Lavorare e studiare all’estero: ecco le esperienze con Informagiovani

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LECCO – Cinque ragazze, cinque storie, cinque esperienze: è attraverso i racconti di Francesca, Paola, Sara, Anna e Arianna che il servizio Informagiovani del Comune di Lecco ha presentato in serata il progetto “Let’s move”, iniziativa a carattere culturale per promuovere lo studio e il lavoro all’estero. A seguito dei racconti delle relative esperienze dirette è stato possibile per i presenti interessati porre domande, al fine di avere informazioni e soddisfare curiosità personali.

Durante l’incontro sono stati presentati diversi tipi di esperienze: dall’erasmus, allo studio all’estero, al woofing, all’esperienza “au pair”, alla cooperazione internazionale, tutte accomunate dalla volontà dei ragazzi di sperimentare qualcosa di diverso nell’intento di accrescere il proprio bagaglio personale, prima che culturale.

Francesca Dassogno
Francesca Dassogno

Erasmus in Portogallo nell’anno accademico 2005/2006 e un lungo viaggio attraverso l’Australia nel 2010 sono state le esperienze decisive per Francesca Dassogno, sebbene molto diverse tra di loro: “l’Erasmus mi ha dato molto dal punto di vista scolastico – ha raccontato Francesca – ma l’anno in Australia mi ha completamente appagata. Sono partita nel 2010 col mio ragazzo, giù abbiamo comprato un camper e girato tutto il Paese lavorando nei campi e coi soldi che guadagnati abbiamo viaggiato, e sono pure riuscita a portarmi qualcosa a casa. Un modo concreto e alternativo di visitare un paese a parer mio!”

Se l’esperienza di studio all’estero tramite il programma Erasmus può essere oramai “di routine” , è da constatare che sono sempre di più i ragazzi italiani che terminati gli studi liceali decidono di iscriversi direttamente in un’Università straniera: è il caso di Paola Laini, iscritta al primo anno di “Sostenibilità e gestione ambientale” dell’Università di Leeds in Inghilterra.

Paola Laini
Paola Laini

“Ho deciso di studiare in Inghilterra innanzitutto perché il corso che mi interessava non è attivato nelle Università Italiane – ha detto Paola – e sebbene io mi trovi molto bene nell’ambiente accademico e in città sono più che sicura di voler cercare in Italia la prima esperienza lavorativa.” Pochi anni fa, all’età di 18 anni, Paola aveva anche sperimentato il “Woofing”, un programma internazionale di volontariato agricolo che vede famiglie interessate a stili di vita eco compatibili cercare volontari che li aiutino in questo progetto, offrendo loro vitto e alloggio in cambio di lavoro settimanalmente distribuito.

“Per partecipare – ha spiegato Paola – occorre iscriversi al sito di woofing del paese di interesse, io ho scelto il Galles, e mettersi in contatto con le famiglie che mettono annunci di ricerca volontari e accordarsi sul periodo. Prima ci si muove meglio è perché questo tipo di volontariato sta prendendo piede e capita spesso che fatta la domanda le famiglie debbano rifiutare per eccesso di candidati. L’ho trovato un ottimo modo di incontrare persone accomunate dal proprio stesso interesse: durante la mia esperienza eravamo 15 ragazzi! Si lavora dal lunedì al venerdì, in cambio di vitto e alloggio, e i weekend si può cogliere l’occasione per viaggiare.”

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Sara Motta

Sara Motta ha invece portato la testimonianza dell’esperienza “au pair” in America, New York, dove è stata per un anno nel 2007 ospite di una famiglia che in cambia della cura dei bambini le offriva vitto e alloggio: “Ci sono diverse agenzie per chi decidesse di provare questa esperienza – ha raccontato Sara – che non è da considerare come uno svago ma un vero e proprio lavoro: a contratto, da lunedì a venerdì, weekend liberi, ferie pagate. Personalmente ho usato i soldi guadagnati per fare un on the road di un mese negli stati dell’Ovest: era il mio sogno! L’esperienza è stata illuminante nel dissuadermi dall’intraprendere gli studi “educativi ”: lavorare coi bambini non è uno scherzo! Infatti di ritorno dall’esperienza ho iniziato a studiare Lingue.”

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Anna e Arianna

Affascinante e “movimentato” infine lo scorcio dato da Anna e Arianna sul mondo delle cooperazioni internazionali: innanzitutto, ricordano le due ragazze, è da sfatare la leggenda secondo cui il volontario non è pagato. “Ho partecipato tra le varie cose ad un bando di volontariato per le Nazioni Unite – ha detto Anna – e ho lavorato con loro seguendo dei progetti per circa un anno e lo stipendio andava dai 1000 ai 1500€ mensili. Per il resto sono stata ingiro tra Africa e Asia circa 4 anni, seguendo progetti relativi alla gestione idrica, che è argomento del master che ho fatto dopo la triennale in Biologia: master che mi ha portata per tre mesi in Etiopia, dove ho poi prolungato la permanenza a seguito della proposta fattami da alcune persone conosciute che lavoravano all’Ambasciata Italiana. Tutto è nato da lì! Ora lavoro a Milano per l’Istituto Oikos.” Educazione e protezione dell’infanzia invece il campo in cui ha lavorato per oltre 5 anni Arianna, laureata in scienze politiche  e specializzata in Cooperazioni internazionali (biennio frequentato in Belgio): “ho seguito e supervisionato numerosi progetti in Congo, Marocco, Burkina Faso. Chiaramente l’esperienza è profonda e indimenticabile ma devo dire che può anche stancare, un po’ per le situazioni delicate che vivi e le persone che incontri e a cui presti il tuo aiuto. Infatti da qualche mese sono in una sorta di stand by e sto lavorando per le imprese: mi do del tempo per tornare a viaggiare, ma è un’esperienza che consiglio a chiunque voglia avvicinarsi al mondo del volontariato.”

Intento dell’iniziativa, com’è stato ricordato da Marta e Francesca, operatrici dell’Informagiovani, non è quello di spingere i ragazzi a “scappare” dall’Italia, in un periodo tra l’altro in cui la moda sembra essere proprio questa, ma di far vedere come l’esperienza all’estero sia una delle possibilità per scoprire qualcosa su di se, come persone e poi per arricchire il proprio bagaglio culturale e professionale.