Sindacati e associazioni contro l’ordinanza anti-migranti dei sindaci

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Wolfango Pirelli - segretario CGIL Lecco
Wolfango Pirelli  – Segretario provinciale Cgil Lecco

LECCO – Le associazioni di tutela dei migranti e organizzazioni sindacali hanno inviato una lettera ai prefetti di Milano, Brescia, Bergamo, Lecco e Varese chiedendo un intervento sulle ordinanze che sono state adottate da molti sindaci della Lombardia in materia di accoglienza dei richiedenti asilo, tra questi anche il comune di Oggiono nel lecchese.

“Le ordinanze – scrive la Cgil di Lecco – impongono a privati e associazioni, senza alcuna ragionevole motivazione, oneri di comunicazioni ai Comuni che violano la libertà contrattuale dei privati (andrebbe addirittura comunicata la mera intenzione di stipulare un contratto di locazione) e che riguardano dati e informazioni che sono tutti già a disposizione del Comune stesso o della Prefettura, violando così il principio di diritto (e di buon senso) secondo il quale l’amministrazione non può aggravare la posizione del privato con la richiesta di dati e documenti di cui può disporre semplicemente acquisendoli da altri organi dell’amministrazione”.

“Inoltre – prosegue il sindacato – è addirittura richiesta una relazione quindicinale sulle condizioni sanitarie degli ospiti, in violazione di elementari principi di tutela della privacy. È di tutta evidenza che tali ordinanze non perseguono alcuna finalità di pubblico interesse ma hanno solo lo scopo di scoraggiare la cittadinanza dalla adesione ai piani di accoglienza, piegando cosi l’attività amministrativa a finalità politiche di parte”.

Le associazioni firmatarie – che tramite ASGI hanno anche presentato reclamo al garante della privacy – chiedono quindi ai Prefetti di esercitare il potere, ad essi riconosciuto dalla legge, di annullare tali ordinanze “al fine di ripristinare la legalità e favorire un clima di cooperazione tra le istituzioni e tra queste e le forze sociali che consenta di fare fronte all’importante esigenza di accogliere in modo diffuso e senza squilibri territoriali quanti hanno diritto di proporre domande di protezione internazionale”.