Mandello, l’addio a Rotta. “Christian, ti terremo nei nostri cuori”

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MANDELLO – La bara appena sotto i gradini che portano all’altare, coperta da un cuscino di rose rosse. Sopra ci sono la sua foto e la maglia azzurra dell’Italia. Dentro la chiesa tanta gente. Mamma Udilla e papà Giambattista, i familiari, gli amici e tanti vogatori di ieri e di oggi. Tra i banchi, nelle prime file, anche i campioni olimpici Giuseppe Moioli e Ivo Stefanoni.

Poco distante dalla bara il gagliardetto della Canottieri Moto Guzzi e i labari della Lombardia e della sezione di Lecco dell’Associazione nazionale atleti olimpici e azzurri d’Italia.

Mandello ha tributato sabato 25 marzo l’estremo saluto a Christian Rotta, 43 anni, morto in tragiche circostanze a Sabaudia, dove viveva da alcuni anni e dove continuava a praticare la disciplina sportiva che gli aveva regalato significative vittorie in particolare nella prima metà degli anni Novanta, quando si aggiudicò tra l’altro i titoli italiani Under 23 nel “due senza” nel 1992 e ancora con lo stesso armo, oltre che con il “due con”, nel ’94.

Introducendo il rito funebre l’arciprete, don Donato Giacomelli, ricorda “la qualità e il talento ammirati in lui” e auspica che nulla vada perduto “di tutto ciò che Christian ha fatto per gli altri”. “Ci sono momenti nella vita – dice il sacerdote – che sconvolgono, ma davanti a Gesù l’amicizia e l’amore vanno oltre la morte, perché il Signore la morte l’ha vinta”.

All’omelìa don Donato spiega di aver trovato significative coincidenze tra le letture della messa e le riflessioni ascoltate dal padre di Christian appena prima che il rito avesse inizio.

“Nell’esistenza di ognuno di noi – afferma l’arciprete – accadono cose che ci trovano impreparati, come il più delle volte siamo impreparati di fronte alla morte. Eppure dobbiamo farci trovare sempre pronti, come un atleta che scatta al momento opportuno”.

“Siamo allora sempre vigili su tutto ciò che la vita ci riserva anche in modo inaspettato”, aggiunge don Donato, che poi ricorda l’amore di Christian per la natura e per i viaggi. “Ora lui vive nell’Aldilà – sottolinea – dove anche noi un giorno vedremo Gesù faccia a faccia”.

Alla preghiera dei fedeli un’invocazione è per i familiari del giovane, perché “il Signore doni loro il coraggio di superare il dolore della separazione”.

La lettura della preghiera del Forestale, poi a salutare Christian sono i suoi amici del mondo del canottaggio, i suoi compagni di barca e gli atleti azzurri e olimpici d’Italia. Lo fanno leggendo la preghiera scritta da don Angelo Villa, padre spirituale di tutti i vogatori, “che sicuramente ora troverai lassù”.

Un passaggio della preghiera recita: “Fa’ che le nostre gare, i nostri allenamenti siano offerta che a Te salga per renderci più umani, più giusti, più cristiani. Fa’ che sui campi di regata ognuno di noi sia sempre di esempio per gli altri per lealtà, generosità e onestà”. E più avanti: “Concedi al nostro amico Christian, ai dirigenti e a tutti i vogatori defunti la luce e la pace eterna”.

L’ultimo saluto è delle ragazze e dei ragazzi del canottaggio. “Ti ricorderemo sempre come un esempio – dice una di loro – e ti terremo vicino nei nostri cuori”.

Poi è il papà del giovane scomparso a prendere la parola per ringraziare chi è stato loro vicino in questi giorni di dolore. “Grazie al ministero della Difesa – dice Giambattista Rotta – e alla Scuola forestale Carabinieri di Sabaudia, al prefetto di Lecco, all’arma dei carabinieri, al Coni, alla Federazione italiana canottaggio, alle società sportive, al sindaco di Mandello, a tutta la comunità mandellese e alla parrocchia di San Lorenzo”.

Fuori dalla chiesa mamma Udilla e papà Giambattista baciano la bara. E’ il commiato dal loro Christian.