.

Una volta ottenuto il diploma all’Istituto tecnico commerciale di Lecco, Stefana ha iniziato a cullare il sogno di conseguire la laurea in Infermieristica. “Così ho cominciato a frequentare il Soccorso degli alpini di Mandello – ha detto – ho fatto il corso e gli esami e mi piace molto stare in questo ambiente con tutti, giovani e meno giovani”.

Poi una considerazione: “Io mi sento italiana ma non ho la cittadinanza. Prima dell’Università avrei voluto fare un’esperienza all’estero. Avevo trovato una famiglia in Australia per trascorrere là un anno alla pari, ma essendo cittadina serba mi sarebbe stato molto difficile ottenere il visto”.

Quindi il racconto di un suo viaggio in Romania, due anni fa: “Sono stata in Romania con la delegazione di Mandello a conclusione del progetto di incontro tra rappresentanti di vari Paesi europei. Con tanto piacere ho rappresentato l’Italia e Mandello. Ero come gli altri del gruppo, ma forse avevo qualcosa in più: la mia storia, che mi consentiva di dialogare con la delegazione macedone con la quale mi intendevo anche per ragioni di lingua”.

“Grazie alla mia provenienza – ha aggiunto la Agatonovic – ho potuto vivere con partecipazione i momenti di festa che mi ricordavano il mio Paese e ho potuto entrare tanto in relazione con i bimbi rumeni che per un giorno abbiamo adottato, perché ero cresciuta con la responsabilità verso i bambini piccoli…”.

Poi la conclusione, velata da una punta di amarezza, della sua significativa testimonianza: “Al ritorno sono arrivata all’aeroporto bergamasco di Orio. Al controllo fila diversa, passaporto serbo, attesa più lunga… E non ho potuto non pensare al momento in cui avrò anch’io la cittadinanza italiana”.