Rette asili. “Meno contributi e meno bimbi, aumento inevitabile”

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rette_asiliMANDELLO – La modifica introdotta rispetto alle rette in vigore lo scorso anno è dovuta alla riduzione sia dei contributi statali nei confronti delle scuole paritarie sia di quelli regionali regionali (peraltro confermati per il 2016 come l’anno  precedente), oltre che al minor numero di bambini.

Vi erano anche le rette di frequenza delle scuole dell’infanzia per il prossimo anno scolastico tra gli argomenti oggetto di una delle cinque interrogazioni discusse nella seduta di consiglio comunale di giovedì 28 aprile.

A contestare l’aumento delle rette degli asili era stata Michela Maggi. Il consigliere di “Casa Comune”, premesso che “una buona Amministrazione deve sostenere i servizi del proprio territorio” e che il Comune “avrebbe dovuto farsi carico dei maggiori oneri evitando di gravare sulle famiglie”, chiedeva le ragioni degli aumenti e le motivazioni che hanno indotto a introdurre per i residenti una quinta fascia Isee oltre i 35.000 euro, con una retta mensile di 215 euro.

“Questa retta risulta pari a quella dei non residenti che non pagano le tasse a Mandello”, osservava la Maggi, la quale chiedeva altresì perché non fosse stato previsto un aumento della retta appunto per i non residenti.

Il sindaco, Riccardo Fasoli, ha spiegato che “nel ridefinire le rette è stata presa in considerazione la riduzione dei contributi statali alle scuole paritarie”. “Il governo – ha detto – ha peraltro inserito nella legge cosiddetta della “Buona scuola” la possibilità  di porre in detrazione le spese per la scuola materna per un massimo di 400 euro per alunno, che equivale a un risparmio netto per le  famiglie di circa 80 euro a figlio”.

Michela Maggi
Michela Maggi

“Nonostante l’aumento – ha specificato il primo cittadino – la detrazione consente quindi di non appesantire le famiglie e al tempo stesso di mantenere l’offerta formativa delle nostre scuole dell’infanzia, rispettando il principio di sussidiarietà  verticale tra Stato, Regione, comuni e famiglie”.

Per quanto concerne l’importo di 35.000 euro di indicatore della situazione economica equivalente, Fasoli ha spiegato che la stessa rappresenta una fascia di popolazione che riguarda, a titolo esemplificativo, una famiglia di 3 componenti con un solo figlio a carico, entrambi i genitori occupati e con un reddito lordo superiore ai 55.000 euro, abitazione di proprietà (senza mutuo), seconda piccola abitazione o box non di pertinenza e 40.000 euro di proprietà mobiliari (depositi bancari)”.

“Crediamo sia giusto che secondo il principio di redistribuzione del reddito – ha sottolineato il sindaco – le famiglie che rientrano in questa fascia non ricevano contributi diretti dal Comune che, peraltro, sostiene  le  scuole dell’infanzia anche con contributi per il funzionamento generale degli istituti, e riteniamo sia corretto che queste stesse famiglie ricevano un trattamento analogo a quello dei non residenti, per i quali non vi è alcun contributo diretto”.

Quindi un’ultima considerazione: “La problematica maggiore sorta tra le famiglie è stata la necessità di predisporre la dichiarazione Isee. Un impegno burocratico che è doveroso e rispettoso per tutti gli altri contribuenti. Del resto la necessità di un aiuto nel pagamento dei servizi a domanda individuale deve sempre essere certificata da una reale necessità”.

Nel suo intervento conclusivo Michela Maggi ha sollecitato sindaco e giunta a prevedere nel prossimo piano di diritto allo studio un aumento degli stanziamenti a favore delle scuole dell’infanzia.