Marco Riscaldati nel giorno della festa dei carabinieri

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Il discorso tenuto dal comandante provinciale dei carabinieri di Lecco, tenente colonnello Marco Riscaldati al Palataurus per la giornata della 197^ ricorrenza della fondazione dell’arma dei carabinieri.

Saluto e ringrazio tutte le Autorità civili, militari e religiose intervenute e tutti coloro che, con la loro presenza, rinnovano la testimonianza di stima e di affetto verso i Carabinieri, in particolare nei riguardi di quelli del Comando Provinciale di Lecco.
Purtroppo il maltempo ci ha costretto a ripiegare presso questa dimora. Rivolgo ugualmente al Sindaco di Lecco, Dott. Virginio Brivio, il mio ringraziamento per averci comunque concesso l’opportunità di festeggiare l’Arma in Piazza Garibaldi, nel cuore della città.
E’ per me un privilegio celebrare la festa dell’Arma nell’anno del 150° anniversario dell’unità d’Italia. Questo evento speciale mi porta a riflettere come le vie di Lecco che uniscono la sede del Comando Provinciale Carabinieri al luogo ove avremmo dovuto riunirci oggi, Piazza Garibaldi, disegnano un itinerario storico, un viaggio nel passato che a tappe ci conduce verso l’unità d’Italia, esaltando in modo eccezionale, così curioso e singolare, un ideale percorso attraverso strade e luoghi che richiamano avvenimenti e uomini protagonisti della storia a noi più cara, a ricordo imperituro di chi ha contribuito in modo decisivo all’unità degli italiani. Ed in tal senso, anche l’Arma, permettetemi di dirlo, è stata una tra gli artefici di quei cambiamenti, di quell’epopea.

Quell’Arma, nata nell’Italia preunitaria, in quel Piemonte che, dopo il vortice rivoluzionario e la tempesta napoleonica, vide il Sovrano Vittorio Emanuele I rispondere alle esigenze del buon governo e del buon ordine, come allora si definivano l’ordine e la sicurezza pubblica, con la fondazione del Corpo dei Reali Carabinieri, avvenuta il 13 luglio 1814.
Sarebbe stato ancor più suggestivo per me celebrare questa ricorrenza nella piazza dedicata alla figura più fulgida della nostra storia la cui statua, posta alle nostre spalle, è una delle più antiche d’Italia, inaugurata nel 1884, a soli due anni dalla sua morte a dimostrazione dell’affetto e del riguardo che la gente lecchese fin da quei tempi ha tributato a Garibaldi. Mi piace anche sottolineare un’ulteriore e bizzarra coincidenza che evocano le date della sua nascita e della sua morte: 4 luglio (1807) e 2 giugno (1882): il giorno della festa dell’indipendenza americana e della festa della Repubblica Italiana. E’ il paradigma di quei due mondi che gli sono valsi l’appellativo di eroe che lo ha consacrato perennemente alla storia.
E di mondi anche oggi dobbiamo parlare. Di mondi diversi, di cui la società odierna è pervasa, divisa, lacerata, in ragione delle ineludibili migrazioni delle genti, dell’ingresso di culture differenti, del trapianto di conflitti insorti altrove, dello scontro tra diversi codici di comportamento, delle sperequazioni economiche, di tutto ciò che spesso determina la crescita esponenziale di sentimenti di estraneità sociale e di emarginazione.
Oggi non intendo elencare i numeri che esprimono i risultati dei Carabinieri della Provincia di Lecco ottenuti nel corso di quest’ultimo anno.

I numeri non raccontano e non descrivono la reale, concreta e quotidiana attività del Carabiniere. Perché nessuna rilevazione, nessuna statistica, nessuna rendicontazione potrà mai quantificare la diuturna opera di vicinanza, considerazione, disponibilità verso le istanze più disparate della collettività, verso il cittadino disorientato, il genitore preoccupato, l’anziano angustiato dai pensieri e dalle complicazioni della sua vecchiaia e dei suoi disagi, nonché l’attenzione, talvolta estenuante e logorante, verso i conflitti condominiali o di confine, le incomprensioni familiari e generazionali, le ostilità tra adolescenti e, più in genere, la litigiosità di tutti i giorni. I Carabinieri sanno essere confessori, difensori e tutori, rivolti sia a chi è deviato nello spirito sia a chi è vittima offerta all’oppressore, nel terrore e nel soccorso, nel dolore e nel conforto. Sovente l’attività del carabiniere incide sul destino di uomini in situazioni di inferiorità o di sofferenza, vittime o delinquenti, schiavi di deviazioni e vizi. Ebbene, in presenza di tali circostanze, coscienza, sobrietà e discrezione non sono meno importanti di perizia, abilità e competenza. E questo impegno spesso trova la sua unica, silenziosa gratificazione nell’apprezzamento e nell’affetto della gente.

Nel coniugare semplicità e professionalità i Carabinieri, assieme alle altre Forze di Polizia, affrontano le esigenze sempre più disparate di una società sempre più complessa in cui, tuttavia, deve prendere corpo il moderno concetto di sicurezza pubblica che passa attraverso quello di Polizia di prossimità evolutosi ormai in quello di Polizia della Comunità. Ciò sta a significare che oggi tutti devono sentirsi protagonisti e coinvolti, nel proprio ambito di responsabilità, secondo le proprie competenze, specificità e possibilità. Non solo le Istituzioni a ciò preposte e le Forze di Polizia, ma anche gli enti locali, la scuola, l’associazionismo, il volontariato, la famiglia, ogni singolo cittadino. Insomma, ogni presidio sociale deve ergersi a sentinella per poi coagularsi, catalizzando su di sé forme di prevenzione dell’illegalità attraverso corrispondenti strumenti di controllo sociale volti a rimuovere a monte i fattori di conflitto, di disagio, di malessere e di squilibrio che rappresentano il terreno fertile ove nascono e germogliano, si nascondono e poi esplodono i fenomeni di devianza e di criminalità. La percezione della sicurezza e la sensazione di sentirsi solo, estraneo contro tutti, avvertita dal cittadino nei suoi momenti di difficoltà, sono le condizioni e le situazioni su cui bisogna concentrare ogni sforzo in un quadro di coesione sociale che talvolta va in fibrillazione dinanzi ad effimeri e sbrigativi allarmismi invece di restare compatto. E’una sfida, è un’asticella che dobbiamo superare e tanto sarà facile farlo quanto più bassa riusciremo tutti insieme a collocarla.

Voglio quindi ringraziare il Presidente della Provincia, Dott. Daniele Nava, gli assessori e tutti gli organi del suo staff che, in quest’ottica di collaborazione, lavorano in sinergia con i Comandi dell’Arma presenti sul territorio.
Ringrazio altresì i 90 Sindaci della provincia che dal giorno del mio insediamento ho pressoché tutti incontrato recandomi presso le loro case municipali, compiendo un viaggio entusiasmante  attraverso la provincia che mi ha permesso di scoprire realtà differenti ed affascinanti. Tutti loro mi hanno accolto con grande cordialità esprimendo considerazione e stima verso l’Arma, nonché la volontà e la disponibilità ad operare in sintonia ed in comunione d’intenti per affrontare le problematiche e le criticità del territorio che insieme viviamo con la medesima intensità e sensibilità.
Lo Stato, specialmente negli ultimi anni ha ricercato sempre sistemi innovativi, soprattutto di prevenzione, in grado di razionalizzare le risorse, ottimizzare le metodiche operative e, contemporaneamente, rendere partecipi di questi progetti tutti quegli attori a cui testé ho accennato. I Patti per la Sicurezza sono un esempio emblematico. Un moderno strumento di intervento sul territorio, da attuarsi mediante moduli operativi integrati e che vede in prima fila, assieme alle Forze di Polizia, soprattutto gli enti locali.
In tal senso non posso sottrarmi dal citare l’azione propulsiva del Signor Prefetto, Dott. Marco Valentini, che con la sua indiscussa competenza in materia e grazie ad un’intensa ed appassionata opera di coinvolgimento di ogni realtà istituzionale e non della provincia, ha promosso, sollecitato e sviluppato in prima persona queste tematiche. Il suo impegno si è tradotto nel raggiungimento dell’importante traguardo della sottoscrizione del Patto per la Sicurezza con la Regione Lombardia, la Provincia, il Comune di Lecco ed i 5 Comuni con oltre 10 mila abitanti, avvenuta lo scorso aprile in questa città alla presenza del Ministro dell’Interno Roberto Maroni, Patto che si affianca a quello riguardante l’area omogenea del lago di Como, sottoscritto lo scorso giugno. A Lei, Eccellenza, il mio ringraziamento per la sua opera di guida e coordinamento.
Voglio ringraziare poi il Sig. Questore di Lecco, Dott. Fabrizio Bocci ed il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, Sig. Col. Luigi Bettini, per il clima di cordialità e di amicizia in cui condividiamo scopi ed intenti comuni nell’ambito di una collaborazione sentita ed efficace.
Desidero altresì esprimere la mia gratitudine all’Autorità Giudiziaria, in particolare al Procuratore della Repubblica, Dott. Tommaso Buonanno, che con equilibrio, saggezza e lungimiranza orienta l’azione della Polizia Giudiziaria.
Nel dinamismo e nel turbinìo degli avvenimenti, l’Arma ha saputo preservare il valore della fedeltà ad ogni  genere di Istituzione che ha caratterizzato la storia italiana, guardando sempre al futuro, verso il suo ormai imminente bicentenario, in aderenza all’evoluzione della società ma attenta alle sue tradizioni che custodisce con orgoglio e sempre vive a duraturo ricordo del sacrificio dei suoi caduti.
Carabinieri del Comando Provinciale di Lecco !
A voi il mio ringraziamento per l’impegno e la dedizione che ponete in ogni momento della giornata per cercare di soddisfare i crescenti bisogni della collettività, pur nelle numerose difficoltà e nella consapevolezza che ogni evento che ferisce il cittadino ed il territorio è qualcosa che ci trafigge e scuote la nostra sensibilità.

Ecco perché vi dico: rammentate che oggi ci saremmo riuniti invano se non sapessimo trarre dalla nostra storia e dal ricordo dei tanti episodi di eroismo e di abnegazione, un ammaestramento e la forza di migliorarci continuamente. L’etica professionale che deve contraddistinguerci, non può rifuggire dal pensiero verso chi, ultimo di una fitta schiera, ha lasciato sul campo del dovere la sua vita, in Patria o, come soldato di pace, in terra straniera: da Scapaccino al Podgora, da Culquaber al fronte russo, da Salvo d’Acquisto ai 12 Carabinieri martiri delle Fosse Ardeatine, dai caduti nella lotta al terrorismo e contro le mafie a Nassirya ed a tutti coloro che la storia e le cronache faticano a ricordare ma che hanno lasciato una moglie senza un marito, dei bambini senza un padre e dei genitori senza un figlio, non ultimo il Ten. Col. Cristiano Congiu ucciso pochi giorni orsono in Afghanistan.
Il nostro pensiero è perennemente rivolto a loro !
Assurga questa giornata a simbolo di un impegno riaffermato a dirigere ogni nostra energia alla tutela di ciascun cittadino ed al bene della Nazione, non come manifestazione d’orgoglio, ma come promessa di leale ed incondizionata cooperazione con tutte le Istituzioni che si riconoscono nello stesso fine.
Rivolgo un caro ed affettuoso saluto agli amici dell’Associazione Nazionale Carabinieri, sempre al nostro fianco, di cui conosco il dinamismo nella provincia che si concretizza in preziose opere di volontariato, su tutte la partecipazione al sistema di protezione civile con un Nucleo che qui oggi vediamo in parte schierato.
Concludo citando il passo finale di una poesia che recentemente ho ritrovato tra le mie carte e che talvolta mi è di monito rievocandomi il dovere di rifuggire dal palcoscenico della ribalta e dal miraggio di ambizioni di carriera, bensì di ricercare continuamente il significato più autentico e più etico della nostra missione:

“…nella vita quotidiana e nei luoghi di lavoro,
se agiamo nel giusto e con morale ma anelando ricompense e gloria,
riflettiamo su quel fante che, al grido di vittoria,
è morto sconosciuto senza medaglia d’oro”

Viva L’Arma dei Carabinieri
Viva l’Italia”