L’Avis Mandello: “Gianni, ci hai insegnato la caparbietà e la pazienza”

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Piercarlo Redaelli, presidente dell'Avis Mandello (a sinistra), con il dottor Gianni Comini nel maggio 2013 in occasione della cerimonia per i 55 anni della sezione.
Piercarlo Redaelli, presidente dell’Avis Mandello, con il dottor Gianni Comini nel maggio 2013 in occasione della cerimonia per i 55 anni della sezione.

 

MANDELLO – Nel giorno dell’addio al loro presidente onorario, gli amici del consiglio direttivo dell’Avis di Mandello indirizzano questo ideale saluto al dottor Gianni Comini:

“Ancora una volta ci tocca salutare un amico, un grande amico. Se volessimo raccontare il dottor Gianni Comini con un aggettivo ci piace pensare a discreto. Gianni era veramente una persona discreta. Uno stile di vita.

Capace di essere presente in maniera mai invasiva. Lo abbiamo incontrato insieme, noi del consiglio direttivo di Avis, l’ultima volta in occasione del suo compleanno a febbraio, a casa sua. E col suo solito modo di fare ci ha accolto con entusiasmo, con la gioia di incontrare degli amici, perché questo eravamo: soprattutto amici. Ci era sembrato molto stanco.

Volle sapere le ultime notizie della sezione, abbiamo parlato di nuovi iscritti, dei rapporti con le altre Avis, dei progetti che intendevamo portare avanti. Come sempre ci ha incoraggiato a proseguire e come sempre ha elogiato la nostra voglia di fare e la nostra intraprendenza.

I suoi elogi, sempre graditi ma spesso esagerati e glielo dicevamo, li abbiamo sempre considerati il suo modo di approvare e sostenere il lavoro che ha distinto da sempre la sezione Avis da lui fondata.

Abbiamo inevitabilmente ricordato insieme le tante persone che hanno condiviso questa missione e questa passione. Le cose fatte e le cose che si potranno fare. La difficoltà di saper interpretare i tempi e adeguare le azioni con le conoscenze e gli strumenti di oggi.

Il coraggio di adottare stili e scelte controcorrente rispetto a quello che normalmente vediamo attorno a noi.

Da lui abbiamo imparato a non apparire a tutti costi. Abbiamo imparato la pazienza di aspettare i risultati, l’umiltà di riconoscere i propri limiti e la saggezza di valorizzare il lavoro degli altri. Ma anche la caparbietà di perseguire un obiettivo quando ritenuto giusto e meritevole di attenzione.

Nell’occasione gli avevamo chiesto di rimettersi in fretta perché sentivamo la sua mancanza ed era vero. Lui ci rispose che eravamo grandi abbastanza e potevamo benissimo camminare da soli. Lui la sua strada l’aveva percorsa.

Lo abbiamo lasciato con molta tristezza e la promessa di non tradire la sua fiducia. Speriamo di esserne capaci.

Chi lo ha incontrato ancora personalmente lo ha trovato sempre capace di incoraggiamenti.

Ci permettiamo di salutarlo come si fa con un grande amico: ciao, Gianni”.