Quando al Mc Kinley Alippi diede i suoi scarponi a Jack Canali

Tempo di lettura: 3 minuti
La spedizione "Città di Lecco" al campo base del Mc Kinley. E' il 1961.
La spedizione “Città di Lecco” al campo base del Mc Kinley. E’ il 1961.

 

LECCO – La montagna l’ha sempre avuta nel sangue, così come fin da giovanissimo fu attratto dal maglione rosso dei Ragni della Grignetta, che poi avrebbe indossato con giustificato orgoglio.

Dei sei alpinisti che nell’estate 1961 affrontarono l’avventura in Alaska e conquistarono con la spedizione “Città di Lecco” la Sud del Mc Kinley, con i suoi 6.200 metri la montagna più alta del Nord America, Gigi Alippi era il più giovane. Aveva infatti soltanto 25 anni, compiuti tra l’altro poche settimane prima della partenza.

“Fu Carlo Mauri – ci raccontò un giorno il Gigi – a concepire quella spedizione e a volermi tra gli alpinisti che vi avrebbero preso parte. Era l’inizio di gennaio del ’61 e il “Bigio” mi incontrò ai Resinelli. Io, allora, appartenevo al Cai Grigne di Mandello e lui mi esortò a iscrivermi al Cai Lecco perché quella era l’unica strada che avrebbe potuto portarmi verso il Mc Kinley. Inutile dire che davanti a quella prospettiva accettai il suo invito e il gioco fu fatto. Così in giugno partimmo per l’Alaska”.

Il racconto di quei giorni da parte di Gigi Alippi aveva il sapore di un’odissea. “Lasciammo l’Italia – ci raccontò – senza sapere granché delle difficoltà che avremmo incontrato. Qualche preziosa informazione riuscimmo ad averla dal dottor Bradford Washburn, direttore del Museo della Scienza di Boston. Nessuno di noi, poi, parlava l’inglese, ma ad Anchorage incontrammo parecchi italiani che vivevano in Alaska da anni e che, in verità, l’italiano l’avevano già quasi dimenticato”.

Gigi Alippi sul Mc Kinley.
Gigi Alippi sul Mc Kinley.

Dell’ascensione lungo il versante sud del Mc Kinley Gigi Alippi ci ricordò più di un episodio significativo. “Dalla vetta ci dividevano non più di due ore di arrampicata – raccontò – Il tempo era bello e io, dalla gioia, mi ero messo a cantare. Beato te che hai ancora fiato in corpo per cantare, mi disse Cassin. Mai più avrei immaginato che dopo appena mezz’ora sarei entrato in crisi al punto da volermi fermare. Fu lo stesso Cassin a esortarmi a continuare…”.

Durante la vittoriosa spedizione del ’61, però, Gigi Alippi si segnalò per un episodio che lo vide protagonista, per un gesto che venne in seguito definito eroico e che gli valse, qualche anno dopo, l’attribuzione di un prestigioso riconoscimento da parte di una rivista specializzata.

Fu lo stesso Alippi a descriverci quell’episodio. “Durante la discesa – ci disse senza riuscire a nascondere la commozione – per Canali furono evidenti i sintomi di un congelamento. Arrivammo sfiniti al terzo campo. Là Jack si tolse gli scarponi e i piedi gli si gonfiarono al punto che gli fu poi impossibile rimetterseli. Decisi allora di cedergli i miei. Io avrei continuato con i soli calzettoni fino al secondo campo, dove sapevo di avere un altro paio di scarponi”.

Quel gesto di altruismo avrebbe potuto costare caro al Gigi, che in effetti in un passaggio particolarmente ripido scivolò, fortunatamente senza gravi conseguenze.

“Fu l’amicizia che mi legava a Jack a spingermi a cedergli i miei scarponi “, mi disse Alippi, che subito aggiunse: “Sai, è in momenti come quelli che emergono i sentimenti che legano due persone. E quello che ho fatto allora lo rifarei oggi”.