Mandello, don Ambrogio e don Vittorio sacerdoti da 50 anni

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DSC_1347MANDELLO – “E’ un momento bello e significativo quello che stiamo vivendo, perché qui io e don Vittorio abbiamo celebrato la nostra prima messa. E insieme a voi oggi diciamo grazie al Signore e lo facciamo celebrando l’Eucarestia, che è la preghiera di ringraziamento per eccellenza”. Così don Ambrogio Balatti, nativo di Mandello e dal 1994 arciprete di Chiavenna, ha introdotto giovedì 29 maggio nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore la celebrazione per il cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale suo e di don Vittorio Bianchi, a sua volta originario di Mandello e dal 2010 parroco di Abbadia Lariana.

Un rito solenne, accompagnato dalla Schola cantorum diretta dal maestro Massimo Gilardoni e significativamente introdotto dal brano “Tu es sacerdos in aeternum”.

Da sinistra il parroco don Pietro Mitta, don Ambrogio Balatti e don Vittorio Bianchi.
Da sinistra il parroco don Pietro Mitta, don Ambrogio Balatti e don Vittorio Bianchi.

Accanto a don Ambrogio e a don Vittorio, rispettivamente 74 e 75 anni (don Bianchi compirà i 76 a fine ottobre), un altro sacerdote di origini mandellesi: don Costante Tencalli, classe 1925, da dieci anni a sua volta a Chiavenna. Con loro il parroco del “Sacro Cuore” don Pietro Mitta, l’arciprete di “San Lorenzo” don Donato Giacomelli, don Luigi Prandi (lui pure nativo di Mandello, classe 1941), il parroco di Crebbio don Mario Conconi e i vicari del “Sacro Cuore” don Andrea Del Giorgio e don Michele Gini.

“E’ una felice ricorrenza – è stato detto nel messaggio introduttivo alla celebrazione eucaristica – che richiama il popolo di Dio a rendere grazie per il dono del sacerdozio. Il Signore conceda a don Ambrogio e a don Vittorio la grazia di un fecondo ministero, in una sempre più stretta intimità con Cristo”.

DSC_1349Quindi la lettura di un messaggio augurale pervenuto da suor Maria Letizia Gatti della Comunità di San Biagio sopra Subiaco. “Idealmente qui c’è anche lei– ha detto il parroco – così come accanto a noi c’è padre Arcangelo Zucchi, del quale stasera utilizzeremo il calice che ha lasciato in dono alla nostra comunità parrocchiale”.

Carica di ricordi e coinvolgente l’omelìa di don Vittorio, che prima di essere trasferito ad Abbadia era stato parroco a Cermenate.

“Essere prete è un dono straordinario – ha premesso il sacerdote – e vorrei dire quasi inimmaginabile. Ma questo dono ha anche il supporto della comunità in cui si è cresciuti”. “Se io sono diventato prete lo devo alla mia famiglia – ha aggiunto – e in particolare a mia mamma Teresa, che sapeva richiamarmi alle mie responsabilità. Facevo il chierichetto e quante volte lei mi ha tirato giù dal letto perché non mancassi alla messa delle 6! Il paese, poi, mi ha fatto sentire orgoglioso di essere mandellese. Qui c’era la Moto Guzzi e i suoi fortissimi piloti, c’era la Canottieri…”.

DSC_1339Don Vittorio ha ricordato gli anni giovanili vissuti al “casone”. “Là dentro abitavano ben 32 famiglie – ha spiegato – e andare d’accordo non era sempre facile e tuttavia eravamo uniti”. Quindi una simpatica battuta: “Molti erano comunisti, eppure da lì è saltato fuori anche un prete…”.

Subito dopo il sacerdote ha sottolineato l’importanza dell’appartenenza alla parrocchia. “Noi amavamo i nostri preti – ha detto – e l’oratorio finiva col diventare la nostra casa. Ecco perché dico che il dono del sacerdozio nasce tra quei valori, che sono poi il frutto di tutti noi. Ricostruiamo allora quel retroterra culturale dentro il quale far crescere la nostra Chiesa, perché il Signore chiama ancora ma forse, rispetto al passato, oggi mancano la dimensione semplice e la gioia dello stare insieme”.

DSC_1340A conclusione del rito anche don Ambrogio Balatti ha fatto un breve cenno agli anni della sua giovinezza. “Don Vittorio arrivava in Seminario con la sua Guzzi – ha detto – mentre io sono sempre stato più tranquillo. Vivevo a Luzzeno ed ero affascinato da don Costante, sempre particolarmente brillante. Già, è grazie a lui che è nata in me la vocazione al sacerdozio”.

Poi il canto del “Regina Coeli“, la consegna dei doni ai due sacerdoti mandellesi in festa per il traguardo del giubileo sacerdotale e l’applauso dei numerosi cittadini che avevano assistito alla celebrazione eucaristica.

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