Mazzoleni, l’evento per ricordarlo. Lorenzo rivive nei cuori dei lecchesi

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serata ricordo lorenzo mazzoleni

 

LECCO- Sono passati vent’anni, dalla tragica scomparsa sul K2, ma il ricordo di Lorenzo Mazzoleni, promessa dell’alpinismo lecchese, resta vivo nei cuori, non solo di chi, l’ha conosciuto, ma anche di chi, con lo stesso amore per la montagna, lo vede come un esempio.

Una serata all’insegna del memoria, ma contraddistinta anche dall’allegria e la solidarietà, quella che si è svolta, giovedì 26 maggio, presso il Cenacolo Francescano, organizzata dalle due Onlus che portano il suo nome e il CAI Lecco.

“Lorenzo è quel tipo di persona che si definisce Aleghér!”, così lo ricordano tutti gli amici, caratterizzato dalla contentezza, sempre pronto a fare festa, ma serio e professionale quando andava sulle sue montagne. “Un ragazzo, ma anche un’alpinista di grande livello” dice Anna Masciadri, conduttrice, con Marco Magistretti, della serata.

Lorenzo, nato a Lecco, si era avvicinato alla montagna tramite i corsi del CAI, a 14 anni raggiunse il Gran Paradiso, a soli 18 era già un maglione rosso dei Ragni della Grignetta, in un’escalation di spedizioni, arrivò a toccare la cima dell’Everest nel 1992, sognando di conquistare, quelle che in gergo, si definiscono, “seven summits”, le cime più altre per ciascun continente. Ma nel ’96, il 29 luglio, dopo aver raggiunto la cima del K2, lungo la discesa “se ne va per sempre”, ad appena 29 anni.

 

antonio rossi
Il campione olimpico Antonio Rossi e il presentatore della serata Marco Magistretti

 

Fra i tanti che hanno voluto far conoscere Lorenzo, nella serata di ieri sera, c’era il campione olimpico Antonio Rossi, che a pochi giorni di distanza dalla morte dell’amico, tornava a Lecco trionfante da Atlanta;  “siamo cresciuti insieme, proprio qui all’oratorio dei Francescani, poi io sono partito per la Guardia di Finanza e lui è andato in alto, ma quando tornavo a casa erano grandi abbracci e grandi sorrisi. Ho sentito tantissimo la sua scomparsa, quasi un senso di colpa per la mia vittoria, di fronte alla sua morte”.

 

L'alpinista Simone Moro
L’alpinista Simone Moro

 

Nel 1992, sull’Everest, l’incontro con Simone Moro, oggi uno degli alpinisti più forti al mondo;  “Quando ci siamo conosciuti io ero decisamente una spina, infatti mi chiamavano “il bòcia”, non avevo esperienza, ero forte in arrampicata sportiva, ma non  serviva a niente sull’Everest, ed è giusto che non sia arrivato in cima, perché da lì ho imparato tanto. Con Lorenzo è nata da subito un’amicizia, breve, ma vera,  era pieno di vita e ben voluto da tutti… Nel 96 è stata una legnata, ma reagisco alla morte con la vita, è l’unica cosa certa che dovremo affrontare, così  cerco di prendere ogni secondo della mia vira come un regalo, ogni secondo ha un significato, ogni morte ha un significato, l’unico effetto che non concedo alla morte è di ammazzare anche me, ho continuato a preparare la spedizione e mi sono fatto carico di quello che faceva Lorenzo.   Mi aveva parlalo delle “seven  summits”, sono certo che poteva essere il primo dopo Messner a completare l’impresa…”.

 

Presidente del CAI Lecco, nel '96, e istruttore di Lorenzo, Peppino Ciresa
Presidente del CAI Lecco, nel ’96, e istruttore di Lorenzo, Peppino Ciresa

 

Peppino Ciresa, invece ha accompagnato da istruttore i primi passi di Lorenzo, l’allora presidente CAI Lecco, ricorda quella settimana dell’agosto ’96, “una settimana che non crederesti di poter vivere…”,  la gioia di sentire Lorenzo esclamare “è meraviglioso” dalla cima del K2, aveva lasciato subito il posto alla tragedia della sua scomparsa, per mischiarsi di nuovo con la felicità della medaglia di Antonio Rossi.

Mariassunta Lenotti, presidentessa de' "gli amici di Lorenzo"
Mariassunta Lenotti, presidentessa de’ “gli amici di Lorenzo”

La voglia di vivere del giovane alpinista lecchese, ha fatto scattare la scintilla per la nascita di due associazioni, promotrici della serata, presenti da anni, rispettivamente, in Pakistan e Nepal; Mariassunta Lenotti, de’ “gli amici di Lorenzo”, e medico durante due spedizioni con lui, porta avanti il progetto di un ambulatorio a suo nome ad Askòle, presso l’ultima popolazione che vive ai piedi del K2.  

presidente di "Namestè"
Giuseppe Camorani, presidente di “Namestè”

Giuseppe Camorani, presidente di “Namastè”, invece, opera in Nepal, in una scuola cresciuta negli anni fino a diventare punto di riferimento per oltre 400 ragazzi.

Gli ultimi interventi sono quelli di Alberto Pirovano, presidente CAI Lecco e di  Vincenzo Torti presidente nazionale, alla sua prima uscita ufficiale con questa carica, “Non posso dire di non conoscere Lorenzo dopo una serata come questa, non è solo nei cuori dei familiari, se a distanza di tanti anni ha lasciato un grande segno significa davvero che la montagna è una scuola di vita. Sono molti anni che mi occupo di Club Alpino Italiano, ma mai avevo visto il nostro stemma in mani migliori di quelle di Lorenzo…  Ci sono tantissimi modi di amare la montagna, grazie a voi il segno di questo ragazzo ha avuto un risvolto concreto, che ha solo un commento, con le parole di Lorenzo dalla cima del K2: è meraviglioso!”.

 

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Alberto Pirovano, presidente del CAI Lecco e Vincenzo Torti, presidente nazionale

 

“La montagna sognata – ha scritto Mario Rigoni Stern – la più grande e la più bella di tutte le montagne ti ha voluto per sé. Resterai lì, per sempre, giovane per sempre, finché durerà questo nostro pianeta”.