Rifkin chiude il Varenna Fisica Festival con un monito sull’energia

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Come dare il via a una Terza Rivoluzione Industriale, in grado di risollevare il pianeta dalla crisi attraverso un modello energetico che sia sostenibile e responsabile. Questo il tema della serata conclusiva del Varenna Fisica Festival che si è tenuta sabato 1 ottobre al Teatro della Società con la partecipazione straordinaria dell’economista Jeremy Rifkin, in collegamento video dagli Stati Uniti.

Organizzato in collaborazione con l’Api di Lecco, l’evento ha visto in sala un pubblico numeroso e la presenza sul palco del Sociale di Arturo Varvelli (ricercatore dell’Ispi di Milano), Giulio Sapelli (docente di Storia Economica all’Università Statale di Milano) e di Irene Tinagli (moderatrice della tavola rotonda e docente di Economia della Imprese presso l’Università Carlos III di Madrid). Non presente all’appuntamento il Nobel Carlo Rubbia, uno tra i più attesi ospiti dell’intero Festival, rimasto in Cina per motivi di lavoro.

La serata, dal titolo Appuntamento al buio. Energia per il mondo di domani, ha avuto inizio in modo insolito, proponendo ai presenti in sala una metafora sulla crisi e su come uscire da questo momento difficile per il mondo intero. Rimasti per qualche istante al buio, gli spettatori hanno infine capito di dover utilizzare delle piccole torce a carica manuale, precedentemente distribuite dagli organizzatori, e tutti insieme, con una minima fatica, hanno illuminato la sala.

A rendere questo concetto protagonista indiscusso della tavola rotonda è stato proprio Rifkin, il quale ha sin da subito esposto la sua teoria sulla Terza Rivoluzione Industriale. «Stiamo vivendo un momento complesso – spiega – che è il risultato di alcune scelte sbagliate. Tutta la nostra economia si basa attualmente sui combustibili fossili: qualsiasi cosa, dalle fibre sintetiche alla luce passando per i mezzi di trasporto, viene realizzata e resa possibile attraverso l’utilizzo di petrolio, carbone e gas. Conseguenze dirette di questa politica economica sono i ben noti danni all’ambiente, dall’inquinamento al surriscaldamento del pianeta, senza tralasciare il fatto che perseverare in questa direzione potrebbe portare all’estinzione di numerose specie presenti sulla terra».

Ma cosa possiamo fare, quindi, per fermare questo processo?

«Abbiamo bisogno – risponde l’economista – di un piano nuovo, urgente, pragmatico e che al massimo in due generazioni possa cambiare drasticamente questa situazione».

Entrando nel vivo, Rifkin ha quindi illustrato ai presenti quelli che sono definiti i cinque pilastri del Piano di Sviluppo Energetico dell’Unione Europea, sottoscritto dallo stesso studioso. «Ritengo che l’Europa – continua – possa farsi promotrice di una nuova e benefica Rivoluzione Industriale e che per farlo siano necessarie cinque azioni precise. Innanzitutto è bene porsi una scadenza: entro il 2020 l’Europa deve riuscire a produrre il 20% della propria energia da fonti rinnovabili. È una grossa sfida, di cui non possiamo, però, fare a meno. In secondo luogo bisogna riconvertire gli edifici, rendendoli in grado di raccogliere energia intorno a loro, dal sole al vento alla geotermia, così da dare vita a vere e proprie centrali di produzione energetica sostenibili. Il terzo punto fondamentale riguarda lo stoccaggio: il sole non splende sempre così come il vento non soffia in qualsiasi momento. Ecco perché c’è bisogno di conservare l’energia, di stoccarla, e per farlo possiamo utilizzare l’idrogeno. A questo punto diventa indispensabile – prosegue – creare una rete di milioni di persone, ognuna delle quali produce la propria “energia verde”, la immagazzina con il l’idrogeno, usa quella che serve e condivide con le altre le eccedenze. L’idea è quella di dare vita a una struttura simile a Internet, con alcuni nodi di riferimento collegati tra loro. Rimane il quinto e ultimo pilastro: i mezzi di trasporto e la logistica. In questo caso i veicoli elettrici sono un modo per risolvere molti problemi».

Questo, in sintesi, il pensiero di Rifkin, al quale spesso ha controbattuto Sapelli, definitosi meno idealista e più pragmatico rispetto al grande economista. «Un simile modello – afferma – deve però fare i conti con chi detiene il potere, spesso poco incline ai cambiamenti. Modificare il modo di esercitare il potere è più difficile e credo che al momento siamo ancora molto lontani dal piano di Rifkin, soprattutto se si considera che le energie rinnovabili rappresentano solo l’1 % della produzione energetica mondiale».

L’attenzione si è infine spostata sulle rivoluzioni nel nord Africa e sui Paesi mediorientali, principali produttori e distributori di petrolio. «In realtà – spiega Varvelli – alcuni di questi Paesi stanno iniziando a guardare con interesse alle fonti di energia rinnovabili. Se, infatti, noi siamo vincolati a loro per l’acquisto, d’altro canto è altrettanto vero come loro lo siano a noi per la vendita. Questo li rende interessati e attenti ai cambiamenti, tanto che alcuni di loro stanno iniziando a occuparsi anche di energie rinnovabili».

La serata, che ha chiuso la prima edizione del Varenna Fisica Festival, ha visto in conclusione sul palco Rossella Sirtori, anima e cuore dell’iniziativa, insieme ai sindaci di Lecco, Virginio Brivio, Merate, Andrea Robbiani, Mandello, Riccardo Mariani e Varenna, Carlo Molteni.

“Forse – ha anticipato la Sirtori – è bene prendere in considerazione quale argomento principale della prossima edizione il tema dell’energia”. Quindi ha ringraziato tutti i protagonisti che hanno permesso di dare vita a questa grande kermesse dedicata alla fisica, congedandosi con un “non pensate che sia finita qui. Da domani ci rimetteremo al lavoro per organizzare la seconda edizione”.