Riforma pensioni: il no del sindacato della Polizia lecchese

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LECCO – Parole dure, anzi durissime, sono state espresse in un comunicato stampa, dal sindacato di Polizia Coisp Lecco, in merito alla proposta di riforma pensionistica  per il Comparto Sicurezza e Difesa, presentata nell’incontro di lunedì tra i tecnici dei Ministero del Lavoro  e le parti sociali. La bozza (versione integrale qui) prevede l’innalzamento del requisito anagrafico per la pensione di anzianità, che salirà fino a 66 anni e sette mesi nel 2018 (con almeno 20 anni di contributi), e il pensionamento anticipato previsto ad una maturità contributiva di 42 anni e 3 mesi, a partire dal 1 gennaio 2013.

La proposta non è stata accettata certo di buon grado dal sindacato di polizia, per il quale “il governo Monti ha confermato il suo voltafaccia sul tema delle pensioni, consegnando una bozza che smantella ogni tutela previdenziale della specificità del Comparto”.  La promessa degli operatori del settore è di una mobilitazione tempestiva per contestare il progetto di riforma.

Anche il Coisp  di Lecco si è unito al coro di critiche verso l’esecutivo, attraverso le parole del segretario provinciale Gaspare Liuzza: “Ridateci un esecutivo politico con cui confrontarci! Ridateci un governo composto da politici che dovranno render conto del proprio operato quando, speriamo presto si andrà a votare. A queste condizioni, saremmo stati capaci di governare anche noi tagliando fondi ai ministeri, aumentando la pressione fiscale diretta ed indiretta, aggiungendo altre tasse, innalzando l’età pensionabile senza una seria concertazione con le parti sociali.

“Altro che lotta alla criminalità organizzata – continua il segretario Liuzza – questo Governo tecnico, così facendo, garantirà alla comunità solo un esercito di vecchi che potrà al massimo accompagnare gli anziani ad attraversare le strade. La sicurezza non può essere considerata un costo, ma è un investimento per garantire sicurezza e legalità. Può darsi che questo governo dia la sensazioneall’estero di voler mantenere gli impegni presi, ma di certo nel Paese e, in particolare, tra gli operatori del Comparto Sicurezza comincia ad esserci la consapevolezza che la politica economica del Governo Monti somiglia sempre di più ad un’operazione di macelleria sociale che ad un’operazione di alta chirurgia finanziaria, in quanto non si tiene conto del fatto che l’equità sociale in politica economica deve rappresentare il minimo comune denominatore che deve legare tutte le misure di risanamento del Bilancio dello Stato.”

Fortissimo anche il dissapore nei confronti del neo ministro dell’interno Annamaria Cancellieri e del sottosegretario Carlo De Stefano, per i quali il sindacato ne ha chiesto le dimissioni: ” Se di fronte alla volontà di procedere con vergognosa rigidità e senza alcun confronto politico, seppur promesso, con i Sindacati dei poliziotti, a regolamentare in maniera assolutamente penalizzante l’accesso al sistema pensionistico degli uomini e delle donne in divisa – si legge nel comunicato – ciò vuole significare che i predetti sono convinti, a torto, che uomini donne ultrasessantenni possano adeguatamente adempiere ai compiti di tutela della Sicurezza del Paese e di tutti i cittadini. E allora è meglio che entrambi tornino a  godersi quella pensione che per noi poliziotti, e per tutti gli altri lavoratori italiani, sarà una chimera“.