LAC: “La caccia ai cinghiali crea più pericolo che i cinghiali”

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LECCO – “Ieri ad Apricale (IM) durante una battuta di caccia al cinghiale è morto un ragazzo di 19 anni che era a passeggio con il proprio cane ignaro che avrebbe perso la vita perchè qualcun altro stava praticando uno ‘sport’.

La caccia al cinghiale è un tipo di caccia che da tempo denunciamo come attività pericolosa sia per come viene organizzata, per l’ambiente che viene scelto, per il numero di cacciatori coinvolti e per la difficoltà di individuare con certezza il cinghiale da ammazzare.

Il pericolo è ancora più alto quando la battuta di caccia si svolge in ambienti con forte vegetazione e in zone con sentieri dove vi è passaggio di persone (escursionisti, cercatori di funghi e castagne, frequentatori della montagna in mountaine bike). In queste zone di bassa montagna con forte vegetazione, che vengono fruite da moltissime persone durante la settimana, i rischi di incidenti a danno di persone, cose ed animali (anche d’affezione) aumentano in modo esponenziale.

Spesso questa attività viene svolta troppo a ridosso delle zone abitate. Ci domandiamo come sia possibile che la caccia, e in particolare questa attività di caccia, tenga in scacco la maggioranza della popolazione che si vede limitata nella libertà di godersi la natura in modo sereno e rilassato come dovrebbe essere e che esista invece una minoranza di cacciatori – che spesso non sanno neppure a cosa stanno sparando – che spadroneggiano e ricattano amministratori e politici in cambio del loro voto (come da loro stessi dichiarato e scritto su striscioni mostrati pubblicamente nelle loro manifestazioni – vedi manifestazione del novembre 2017 fuori dalla Regione Lombardia a Milano “i cacciatori votano gli animali no”).

E’ inutile che questa categoria, per lavarsi la coscienza si mostri poi sensibile alle problematiche sociali propinandosi come benefattori agli occhi dei cittadini raccogliendo fondi per poi donarli alle più disparate cause sociali (terremotati; automezzi di soccorso; spegnimento incendi; attività di protezione civile). La prima causa sociale di cui dovrebbero occuparsi sarebbe quella di evitare incidenti anche mortali come quello di ieri a persone che l’ambiente lo vivono in modo pacifico senza disturbare od ammazzare nessuno.

I feriti e i morti causati dalla caccia sono ogni anno troppi per una attività che si vuole definire sportiva, senza contare l’inquinamento che produce questo “sport” (piombo e cartucce non raccolte), i danni alle cose, agli animali – anche domestici – alle specie non cacciabili (fauna protetta) che spesso vengono abbattute ed abbandonate sul posto.
Per quanto riguarda il nostro territorio lecchese, la caccia al cinghiale viene praticata in zone nella immediata periferia di Lecco.

Si tratta di luoghi di passeggiate settimanali vicino all’abitato dove un escursionista-ciclo turista arriva sul sentiero e si trova coinvolto nel pieno di una battuta di caccia al cinghiale (svolta da una squadra di cacciatori). Il pericolo è reale ma molto sottovalutato da chi permette questo tipo di caccia nel nostro territorio.

Molti lecchesi non sanno neppure che la caccia al cinghiale si svolge anche da noi. Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni di cittadini preoccupati che si sono trovati nel mezzo della battuta di caccia al cinghiale poco sopra l’ospedale di Lecco (Bressanella e Campo dei Buoi).

Un gruppo di persone con al seguito minori ha rischiato anche di essere travolto da una femmina di cinghiale sotto shock che rotolava letteralmente a valle con al seguito i suoi piccoli. Le persone che ci hanno segnalato l’accaduto hanno riferito di aver sentito spari sopra di loro (che stavano sul sentiero) e poco dopo essersi trovati la mamma cinghiale che rotolava giù dalle balze proprio davanti ai loro occhi e che tale scena li ha sconvolti. Quando hanno telefonato non sapevano che a Lecco si praticasse la caccia al cinghiale ma sono rimasti allibiti dal fatto che ciò avvenisse in una zona utilizzata per le passeggiate delle famiglie. La sezione provinciale della Lac si farà carico di informare e denunciare questo reale pericolo per l’incolumità pubblica agli organi preposti alla sicurezza.

Si aggiunge, per informazione dei cittadini, che il munizionamento necessario per l’attività di caccia al cinghiale consiste in un unico proiettile in piombo che ha una potenza e una lunga gittata e che, se non colpisce l’animale, continua la sua corsa anche rimbalzando su alberi o ancora peggio sulle rocce arrivando pertanto anche molto lontano dal luogo dello sparo diventando un proiettile vagante che potrebbe colpire chiunque”.

LAC LEGA PER L’ABOLIZIONE DELLA CACCIA
Sezione provinciale di Lecco