Migranti, dopo l’accoglienza il futuro resta un’incognita

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Gli esiti delle richieste di asilo elaborate dal Viminale a ottobre 2016

 

LECCO – Nel 2016 sono state analizzate 76.448 richieste d’asilo provenienti dai centri di accoglienza di tutta Italia, solo il 5% (3.952) sono state approvate. Altre 25.747 persone hanno ricevuto altra forma di protezione, mentre 46.612 richieste, circa 61% sono state rigettate.

I dati, forniti dal Viminale, sono stati diffusi venerdì dall’assessorato all’Immigrazione di Regione Lombardia e dipingono un quadro su scala nazionale che pone un problema sostanziale anche a livello locale, il futuro dei migranti a quali non viene riconosciuto lo status di rifugiato, che escono dai centri di accoglienza e restano senza permessi né forme di sostentamento, lasciati a loro stessi mentre la macchina dei rimpatri sembra al momento non funzionare adeguatamente.

 

L'assessore Riccardo Mariani
L’assessore Riccardo Mariani

Non abbondano spazi nemmeno per chi il permesso riesce ottenerlo e dovrebbe essere inserito nei sistemi di protezione (Sprar).

Una situazione che preoccupa anche il lecchese tanto che in questi giorni l’assessore comunale di Lecco Riccardo Mariani ha incontrato proprio su questo tema il Comitato Noi Tutti Migranti e in settimana è previsto un incontro anche con la Comunità Montana, firmataria del bando per l’accoglienza diffusa insieme ai sindaci e alla Provincia.

“Il problema esiste- ci spiega Mariani – soprattutto per chi esce dal percorso di protezione dovrebbe essere rimpatriato. Serve un intervento del Governo che potrebbe riconoscere loro un permesso umanitario altrimenti queste persone si ritroveranno in balia degli eventi e costretti ad affrontare l’inverno al freddo e il problema verrà scaricato ancora una volta sulle comunità locali”.

La provincia di Lecco ospita più di mille migranti che, attraverso il piano di accoglienza diffusa, verranno distribuiti in piccoli numeri in più Comuni per evitare grandi concentrazioni di richiedenti asilo in un unico centro. Nell’attesa della risposta da parte del Viminale sulla loro pratica, saranno accolti in strutture gestite da enti e cooperative sociali. Per molti di loro, però, il futuro resta un’incognita.

“Il vero problema non sarà per chi si vedrà riconosciuto il diritto di asilo – rassicura Mariani – Il Comune di Lecco mette a disposizione 15 posti per gli Sprar e 25 la Comunità Montana ed ora stiamo colloquiando con i Comuni per aumentarli, è un lavoro che richiederà tempo, i contatti sono in corso e alcuni Comuni stanno già aderendo”.

 

Guerrino Donegà
Guerrino Donegà

Il problema riguarda gli altri, la parte numericamente più importante dei migranti oggi accolti, a giudicare dai dati nazionali. “In passato situazioni analoghe erano state risolte con permessi umanitari che consentissero di superare le frontiere e trovare opportunità in più in altri Paesi europei, oggi però la situazione in Europa rende più difficoltoso giungere ad una soluzione di questo tipo – spiega Guerrino Donegà del Comitato Noi Tutti Migranti – Le persone a cui viene rigettato anche l’ultimo ricorso – due quelli a cui i richiedenti asilo possono ricorrere alla bocciatura della loro domanda – si ritrovano sul territorio e non tornano nel loro Paese perché sono alla ricerca di una situazione migliore di quella lasciata. Il sistema dei rimpatri oggi non funziona e non va bene neppure riportare questa gente in paesi dove non sono garantite le libertà minime”.

Così, dopo essere stati accolti e inseriti in percorsi di integrazione, molti di loro  tornano a vivere la un’odissea, accampati in città cercando riparo dal freddo dell’inverno come i pachistani sgomberati giovedì dall’area del mercato di Lecco, mentre i più fortunati hanno trovato un posto al rifugio notturno della Caritas che, con i suoi 25 posti, può solo ‘tamponare’ l’emergenza.

“Serve un provvedimento governativo che dia strumenti legali, consentendo agli enti preposti di agire a tutela di queste persone – prosegue Donegà – nel frattempo a livello locale la comunità deve già confrontarsi il problema di queste persone che oggi vivono all’esterno e che non hanno un sostegno economico se non la carità dei passanti”.