L’ex Leuci potrebbe non restare industriale. Nuove possibilità nel PGT?

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L'area dell'ex Leuci

LECCO – Nel giugno del 2014 il Consiglio Comunale di Lecco lo aveva messo nero su bianco: “L’area della Leuci resterà industriale”. L’assemblea dei consiglieri, in quell’occasione (vedi articolo), aveva bocciato con ampia maggioranza la richiesta, presentata dall’allora proprietario Giuliano Pisati, del cambio di destinazione d’uso dell’ex fabbrica di lampadine che aveva chiuso i propri cancelli solo qualche mese prima, dopo quasi un secolo di storia, lasciando sulla strada novanta dipendenti. 

Quel voto, di ormai quattro anni fa, voleva preservare l’immobile da possibili speculazioni e aveva lasciato aperta la possibilità di una rinascita della Leuci in una nuova realtà produttiva, un sogno sfiorato dagli ex lavoratori che erano quasi riusciti nell’impresa di trovare imprenditori interessati al progetto, definito LaCittàdellaLuce e diventato il brand dell’aggregazione di più associazioni e liberi cittadini che ancora oggi sostengono quell’iniziativa.

Il sindaco Virginio Brivio

Oggi, però, i tempi sembrano cambiati. L’amministrazione sta per aprire una fase di revisione del PGT e il destino dell’area dove un tempo sorgeva la gloriosa fabbrica lecchese potrebbe essere rimesso in discussione.

Ne sarà confermata la vocazione industriale? “Non posso dirlo ora – risponde il sindaco Virginio Brivio – i nuovi proprietari non hanno presentato nessuna richiesta di cambio di destinazione. Non mi sembra corretto ad oggi dire sì o no, credo però serva uno sguardo dinamico sulla città e che non siano i vincoli a salvaguardare l’identità di un territorio. Basta salire sulle nostre montagne e guardare la città per scorgere dei vuoti abbandonati che non fanno bene a nessuno”.

“Aree che, se inutilizzate, rischiano di diventare delle bombe dal punto di vista ecologico o degenerare in situazioni di degrado – prosegue il sindaco e il caso Leuci è esemplare, per la presenza deteriorata di amianto che ancora deve essere ancora rimossa – Quanto votato in quel consiglio comunale non si riferiva solo alla Leuci, ma guardava a tutte le aree dismesse nel capoluogo. In quegli anni si è ritenuto di seguire una linea più rigida, oggi mi auguro che il Consiglio Comunale faccia un ragionamento non solo di natura vincolistica, ma progettuale”.

“Occorre accelerare su quella che definiamo la Città dei Servizi – spiega Brivio – stiamo studiando come facilitare l’investimento del privato che può fornire alla città nuove opportunità. Opere di natura privatistica, penso a strutture ricettive, centri benessere o strutture sportive, che hanno un interesse pubblico e migliorano la qualità della vita della collettività”.  Un esempio è l’intervento che sarà realizzato alle Caviate dove in futuro dovrebbe sorgere un hotel con spa annessa e pure la proprietà dell’Icam pare si stia muovendo per realizzare nell’area di Pescarenico una nuova struttura di tipo turistico-residenziale.

Anche l’area dell’ex Leuci, potrebbe  quindi aprirsi a nuove possibilità, ma l’amministrazione non chiude la porta ad un’eventuale riconversione industriale: “Va però chiarito un equivoco, il Comune non è un operatore economico e non parliamo di un’area pubblica. Se i promotori di questo progetto dovessero presentare, non solo l’idea, ma anche operatori che la vogliano realizzare, la valuteremo con un atteggiamento positivo. Ma chiedere al Comune di muoversi alla ricerca di imprenditori per fare quell’operazione è sbagliato. Perché dovremmo farlo per quell’area e non per le altre 20 aree dismesse che esistono in città? Lo dico con rispetto per il lavoro fatto dal Comitato, ma serve chiarezza, altrimenti si rischia di invertire le responsabilità. Noi siamo aperti alle loro proposte e se dovessero trovare concretezza ci sarà dal Comune la massima disponibilità a valutarle”.