Lecco. In mille “scalzi” in marcia insieme ai migranti

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LECCO – E’ partita dal Ferrhotel, ormai diventato un luogo simbolo dell’emergenza dei profughi e della loro accoglienza, il corteo delle associazioni, dei cittadini e dei migranti che venerdì pomeriggio, dalle 18, hanno iniziato la “marcia delle donne e degli uomini scalzi”.

Un vero fiume di persone, ben mille in cammino, rigorosamente a piedi nudi, per esprimere solidarietà ai  migranti accolti nel lecchese.

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Una manifestazione che ha avuto inizio di fronte all’ex palazzo delle ferrovie, oggi centro di prima accoglienza, proprio dove la Lega Nord, qualche giorno fa, aveva inscenato la propria protesta contro i continui arrivi di richiedenti asilo in città e in provincia di Lecco.

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Le bandiere del Carroccio hanno lasciato spazio alle bandiere della pace e agli striscioni del comitato Noi tutti Migranti che ha voluto organizzare la marcia lecchese in concomitanza con l’analoga iniziativa che si è svolta a Venezia. Alla manifestazione ha aderito anche il Partito Democratico, con diversi esponenti locali e consiglieri comunali. Tra i manifestanti anche il sindaco Virginio Brivio.

“Lecco è solidale e i lecchesi sono un popolo pronto ad accogliere altre persone. Le polemiche sono invece strumentali – ha commentato il consigliere comunale Angese Massaro –   Non era possibile fare più di quanto è stato  fatto. Stiamo parlando di una situazione di estrema urgenza con continui arrivi e l’assistenza che è stata data ai migranti è stata la migliore possibile”.

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Tolte le scarpe, da via Ferriera  il corteo si è messo in cammino verso il palazzo del Comune per poi scendere in Piazza Garibaldi. Presenti alla manifestazione un migliaio di persone tra cui anche i profughi che alloggiano ai Piani Resinelli, al Bione e al Ferrhotel.

“Essere scalzi significa essere tutti allo stesso livello di umiltà comune, per affrontare le difficoltà che la vita porta a tutti singolarmente e che insieme possiamo superare – ha spiegato il presidente di Arci Lecco, Davide Ronzoni –   E’ importante dare un messaggio di unità, di una comunità che può accogliere persone provenienti da zone di guerra, di scontri e di povertà. Queste persone faranno parte del nostro sistema nei prossimi anni e questo può funzionare se riusciremo a convivere in  sintonia con loro”.

 

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“Questa gente dimostra che l’accoglienza è una cosa importante e che Lecco è una città solidale. E’ una buona risposta al polemiche che mi sembrano pretestuose, in particolar modo da parte della Lega e dai loro alleati. Dire ‘prima gli italiani’ non ha senso, ci troviamo di fronte ad un problema enorme e la Germania sta mostrando che è possibile affrontarlo seriamente” ha commentato il consigliere comunale Alberto Anghileri.

Anche il segretario generale della Cgil di Lecco vede il modello tedesco come esempio da guardare: “Questa manifestazione è l’occasione per chiedere alle istituzioni un miglior coordinamento, nuove politiche nazionali ed europee – spiega Wolfango Pirelli – Tra queste c’è la proposta della Camera del lavoro di Brescia, la quale ha chiesto alla prefettura che le cooperative possano fare delle convenzioni con i privati per accogliere i profughi direttamente nelle proprie case, avendo in cambio le risorse che oggi vengono erogate alle associazioni, così come sta facendo la Germania. Credo sarebbe utile rilanciare questa proposta anche a Lecco”.

 

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Sulle polemiche emerse rispetto alla gestione dell’accoglienza, è la guida del Comitato Noi Tutti Migranti, Guerrino Donegà, a fare chiarezza: “E’ evidente che ci sono delle criticità accanto a delle eccellenze.  Il problema è costruire un servizio di accoglienza che sia omogeneo, con un coordinamento a livello provinciale tra Prefettura e Comuni, riuscendo ad ottenere una distribuzione più omogenea delle persone evitando le grandi concentrazioni in un unico centro e lavorare sull’integrazione, coinvolgendole nelle comunità. Stiamo parlando di 700 persone che suddivise su tutto il territorio lecchese sono un’inezia. Sbagliato parlare di invasione, facendo polemiche ingiustificate, basta intervenire sul piano organizzativo”.