Leuci: via il nome dall’insegna, il caso amianto discusso in Regione

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Rimosso il nome della Leuci dallo stabile che si affaccia a via XI Febbraio

 

LECCO – Se ne sono accorti in tanti: l’insegna della Leuci, storica quanto l’ex fabbrica di lampadine, è stata rimossa negli ultimi giorni e il nome dell’azienda non svetta più dal fabbricato di via XI Febbraio.

E’ l’ultima novità dallo stabile finito sotto l’attezione del Comune e dell’ATS in seguito alle segnalazioni per la presenza della copertura in amianto ammalorata sul tetto della ditta. Dopo l’ispezione dell’azienda sanitaria, il Comune ha imposto alla proprietà, la società Lago, la rimozione delle lastre di eternit ed entro 90 giorno l’area dovrà essere bonificata.

Nel caso dell’amianto alla Leuci di Lecco è stato discusso anche in Commissione Ambiente e Protezione civile di Regione Lombardia nel corso di un’audizione richiesta dal consigliere lecchese Mauro Piazza.

Erano stati convocati a Palazzo Pirelli l’ATS Brianza (presenti le dottoresse Castelli, Toso e Cattaneo), il Comune di Lecco (presente il sindaco Brivio con l’ingegnere Brevvia) e la proprietà Lago Srl afferente al Gruppo Relco, l’unica parte da audire che ha disertato l’incontro.

Un atteggiamento pesantemente sigmatizzato dal consigliere Piazza: “L’assenza della proprietà va a inserirsi in un atteggiamento complessivamente negativo da parte della stessa, la presenza avrebbe invece aiutato a dipanare alcuni nodi. Credo inoltre che abbiamo bisogno di capire quali risposte dare ai cittadini quando ci sono atteggiamenti di così forte resistenza da parte della proprietà come avvenuto in questo caso. Chi è deputato a mettere alle strette i proprietari di aree con presenza di amianto?”.

 

Per Piazza non è possibile “affidarci tutte le volte al fato, come nel caso dell’ex Leuci, con un condominio che si affaccia “provvidenzialmente” sull’area e cittadini che lanciano l’allarme”. Per questo il consigliere lecchese ha sollecitato il Comune di Lecco affinchè attivi una convenzione come quella siglata dal comune di Bergamo, dall’Ats di Bergamo e dall’Arpa per l’attuazione della rilevazione dell’amianto sul territorio della città di Bergamo, documento approvato con delibera regionale”.

Un input che il sindaco di Lecco ha accolto con favore. Alla domanda di Piazza se sia vero che la proprietà dell’area ex Leuci abbia debiti con il Comune di Lecco, Brivio ha risposto confermando che il debito esiste ed ammonta a oltre mezzo milione di euro essenzialmente per Imu non pagata.
“La presenza della proprietà, necessaria almeno per dare atto della volontà da parte sua di intervenire nella situazione che si è creata, sarebbe stata un bel segnale”, ha commentato Raffaele Straniero consigliere regionale del Pd, al termine dell’audizione.

In Lombardia ci sono 4 milioni di metri cubi di tetti di amianto e questa la dice lunga sulla portata del fenomeno – ha detto in seduta Straniero –. Per quanto riguarda il caso di Lecco, l’ordinanza sindacale che prevede anche il monitoraggio, è già stata emessa. Non solo: il Comune ha avviato anche un’importante collaborazione con i cittadini grazie allo sportello amianto”.

Ma per il consigliere Pd serve altro: “Sarebbe fondamentale piuttosto una regia regionale che dia tempi certi per gli interventi di rimozione e bonifica, ad esempio. Invece, il Pral, il Piano regionale amianto Lombardia, è scaduto nel 2010 e non è più stato aggiornato, perché l’assessore all’Ambiente non lo ritiene necessario, come mi ha detto quando l’anno scorso ho presentato un’interrogazione in proposito. Noi riteniamo al contrario che sia assolutamente urgente porre il tema all’agenda regionale”.

E per quanto riguarda gli interventi degli auditi, “il sindaco di Lecco Virginio Brivio ha auspicato un protocollo tra Comune, Ats e magari anche Arpa per disciplinare meglio gli interventi riguardanti l’amianto, soprattutto perché il privato, su questo argomento, risulta sfuggevole. Altrimenti bisogna ogni volta ricorrere alla Procura che, con i suoi tempi, permette le verifiche sulle proprietà private. Ma intanto, come nel caso dell’area Leuci, in centro città e in piena area residenziale, provoca del problemi di sfarinamento delle coperture di amianto che costringono periodicamente – basta si alzi un po’ di vento – alla chiusura delle strade attorno al complesso. Una situazione insostenibile”, conclude Straniero.